+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 15,3-7
Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta.
b) Il contesto:
Questo brevissimo brano costituisce solo l’inizio del grande cap. 15 del Vangelo di Luca, un cap. centralissimo, quasi il cuore del Vangelo e del suo messaggio. Qui, infatti, sono racchiusi i tre racconti della misericordia, come in un’unica parabola: la pecora, lamoneta e il figlio sono immagini di un’unica realtà, portano in sé tutta la ricchezza e la preziosità dell’uomo davanti agli occhi di Dio, il Padre. Qui sta il significato ultimo dell’incarnazione e della vita di Cristo nel mondo: la salvezza di tutti, Giudei o Greci, schiavi o liberi, uomini o donne. Nessuno deve rimanere fuori dal banchetto della misericordia. Infatti proprio il cap. precedente a questo ci racconta dell’invito alla mensa del re e consegna anche a noi questa chiamata: “Venite, tutto è pronto!”. Dio ci aspetta, accanto al posto che ha preparato per noi, per farci suoi commensali, per rendere anche noi partecipi della sua gioia.
c) La struttura:
Il v. 3 fa da introduzione e ci ricollega alla situazione precedente, cioè quella in cui Luca descrive il movimento gioioso, di amore e conversione, dei peccatori e dei pubblicani, i quali, senza paure, continuano ad avvicinarsi a Gesù per ascoltarlo. E’ qui che si innesca la mormorazione, la rabbia, la critica e quindi il rifiuto dei farisei e degli scribi, convinti di avere in se stessi la giustizia e la verità.
Quindi la parabola che segue, strutturata in tre racconti, vuole essere la risposta di Gesù a queste mormorazioni; in fondo, risposta alle nostre critiche, ai nostri borbottamenti contro di Lui e il suo amore inspiegabile.
Il v. 4 si apre con una domanda retorica, che suppone già una risposta negativa: nessuno agirebbe come il buon pastore, come Cristo. E invece proprio lì, nel suo comportamento, nel suo amore per noi, per tutti, sta la verità di Dio. I vv. 5 e 6 raccontano la storia, descrivono le azioni, i sentimenti del pastore: la sua ricerca, la sua fatica, la sua gioia che diventa tenerezza e cura per la pecora ritrovata, la condivisione di questa gioia con gli amici. Alla fine, col v. 7, Luca vuole dipingere il volto di Dio,personificato nel Cielo: Egli aspetta con ansia il ritorno di tutti i suoi figli. E’ un Dio, un Padre che ama i peccatori, che si riconoscono bisognosi della sua misericordia, del suo abbraccio e non può compiacersi di coloro che si credono giusti e rimangono lontano da Lui.
MEDITARE LA PAROLA
a) Un momento di silenzio orante:
Ora, come i pubblicani e i peccatori, anch’io desidero avvicinarmi al Signore Gesù per ascoltare le parole della sua bocca, per fare attenzione, col cuore e con la mente, a quanto Lui vuole dirmi. Mi apro, allora, mi lascio raggiungere dalla sua voce, dal suosguardo su di me, che mi raggiunge fino in fondo…
b) Alcuni percorsi di approfondimento:
“Chi uomo tra voi?”
Bisogna partire da questa domanda fortissima di Gesù, rivolta ai suoi interlocutori di quel momento, ma rivolta ancora oggi anche a noi. Siamo messi seriamente di fronte a noi stessi, per capire chi siamo, come siamo nel profondo. “Chi è un vero uomo fra voi?”, dice Gesù.
Come pochi versetti più sotto dirà: “Chi donna?”. E’ un po’ la stessa domanda che poneva il salmista, dicendo: “Che cos’è l’uomo?” (8, 5) e che ripeteva Giobbe, parlando con Dio: “Che cos’è quest’uomo?” (7, 17).Dunque, noi qui, in questo brevissimo racconto di Gesù, in questa parabola della misericordia, troviamo la verità: arriviamo a comprendere chi è davvero uomo, tra noi. Ma per far questo, occorre che noi incontriamo Dio, nascosto in questi versetti, perché con Lui dobbiamo confrontarci, in Lui rispecchiarci e trovarci. Il comportamento del pastore con la sua pecora ci dice cosa dobbiamo fare, come dobbiamo essere e ci svela come siamo in realtà, mette a nudo le nostre piaghe, la nostra profonda malattia. Noi, che ci crediamo déi, non siamonemmeno uomini.
