+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 19,31-37
Uno dei soldati gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
a) Chiave di lettura – contenuto e divisione:
Il brano del vangelo inizia con la menzione della Pasqua, dei «giudei» e con una richiesta a Pilato (19,31). Tale episodio ha per l’evangelista un’importanza straordinaria. Il cuore del brano evangelico è la trafittura del costato, da cui sgorgano sangue e acqua. Da notare nel racconto il cumulo dei simboli: il sangue che raffigura la morte, simbolo dell’amore fino all’estremo; l’acqua, da cui deriva la vita, è simbolo dell’amore dimostrato e comunicato. Nel contesto della Pasqua tali simboli indicano il sangue dell’Agnello che vince la morte e l’acqua la fonte che purifica. La carica simbolica del racconto vuole evidenziare che quest’amore (sangue) salva dando la vita definitiva (acqua-Spirito). Quanto l’evangelista ha visto, è il fondamento della fede. Il racconto è così articolato. Innanzitutto l’obbligo del riposo festivo del giorno dopo la pasqua provoca la richiesta fatta a Pilato che i corpi vengano tolti (19,31); segue la scena che si svolge sulla croce, in cui un soldato trafigge il costato di Gesù (19,32-34); infine la testimonianza dell’evangelista, basata sulla Legge e sui profeti (19,35-37).
b) Il riposo festivo e la richiesta a Pilato (19,31-33):
I dirigenti giudei, in forza della purezza legale richiesta dalla Pasqua ormai imminente e preoccupati che l’esecuzione della morte di Gesù potesse profanare il giorno del sabato o la stessa festa di Pasqua, «chiesero a Pilato affinché facesse spezzare loro le gambe e li facesse togliere». Essi non pensano minimamente che la loro Pasqua è stata sostituita da quella di Gesù. Significativa è la menzione dei corpi. Non solo, quello di Gesù ma anche di quelli crocifissi con lui. Come ad esprimere la solidarietà di Gesù verso quelli che sono crocifissi con lui e verso ogni uomo.
Il corpo di Gesù sulla croce che lo rende solidale con tutti gli uomini, è per l’evangelista il santuario di Dio (2,21). I corpi dei crocifissi non potevano restare sulla croce il giorno di sabato, era in gioco la preparazione della festa più solenne della tradizione ebraica. Ma ugualmente la festa sarà privata del suo contenuto tradizionale e sostituito da quello della morte e resurrezione di Gesù.
«I giudei» rivolgono a Pilato delle richieste concrete: vengano spezzate le gambe ai corpi dei crocifissi perché si acceleri la loro morte e venga tolto l’ingombro che essi rappresentano in questo particolare momento. Nessuna di queste richieste si realizza nei confronti di Gesù: i soldati non gli spezzeranno le gambe; nemmeno lo toglieranno dalla croce.
c) Il costato trafitto (19,34):
Difatti, i soldati spezzano le gambe a coloro che sono con Gesù, ma giunti da Gesù, vedendolo «che era già morto, non gli spezzarono le gambe». É significativo che i soldati spezzino le gambe ai crocifissi con Gesù. Essi che sono vivi, ora che è morto Lui, possono morire anche loro. É come dire che Gesù precedendoli con la sua morte ha aperto loro la via verso il Padre, ed essi lo possono seguire. Affermando che non gli spezzarono le gambe, l’evangelista sembra dire: Nessuno può togliere la vita a Gesù, egli l’ha data di propria iniziativa (10,17s; 19,30). «Uno dei soldati, con una lancia, gli trafisse il costato, e immediatamente uscirono sangue e acqua». Il lettore si trova sorpreso del gesto del soldato, perché se era già morto, quale la necessità di trafiggerlo? Evidentemente l’ostilità continua dopo la morte: la trafittura con la punta della lancia vuole distruggerlo per sempre. Questo gesto di odio permette a Gesù di dare amore che produce vita. Il fatto è di un’importanza eccezionale e possiede una grande ricchezza di significato. Il sangue che esce dal costato trafitto di Gesù simboleggia la sua morte, che egli accetta per salvare l’umanità; è espressione della sua gloria, del suo amore fino all’estremo (1,14; 13,1); è la donazione del pastore che si dona per le pecore (10,11); è l’amore dell’amico che da la vita per i suoi amici (15, 13). Questa estrema prova d’amore, che non si arresta davanti al supplizio della morte in croce, è oggetto di contemplazione per noi in questo giorno di solennità del Sacro Cuore di Gesù. Dal suo costato trafitto sgorga l’amore, che al tempo stesso è inseparabilmente suo e del Padre. Anche l’elemento dell’acqua che sgorga rappresenta, a sua volta, lo Spirito, principio di vita. Il sangue e l’acqua evidenziano il suo amore dimostrato e il suo amore comunicato. L’allusione ai simboli dell’acqua e del vino nelle nozze di Cana è palese: è giunta l’ora in cui Gesù dà il vino del suo amore. Ora hanno avuto inizio le nozze definitive. La legge dell’amore estremo e sincero (1,17) che egli manifesta sulla croce, ribadita nel suo comandamento, «come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli altri (13,34), viene infusa nel cuore dei credenti con lo Spirito. Il progetto divino dell’amore viene completato in Gesù nel fluire del sangue e dell’acqua (19,28-30); ora si attende che si realizzi il completamento negli uomini. In tale completezza l’uomo sarà aiutato dallo Spirito che sgorga dal costato trafitto di Gesù che, trasformandoli in uomo nuovo, gli darà la capacità d’amare e di diventare figlio di Dio (1, 12).
