+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 10,25-37
Riflessione
• Il vangelo di oggi presenta la parabola del Buon Samaritano. Meditare una parabola è la stessa cosa che approfondire la vita, per scoprire in essa le chiamate di Dio. Nel descrivere il lungo viaggio di Gesù a Gerusalemme (Lc 9,51 a 19,28), Luca aiuta le comunità a capire meglio in cosa consiste la Buona Novella del Regno. Lo fa presentando persone che vengono a parlare con Gesù e gli pongono domande. Sono domande reali della gente del tempo di Gesù e sono anche domande reali delle comunità del tempo di Luca. Così, nel vangelo di oggi, un dottore della legge chiede: “Cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” La risposta, sia del dottore che di Gesù, aiuta a capire meglio l’obiettivo della Legge di Dio.
• Luca 10,25-26: “Cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” Un dottore, conoscitore della legge, vuole provocare Gesù e gli chiede: “Cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” Il dottore pensa che deve fare qualcosa per poter ereditare. Vuole garantire l’eredità per il suo sforzo personale. Ma un’eredità non si merita. L’eredità la riceviamo per il semplice fatto di essere figlio, o figlia. ”Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio”. (Gal 4,7). Come figli e figlie non possiamo fare nulla per meritare l’eredità. Possiamo perderla!
• Luca 10,27-28: La risposta del dottore. Gesù risponde con una nuova domanda: “Cosa dice la legge?” Il dottore risponde correttamente, unendo due frasi della Legge, dice: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”. La frase viene dal Deuteronomio (Dt 6,5) e dal Levitico (Lv 19,18). Gesù approva la risposta e dice: “Fa’ questo e vivrai!” L’importante, la cosa principale è amare Dio! Ma Dio viene fino a me nel prossimo. Il prossimo è la rivelazione di Dio per me. Per questo, devo amare anche il prossimo con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima e con tutta la mia forza e con tutta la mia mente!
• Luca 10,29: “E chi è il mio prossimo?” Volendo giustificarsi, il dottore chiede: “E chi è il mio prossimo?” Lui vuole sapere: “In quale prossimo Dio viene fino a me?” Ossia, qual ’è la persona prossima a me che è la rivelazione di Dio per me? Per i giudei, l’espressione prossimo era legata al clan. Colui/colei che non apparteneva al clan, non era prossimo. Secondo il Deuteronomio, loro potevano sfruttare lo “straniero”, ma non il “prossimo” (Dt 15,1-3). La prossimità si basava sui legami di razza e di sangue. Gesù ha un altro modo di vedere, che esprime nella parabola del Buon Samaritano.
• Luca 10,30-36: La parabola.
a) Luca 10,30: L’assalto lungo la strada di Gerusalemme verso Gerico. Tra Gerusalemme e Gerico si trova il deserto di Giuda, rifugio di rivoltosi, emarginati ed assaltati. Gesù racconta un fatto reale che sarà avvenuto molte volte. “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto”.
b) Luca 10,31-32: Passa un sacerdote, passa un levita. Casualmente, passa un sacerdote e, subito dopo un levita. Sono funzionari del Tempio, della religione ufficiale. I due videro l’assaltato, ma passarono oltre. Non fecero nulla. Perché non fecero nulla? Gesù non lo dice. Lascia supporre con chi identificarsi. Deve essere successo molte volte, sia nel tempo di Gesù come pure al tempo di Luca. Avviene anche oggi: una persona di chiesa passa vicino a un povero senza dargli un aiuto. Può essere anche che il sacerdote ed il levita avessero una giustificazione: “Non è il mio prossimo!” o: “E’ impuro e se lo tocco, rimango anch’io impuro” Ed oggi: “Se lo aiuto, perdo la Messa della domenica e commetto peccato mortale!”
c) Luca 10,33-35: Passa un samaritano. Subito dopo passa un samaritano che stava in viaggio. Vede, è mosso a compassione, si avvicina, cura le piaghe, mette l’uomo sulla sua giumenta, lo porta nella vicina locanda, si cura di lui durante la notte ed il giorno dopo dà due denari al padrone della locanda, lo stipendio di dieci giorni e gli dice: “Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più te lo rifonderò al mio ritorno!” E’ l’azione concreta ed efficiente. E’ l’azione progressiva: arrivare, vedere, essere mossi dalla compassione, avvicinarsi ed agire. La parabola dice “un samaritano che era in viaggio”. Anche Gesù era in viaggio fino a Gerusalemme. Gesù è il buon samaritano. Le comunità devono essere il buon samaritano.
