Cari Amici,
nonostante i miei avvertimenti circa la mia scarsa propensione letteraria, sono stato incaricato, dietro esplicite minacce di punizioni corporali, a scrivere una riflessione sul giorno trascorso al Santuario della Verna. Piegato dalla paura di spiacevoli conseguenze, mi accingo a descrivere le mie impressioni su quelle ore passate insieme.
Non mi soffermerò sulla efficiente conduzione della giornata, operata da Federica, che ha anticipato ogni possibile disguido, consentendo un fluido scorrimento del programma previsto e nemmeno sull’esperienza della visita al Santuario stesso perché ritengo che ognuno lo abbia vissuto in maniera intima e personale.
Vorrei invece raccontarvi le mie sensazioni durante i viaggi di trasferimento da e per il Santuario. Sono state otto ore nelle quali ho visto i ragazzi, con alcuni degli educatori, cantare, parlare, giocare, pregare senza mai una pausa, mentre noi genitori parlavamo, scambiandoci molteplici esperienze che andavano dalle ricette di cucina all’educazione dei figli, al pettegolezzo fine a se stesso.
Col passare delle ore si è creato spontaneamente un consapevole senso di appartenenza e una solidale partecipazione all’ascolto e al bisogno degli altri che mi ha convinto, una volta di più, dell’importanza della condivisione e dell’incontro a prescindere dal motivo del medesimo.
La frequentazione e la condivisione abbattono le barriere, ampliano la conoscenza e di conseguenza fanno svanire la paura consentendo di aprirci e di liberare tutta la bellezza che ognuno di noi ha dentro di sé.
Questo ho ricevuto durante quel giorno dedicato a S. Francesco e di questo lo ringrazio.
Maurizio Canovi