+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 10,1-12
La vostra pace scenderà su di lui.
Riflessione
• Contesto. Il cap.10 di cui il nostro brano é l’inizio, presenta un carattere di rivelazione. In 9,51 si dice che Gesù «prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme». Questo cammino, espressione del suo essere filiale, è caratterizzato da una duplice azione: è unito strettamente all’«essere tolto» di Gesù (v.51), la sua «venuta» mediante l’invio dei suoi discepoli (v.52): c’è un legame nel duplice movimento: «essere tolto dal mondo» per andare verso il Padre, ed essere inviato agli uomini. Difatti accade che l’inviato qualche volta non venga accolto (9,52 e quindi deve apprendere come essere «consegnato», senza per questo lasciarsi modificare dal rifiuto degli uomini (9,54-55). Tre brevi scene fanno comprendere al lettore il significato di seguire Gesù che va a Gerusalemme per essere tolto dal mondo. Nella prima viene presentato un uomo che desidera seguire Gesù dovunque egli vada; Gesù lo invita ad abbandonare tutto ciò che gli procura benessere e sicurezza. Coloro che vogliono seguirlo devono condividere il suo destino di nomade. Nella seconda è Gesù che prende l’iniziativa e chiama un uomo a cui è appena morto il padre. L’uomo chiede una dilazione della chiamata per ottemperare al suo dovere di seppellire il genitore. L’urgenza di annunciare il regno supera questo dovere: la preoccupazione di seppellire i morti è inutile perché Gesù và oltre le porte della morte e lo compie anche per coloro che lo seguono. Nella terza scena, infine, viene presentato un uomo che si offre spontaneamente a seguire Gesù ma pone una condizione: salutare prima i suoi genitori. Entrare nel regno non ammette ritardi. Dopo questa triplice rinuncia l’espressione di Lc 9,62, «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio», introduce il tema del cap.10.
• La dinamica del racconto. Il brano che è oggetto della nostra meditazione inizia con delle espressioni alquanto dense. La prima, «»Dopo questi fatti , rimanda alla preghiera di Gesù e alla sua decisione ferma di andare a Gerusalemme. La seconda riguarda il verbo «designare»: «designò altri settantadue e li inviò…» (10,1), dove si precisa che li inviò davanti al suo volto, è lo stesso volto risoluto con cui s’incammina verso Gerusalemme. Le raccomandazioni che Gesù rivolge loro prima dell’invio sono un invito a essere consapevoli della realtà a cui sono mandati: messe abbondante in contrasto con il numero esiguo degli operai. Il Signore della messe arriva con tutta la sua forza ma la gioia di tale arrivo è ostacolata dal numero ridotto di operai. Di qui l’invito categorico alla preghiera: «Pregate il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe» (v.2). L’iniziativa di inviare in missione è di competenza del Padre ma Gesù trasmette l’ordine: «Andate!» e poi indica le modalità da seguire (vv.4-11). Si inizia con l’equipaggiamento: né borsa, né sacco, né sandali. Elementi questi che connotano la fragilità di chi è inviato e la sua dipendenza dall’aiuto che riceve dal Signore e dagli abitanti della città. Le prescrizioni positive sono sintetizzate prima nell’accesso alla casa (vv.5-7) e poi nel successo in città (vv.8-11). In ambo i casi non è escluso il rifiuto. La casa è il primo luogo dove i missionari intrattengono i primi scambi, le prime relazioni, valorizzando i gesti umani del mangiare e del bere e del riposarsi come mediazioni semplici e ordinarie per comunicare il vangelo. La «pace» è il dono che precede la loro missione, vale a dire, pienezza di vita, e di relazioni; la gioia vera e reale è il segno che contraddistingue l’arrivo del Regno. Non bisogna cercare le comodità, è indispensabile essere accolti. La città diventa, invece, il campo più esteso della missione: in esso si svolge la vita, l’attività politica, le possibilità della conversione, dell’accoglienza o del rifiuto. A quest’ultimo aspetto è legato il gesto di togliere via la polvere (vv10-11), è come se i discepoli abbandonando la città che li ha rifiutati dicano agli abitanti di non essersi impossessati di nulla o potrebbe esprimere la cessazione delle relazioni. Infine, Gesù ricorda la colpevolezza di quella città che si sarà chiusa alla proclamazione del vangelo (v.12).
Giovedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde
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“La messe è molta, ma gli operai sono pochi”. Gli uomini sulla Terra sono circa quattro miliardi. Per una messe così grande gli operai sono davvero pochi, specialmente se pensiamo ai sacerdoti. Dobbiamo dunque pregare il Signore di mandare operai nella sua messe, pregarlo perché illumini la strada a coloro che egli chiama e dia loro la forza di rispondere.
La prima lettura parla, almeno indirettamente degli studiosi della Sacra Scrittura, che tentano di rendere più accessibile il messaggio di Dio.
