+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 17,20-26
Siano perfetti nell’unità.
Riflessione
• Il vangelo di oggi ci presenta la terza ed ultima parte della Preghiera Sacerdotale, in
cui Gesù guarda verso il futuro e manifesta il suo grande desiderio di unità tra di noi,
suoi discepoli, e per la permanenza di tutti nell’amore che unifica, poiché senza
amore e senza unità non meritiamo credibilità.
• Giovanni 17,20-23: Perché il mondo creda che tu mi hai mandato. Gesù estende
l’orizzonte e prega il Padre: Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per
la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei
in me e io in te, siano anch’essi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai
mandato. Ecco che qui emerge la grande preoccupazione di Gesù per l’unità che
deve esistere nelle comunità. Unità non significa uniformità, bensì rimanere
nell’amore, malgrado le tensioni ed i conflitti. Amore che unifica fino al punto di
creare tra tutti una profonda unità, come l’unità che esiste tra Gesù ed il Padre.
L’unità nell’amore rivelata nella Trinità È il modello per le comunità. Per questo,
mediante l’amore tra le persone, le comunità rivelano al mondo il messaggio più
profondo di Gesù. La gente diceva dei primi cristiani: “Guardate come si amano!”
L’attuale divisione tra le tre religioni nate da Abramo È veramente tragica: giudei,
cristiani e mussulmani. Più tragica ancora È la divisione tra noi cristiani che diciamo
di credere in Gesù. Divisi, non meritiamo credibilità. L’ecumenismo sta nel centro
dell’ultima preghiera di Gesù al Padre. È il suo testamento. Essere cristiano e non
essere ecumenico È un controsenso. Vuol dire contraddire l’ultima volontà di Gesù.
• Giovanni 17,24-26: Che l’amore con cui mi hai amato stia in loro. Gesù non vuole
rimanere solo. Dice: Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me
dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato, poiché tu mi
hai amato prima della creazione del mondo. Gesù È felice quando noi tutti siamo con
lui. Lui vuole che i suoi discepoli abbiamo la stessa esperienza che lui ebbe del Padre.
Vuole che noi conosciamo il Padre e che lui ci conosca. Nella Bibbia, la parola
conoscere non si riduce ad una conoscenza teorica razionale, ma presuppone
sperimentare la presenza di Dio vivendo nell’amore con le persone della comunità.
• Che siano uno come noi! (Unità e Trinità nel vangelo di Giovanni). Il vangelo di
Giovanni ci aiuta a comprendere il mistero della Trinità, la comunione tra le persone
divine: il Padre, il Figlio e lo Spirito. Dei quattro vangeli, Giovanni È quello che mette
maggiormente l’accento sulla profonda unità tra Padre, Figlio e Spirito. Dal testo di
Giovanni (Gv 17,6-8) vediamo che la missione del Figlio È la suprema manifestazione
dell’amore del Padre. E questa unità tra Padre e Figlio fa proclamare Gesù: Io e il
Padre siamo uno (Gv 10,30). Tra lui e il Padre c’È una unità intensa tanto che chi vede
il volto dell’uno vede anche il volto dell’altro. E compiendo questa missione di unità
ricevuta dal Padre, Gesù rivela lo Spirito. Lo Spirito di Verità viene dal Padre (Gv 15,26).
A richiesta del Figlio (Gv 14,16), il Padre lo manda a ciascuno di noi in modo che
rimanga con noi, incoraggiandoci e dandoci forza. Anche lo Spirito ci viene dal Figlio
(Gv 16,7-8). Così, lo Spirito di Verità, che cammina con noi, È la comunicazione della
profonda unità che c’È tra il Padre ed il Figlio (Gv 15,26-27). Lo Spirito non può
comunicare una verità diversa dalla Verità del Figlio. Tutto ciò che È in rapporto con
il mistero del Figlio, lo Spirito ce lo fa conoscere (Gv 16,13-14). Questa esperienza
dell’unità in Dio fu molto forte nelle comunità del Discepolo Amato. L’amore che
unisce le persone divine Padre e Figlio e Spirito ci permette di sperimentare Dio
mediante l’unione con le persone in una comunità di amore. Anche così era la
proposta della comunità, dove l’amore dovrebbe essere il segno della presenza di
Dio in mezzo alla comunità (Gv 13,34-35). E questo amore costruisce l’unità nella
comunità (Gv 17,21). Loro guardavano l’unità in Dio per poter capire l’unità tra di loro.
Giovedì della VII settimana di Pasqua
Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco
Cristo garantisce per tutta l’estensione del tempo di pregare per l’unità dei cristiani e noi viviamo immersi nella sua preghiera. Lui certo non si illudeva sulle nostre capacità di vivere nella sua unità e neppure noi possiamo illuderci. Le forze disgregatrici, forze diaboliche perché il diavolo è colui che divide, sono presenti fuori e dentro la vita della Chiesa fin dai tempi di Gesù: “Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano, ma io ho pregato per te” (Lc 22-31). La tentazione di snaturare l’unità dei credenti fondandola su qualche cosa d’altro che non fosse lo stesso Cristo e il suo corpo vivo che è la Chiesa non ha mai cessato di ostacolare il piano provvidenziale, ma tutta la perversità dell’uomo e delle strutture sociali non possono far dubitare dell’efficacia della preghiera di Cristo e dell’efficacia della preghiera umana che si unisce a quella di Cristo. Per questo posso e devo sperare “contro ogni speranza” (Rm 4,18). L’onnipotenza e la misericordia divina che la preghiera di Cristo fa sprigionare sorpassa di gran lunga la nostra miseria.
Ma come sempre l’opera di Dio s’intreccia con la nostra libertà. Contare sulla preghiera di Cristo accresce più che sminuire la nostra responsabilità. È l’orizzonte della sua preghiera che fissa i nostri traguardi: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una sola cosa”. È a questa intimità che siamo chiamati. “Perché il mondo creda”. La tensione all’unità spalanca alla missione universale.
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Prima lettura | ||||
At 22,30;23,6-11 È necessario che tu dia testimonianza anche a Roma. |
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Salmo responsoriale | ||||
Sal 15 | ||||
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Gv 17,20-26 Siano perfetti nell’unità. |
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IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 20 Maggio 2021
San BERNARDINO DA SIENA Sacerdote – Memoria Facoltativa
Massa Marittima, Grosseto, 8 settembre – L’Aquila, 20 maggio 1444
Canonizzato nel 1450, cioè a soli sei anni dalla morte, era nato nel 1380 a Massa Marittima, dalla nobile famiglia senese degli Albizzeschi. Rimasto orfano dei genitori in giovane età fu allevato a Siena da due zie. Frequentò lo Studio senese fino a ventidue anni, quando vestì l’abito francescano. In seno all’ordine divenne uno dei principali propugnatori della riforma dei francescani osservanti. Banditore della devozione al santo nome di Gesù, ne faceva incidere il monogramma &la…
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San NIL SORSKIJ (NILO DELLA SORA) Monaco
1433 – 1508
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