• Luca 10,36-37: Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”. All’inizio, il dottore aveva chiesto: “Chi è il mio prossimo?” Dietro la domanda c’era la preoccupazione per lui. Voleva sapere: “Dio mi ordina di amare chi, in modo da poter avere la coscienza in pace e dire: Ho fatto tutto ciò che Dio mi ha chiesto” Gesù porge un’altra domanda: “Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”. La condizione di prossimo non dipende dalla razza, dalla parentela, dalla simpatia, dalla vicinanza o dalla religione. L’umanità non è divisa in prossimo e non prossimo. Sapere chi è il nostro prossimo dipende da noi: arrivare, vedere, essere mossi dalla compassione ed avvicinarsi. Se tu ti avvicini, l’altro diventa il tuo prossimo! Dipende da te e non dall’altro! Gesù rovescia tutto e toglie al dottore la sicurezza che gli poteva venire dalla legge.
• I Samaritani. La parola samaritano viene da Samaria, capitale del regno di Israele nel Nord. Dopo la morte di Salomone, nel 1931 prima di Cristo, le dieci tribù del Nord si separarono dal regno di Giuda nel Sud e formarono un regno indipendente (1 Re 12,1-33). Il Regno del Nord sopravisse per 200 anni circa. Nel 722, il suo territorio fu invaso dall’Assiria. Gran parte della sua popolazione venne deportata (2 Re 17,5-6) e gente di altri popoli giunsero in Samaria (2 Re 17,24). Ci fu una mescolanza di razze e religioni (2 Re 17,25-33), da cui nacquero i samaritani. I giudei del Sud disprezzavano i samaritani considerandoli infedeli ed adoratori di falsi dei (2 Re 17,34-41). C’erano molti preconcetti contro i samaritani. Erano mal visti. Si diceva di loro che avevano una dottrina errata e che non facevano parte del popolo di Dio. Alcuni giunsero al punto di dire che essere samaritani era cosa del diavolo (Gv 8,48). Molto probabilmente, la causa di questo odio non era solo una questione di razza e di religione. Era anche un problema politico-economico, legato al possesso della terra. Questa rivalità perdurava anche al tempo di Gesù. Ma Gesù pone i samaritani come modello ed esempio per gli altri.
Beata Maria Vergine del Rosario
Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco
La memoria del Rosario conduce il pensiero alle prime parole dell’Ave Maria: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”, che ripetiamo tante volte quando preghiamo il Rosario. E un modo di metterci alla presenza di Maria e nello stesso tempo alla presenza del Signore, perché “il Signore è con lei”, di rimanere in maniera semplice con la Madonna, rivivendo con lei tutti i misteri della vita di Gesù, tutti i misteri della nostra salvezza.
Il racconto dell’annunciazione a prima vista ci presenta un solo mistero, ma se guardiamo bene vi si trovano tutti i misteri del Rosario: l’annunciazione, ma anche la visitazione, perché vi si nomina Elisabetta, e il Natale di Gesù: “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”. Anche i misteri gloriosi sono annunciati: “Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide suo padre… e il suo regno non avrà fine”. E nella risurrezione e ascensione che Gesù riceve la dignità di re messianico, la gloria eterna nel regno del Padre. Dunque, misteri gaudiosi e misteri gloriosi. Sembra che manchino quelli dolorosi, ma troviamo anche quelli, non descritti, ma nel loro principio. Pensiamo alla risposta di Maria all’annuncio dell’Angelo: non è un grido di trionfo, ma una parola di umiltà: “Eccomi, sono la serva del Signore”, che la mette in profonda consonanza con il Servo del Signore annunciato da Isaia, il Servo che sarà glorificato, ma prima umiliato, condannato, ucciso, “trafitto per i nostri delitti”.
Maria sa, per ispirazione dello Spirito Santo, che i misteri gloriosi non possono avvenire senza passaggio attraverso l’obbedienza fiduciosa e dolorosa al disegno divino.
I misteri del Rosario sono una sola unità, ed è importante sapere che in ogni mistero gaudioso ci sono in radice tutti i misteri gloriosi e anche i dolorosi, come via per giungere alla gloria.
Chiediamo alla Madonna di aiutarci a capire profondamente l’unità del mistero di Cristo, perché esso si possa attuare nei suoi diversi aspetti in tutti gli eventi della nostra vita.