Al ritorno dall’esilio, nel corso di una grandiosa cerimonia, si porta a conoscenza di questo popolo, che non vi era stato educato, la legge del Signore. Le difficoltà non erano poche e c’era anche quella della lingua, perché negli anni di esilio essi avevano parlato aramaico e la legge di Mosè è scritta in ebraico. Era quindi necessario non solo leggere, ma tradurre e trovare un sistema per rendere la legge intelligibile al popolo. Ed ecco: “I leviti spiegavano la legge al popolo… Essi leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura”. Questo riempie la gente di commozione e di gioia: “Tutto il popolo partì per far festa, perché avevano compreso le parole che erano state loro proclamate”. E proprio così:
quando c’è un contatto diretto con la parola del Signore, essa diventa motivo di festa e di vita per tutto il popolo. Gli studiosi della Bibbia hanno il dovere di rendere possibile questa festa, questa vita, questa gioia. Il loro compito è diverso da quello dei predicatori, che parlano direttamente al popolo. Essi preparano la predicazione, spiegando bene la parola di Dio, affinché la predicazione possa essere più fedele a questa divina parola e perciò più fruttuosa. In questo modo contribuiscono all’istruzione del popolo, alla sua gioia, al suo carattere veramente cristiano.
“La gioia del Signore è la vostra forza” dice Neemia popolo. La forza e la gioia vengono dalla parola di Dio che è nutrimento e luce, la più preziosa, la più grande consolazione che abbiamo sulla Terra.
Antifona d’ingresso Signore, tutto ciò che hai fatto ricadere su di noi l’hai fatto con retto giudizio; abbiamo peccato contro di te, non abbiamo dato ascolto ai tuoi precetti: ma ora glorifica il tuo nome e opera con noi secondo la grandezza della tua misericordia. (Dn 3,31.29.30.43.42) |
Colletta O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, camminando verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo… |
Ne 8,1-4.5-6.7-12
Esdra aprì il libro della legge e benedisse il Signore, e tutto il popolo rispose: Amen, amen!
Dal libro di Neemìa
In quei giorni, tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti alla porta delle Acque e disse allo scriba Esdra di portare il libro della legge di Mosè, che il Signore aveva dato a Israele. Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Parola di Dio |
I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore.
La legge del Signore è perfetta, I precetti del Signore sono retti, Il timore del Signore è puro, Più preziosi dell’oro, |
Canto al Vangelo (Mc 1,15) Alleluia, alleluia. Il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo. Alleluia. |
Vangelo |
Lc 10,1-12
La vostra pace scenderà su di lui.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Parola del Signore |
Preghiera dei fedeli Fratelli, il Signore ci chiama a quest’eucaristia per farci suoi discepoli e consegnarci la legge dell’amore, Invochiamolo quindi con fede, dicendo: Manda anche noi, Signore.Per la Chiesa, istruita nell’amore da Cristo, perché mite e operosa vivifichi la comunità degli uomini. Preghiamo: Per le nostre città, perché con pazienza diventino i luoghi per un’armoniosa convivenza umana. Preghiamo: Per le nostre case, perché l’adesione amorosa alla legge del Signore ne faccia segni di riconciliazione e di pace. Preghiamo: Per quanti hanno il compito di predicare il vangelo, perché lo Spirito li rivesta di scienza e di perseveranza, e prepari i cuori all’ascolto. Preghiamo: Per noi qui riuniti, perché ci sentiamo mandati ad annunciare la pace e il regno del Signore. Preghiamo: Per i sacerdoti e i religiosi della nostra comunità. Per i missionari laici della nostra diocesi. Accogli, Signore, la preghiera dei tuoi figli, perché la tua parola arrivi ai confini del mondo e si estenda ovunque il regno del tuo amore. Te lo chiediamo con fiducia per Cristo nostro Signore. Amen. |
Preghiera sulle offerte Accogli, Padre misericordioso, i nostri doni, e da quest’offerta della tua Chiesa fa’ scaturire per noi la sorgente di ogni benedizione. Per Cristo nostro Signore. |
Antifona di comunione Ricorda, Signore, la promessa fatta al tuo servo: in essa mi hai dato speranza, nella mia miseria essa mi conforta. (Sal 119,49-50)Oppure: Da questo abbiamo conosciuto l’amore di Dio: egli ha dato la sua vita per noi, e anche noi dobbiamo dar la vita per i fratelli. (1Gv 3,16) |
IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 03 Ottobre 2019
San GERARDO DI BROGNE Abate
Nobile del Lomacensis, Gerardo, ancora giovanissimo, era stato preso da un grande ideale religioso. Dopo un’iniziazione alla vita monastica a Saint-Denis, presso Parigi, aveva fondato nelle proprie terre un’abbazia benedettina. Uomo virtuoso e monaco esemplare, conosciutissimo dalle famiglie potenti delle regioni vicine al suo monastero, attirò prestissimo l’attenzione dei principi, specialmente di Gisleberto di Lotaringia e di Arnaldo di Fiandra che lo chiamarono per risollevare i loro monasteri decaduti. A…
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San CIPRIANO DI TOLONE Vescovo
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Santi AMBROGIO FRANCESCO FERRO E 27 COMPAGNI Martiri
† Uruaçu, Brasile, 3 ottobre 1645
Don Ambrósio Francisco Ferro, sacerdote della diocesi di Natal in Brasile, cercò rifugio insieme ai fedeli della parrocchia della Madonna della Presentazione, a lui affidata, in seguito al massacro avvenuto, il 16 luglio 1645, nella chiesa della Madonna delle Candele a Cunhaú. Bloccati dalle autorità olandesi, di confessione calvinista, parroco e fedeli furono condotti sulla riva del fiume Uruaçu: vennero a lungo torturati e morirono in seguito alle sevizie. Don Ambrósio re…
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