d) Testimonianza dell’evangelista e della Scrittura:
Davanti allo spettacolo di Gesù trafitto sulla croce, l’evangelista, dà prova di una grande e solenne testimonianza, perché tutti quelli che lo ascoltano giungano a credere. Questa manifestazione definitiva e suprema sarà il fondamento della fede dei discepoli futuri. Da notare che solo in questo episodio l’evangelista si rivolge ai suoi lettori col «voi»: «affinché anche voi giungiate a credere».
Il costato trafitto di Gesù sulla croce è il grande segno verso il quale convergono tutti quei personaggi menzionati lungo il vangelo, ma soprattutto i lettori odierni, ai quali viene concesso di comprendere il pieno significato dell’esistenza di Gesù. Il racconto del costato trafitto è, per l’evangelista, la chiave interpretativa del suo darsi per la salvezza dell’umanità. E anche se tale segno può sembrare paradossale al lettore odierno, nel piano di Dio diventa manifestazione della sua potenza salvifica. Non poteva scegliere Dio un’altro segno per manifestarsi come amore che salva? Perché ha scelto quella di un uomo condannato a morte e morto su una croce? Quale immagine di Dio Gesù realizza in questo segno: Dio si manifesta soltanto nell’amore generoso capace di dare vita.
e) Alcune domande:
– Nella tua preghiera personale quale importanza ricopre la contemplazione del cuore trafitto di Gesù? Ti lasci coinvolgere dai simboli del sangue e dell’acqua che esprimono il dono misterioso di Dio alla tua persona e all’umanità?
– Hai mai pensato che dove si ha il massimo del rifiuto di Dio e della morte di Cristo, inizia, anche il momento della grazia, della misericordia, del dono dello Spirito, della vita di fede?
– Come vedi le tue debolezze? Ti accade di considerarle come lo strumento e il luogo della misericordia, soprattutto quando sai ammetterle? Non sai che possono essere lo strumento con cui Dio evangelizza il tuo cuore, ti salva, ti perdona, e ti fa nascere all’amore con amore?
– Le persone che si allontanano da Dio, i giovani difficili, le violenze, le ostilità… spesso creano dentro di noi motivi di lamentela, di disagio, di amarezza, di sconforto, di scetticismo. Non hai mai pensato che Dio sta salvando gli uomini nel loro peccato e a partire da esso? Hai mai pensato ai tanti uomini, donne, giovani, che nelle carceri o nelle comunità di recupero dei tossicodipendenti sperimentano in coloro che li aiutano l’incontro con il Signore e si sentono da lui amati e salvati?
SACRATISSIMO CUORE DI GESU’ (ANNO B)
Grado della Celebrazione: SOLENNITA’
Colore liturgico: Bianco
Scheda Agiografica: SACRATISSIMO CUORE DI GESU’ (ANNO B)
Dopo la crocifissione di Cristo, si poteva pensare che la vita sarebbe continuata normalmente. Invece, a causa di questa morte non comune, nulla ormai poteva essere come prima, per Israele come per il resto del mondo.
Sulla croce c’era la vittima dell’espiazione, che aveva offerto liberamente tutta la sua vita. Anche nella morte, Gesù diede qualcosa di se stesso: sangue e acqua. Sulla croce si trova esposta tutta una vita d’amore incondizionato, ed è per noi il segno supremo del mistero di Dio, che è amore. Dovremmo sempre fare con attenzione il segno della croce. Gesù aveva mostrato l’amore profondo di Dio per noi, di cui egli stesso era stato la prova vivente. La generosità assoluta di Cristo, insieme umana e divina, proviene dal profondo del suo essere: si potrebbe dire che essa ha le radici nel suo cuore.
La nostra religione deve comprendere un elemento di devozione, cioè un attaccamento diretto e ardente all’umanità di Cristo. Per vivere pienamente una vita cristiana, non basta semplicemente credere in alcuni dogmi, far parte di una comunità, comportarci bene: la Chiesa è nata dal costato aperto di Cristo e dipende da lui per la sua stessa esistenza.
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Prima lettura | |||
Os 11,1.3-4.8-9 Il mio cuore si commuove dentro di me. |
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Salmo responsoriale | |||
Is 12,2-6 | |||
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Seconda lettura | |||
Ef 3,8-12.14-19 Conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza. |
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Gv 19,31-37 Uno dei soldati gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. |
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