Mi piace riportare, a proposito della preghiera del Rosario, un piccolo testo che trovai anni fa in una rivista benedettina: “Dì il tuo Rosario dice Dio e non fermarti ad ascoltare gli sciocchi che dicono che è una devozione sorpassata e destinata a morire. Io so che cos’è la pietà, nessuno può dire che non me ne intendo, e ti dico che il Rosario mi piace, quando è recitato bene. I Padre Nostro, le Avemarie, i misteri di mio Figlio che meditate, sono Io che ve li ho dati. Questa preghiera te lo dico io è come un raggio di Vangelo, nessuno me la cambierà. Il Rosario mi piace dice Dio semplice e umile, come furono mio Figlio e sua Madre…”.
Rinnoviamo, se è necessario, la nostra stima per il Rosario. Certo, bisogna pregarlo con rispetto, ed è meglio dirne due decine senza fretta che cinque di corsa. Ma detto con tranquillità è un modo di essere in compagnia di Maria alla presenza di Gesù.
Antifona d’ingresso Ave, Maria, piena di grazia: il Signore è con te; tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno. (Lc 1,28.42) |
Colletta Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre; tu, che nell’annunzio dell’angelo ci hai rivelato l’incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce, con l’intercessione della beata Vergine Maria, guidaci alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo… |
Gio 1,1-2,1.11
Giona invece si mise in cammino per fuggire lontano dal Signore.
Dal libro del profeta Giona
In quei giorni, fu rivolta a Giona, figlio di Amittài, questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e in essa proclama che la loro malvagità è salita fino a me». Giona invece si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s’imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore. Parola di Dio |
Signore, hai fatto risalire dalla fossa la mia vita.
Nella mia angoscia ho invocato il Signore Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare, Io dicevo: «Sono scacciato Quando in me sentivo venir meno la vita, |
Canto al Vangelo (Gv 13,34) Alleluia, alleluia. Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Alleluia. |
Vangelo |
Lc 10,25-37
Chi è il mio prossimo?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Parola del Signore |
Preghiera dei fedeli Il vangelo di oggi ci presenta il messaggio centrale di Cristo: l’amore verso Dio indissolubilmente legato a quello verso il prossimo. Per questo, preghiamo: Signore, insegnaci ad amare.Nella nostra società sempre più si parla di solidarietà, fraternità e giustizia, mentre si allarga il numero di coloro che negano Dio. Aiutaci, Signore, a comprendere che soltanto dove ci sei tu vivono la carità e l’amore vero. Preghiamo: I cristiani a volte, per una malintesa fedeltà alla legge, trascurano l’uomo che soffre. Liberaci, Signore, da ogni legalismo e rendici sempre più umani ed evangelici. Preghiamo: Istintivamente siamo preparati a rivolgere la nostra attenzione alle persone che ci gratificano o ricambiano le nostre attenzioni. Facci comprendere, Signore, che il vero amore è dono gratuito che non attende ricompense. Preghiamo: Non è certo facile offrire aiuto. Fà, o Signore, che questa nostra comunità, mentre si appresta ad alleviare i disagi economici dei suoi poveri, insieme sia attenta alla loro crescita umana e spirituale. Preghiamo: Dinanzi alla sofferenza dei nostri fratelli può nascere un sentimento di paura o di impotenza. Infondi, o Signore, nel nostro cuore quell’amore che sa trovare sempre una parola o un gesto di solidarietà e di conforto. Preghiamo: Per le nazioni che hanno potere in campo internazionale. Per gli animatori delle case di accoglienza per emarginati. O Trinità santissima, aiutaci a superare i nostri egoismi e a vivere per Colui che è morto per noi e ci chiama a riconoscerlo e amarlo soprattutto nei poveri. Lui è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen. |
Preghiera sulle offerte O Padre, rendici degni del sacrificio eucaristico e fa’ che celebriamo con sincera fede i misteri del tuo Figlio, per raccogliere i frutti della redenzione. Per Cristo nostro Signore. |
Prefazio della beata Vergine Maria. |
Antifona di comunione L’angelo disse a Maria: “Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio e gli porrai nome Gesù”. (Lc 1,31) |
IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 07 Ottobre 2019
BEATA VERGINE MARIA DEL ROSARIO – Memoria
Questa memoria Mariana di origine devozionale si collega con la vittoria di Lepanto (1571), che arrestò la grande espansione dell’impero ottomano. San Pio V attribuì quello storico evento alla preghiera che il popolo cristiano aveva indirizzato alla Vergine nella forma del Rosario. Secondo quanto narra la tradizione, c’è una speciale protezione mariana per tutti coloro che lo recitano devotamente, la garanzia che i fedeli non moriranno senza sacramenti, l’assicurazione che quanti …
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