Vediamo il perché…
“novantanove – uno”
Ecco che la luce di Dio ci pone subito a confronto con una realtà molto forte, sconvolgente per noi. Incontriamo, in questo vangelo, un gregge, uno come tanti, abbastanza numeroso, forse di un uomo benestante: cento pecore. Numero perfetto, simbolico, divino. La pienezza dei figli di Dio, tutti noi, ciascuno, uno per uno, nessuno può rimanere escluso. Ma in questa realtà succede una cosa impensabile: si crea una divisione enorme, squilibrata al massimo. Da una parte 99 pecore e dall’altra una sola. Non c’è alcuna proporzione accettabile. Eppure queste sono le modalità di Dio. Ci viene subito da pensare e da chiederci a quale dei due gruppi noi apparteniamo. Siamo fra le 99? O siamo quell’unica, quella sola, così grande, così importante da fare dacontroparte a tutto il resto del gregge?
Guardiamo bene al testo. La pecora unica, quella sola, emerge subito dal gruppo perché si perde, si smarrisce, vive, insomma, un’esperienza negativa, pericolosa, forse mortale. Ma sorprendentemente il pastore non la lascia andare via così, non se ne lava le mani; anzi, abbandona le altre, che erano rimaste con lui e va in cerca di lei. Possibile una cosa del genere?
Un abbandono di queste dimensioni può essere giustificato? Qui cominciamo ad entrare in crisi, perché sicuramente ci era venuto spontaneo classificarci tra le 99, rimaste fedeli. E invece il pastore se ne va e corre a cercare quella cattiva, quella che non meritava niente, se non la solitudine e l’abbandono che si era cercata da sé.
E poi cosa succede? Il pastore non si arrende subito, non pensa neanche di tornare indietro, sembra non preoccuparsi delle altre sue pecore, le 99. Il testo dice che lui “va su quella perduta, finché non la trova”. E’ interessantissima quella preposizione “su”;sembra quasi una fotografia del pastore, che si china col cuore, col pensiero, col corpo su quell’unica pecora. Scruta il terreno, cerca le sue orme, che lui sicuramente conosce e che ha inciso nelle sue palme (Is 49, 16); interroga il silenzio, per sentire se c’è ancora l’eco lontana dei suoi belati. La chiama per nome, le ripete il loro segnale convenzionale, quello col quale ogni giorno l’ha accolta e accompagnata. E finalmente la trova. Sì, non poteva che essere così. Ma non c’è punizione, non violenza, non durezza. Solo un amore infinito e una gioia traboccante. Dice Luca: “Se la pone sulle sue spalle tutto contento…”. E fa festa, a casa, con gli amici e i vicini. Il testo non racconta nemmeno che il pastore sia tornato nel deserto a riprendere le altre 99.
Davanti a tutto questo è chiaro, chiarissimo, che dovremmo essere noi quell’unica, quella sola pecora, così tanto amata, così preferita. Dovremmo riconoscere che ci siamo smarriti, che abbiamo peccato, che senza il pastore non siamo nulla. E’ questo il grande passaggio che la parola del Vangelo ci chiama a compiere, oggi: liberarci dal peso della nostra presunta giustizia, deporre il giogo della nostra autosufficienza e metterci, anche noi, dalla parte dei peccatori, degli impuri, dei ladri.Ecco perché Gesù comincia chiedendoci: “Chi uomo tra voi?”.
“nel deserto”
Questo è il luogo dei giusti, di chi si crede a posto, senza peccato, senza macchia. Non sono ancora entrati nella terra promessa, stanno al di fuori, lontano, esclusi dalla gioia, dalla misericordia. Come quelli che non hanno accettato l’invito al banchetto del re e si sono tirati indietro, chi con una scusa, chi con un’altra.
Nel deserto e non nella casa, come quell’unica. Non alla tavola del pastore, dove c’è pane buono e sostanzioso, dove c’è il vino che rallegra il cuore. La tavola imbandita del Signore: il suo Corpo e il suo Sangue. Dove il Pastore diventa Egli stesso pecora, agnello immolato, cibo di vita.
Chi non ama il fratello, chi non apre il cuore alla misericordia, come fa il pastore del gregge, non può entrare nella casa, ma rimane fuori. Il deserto è la sua eredità, la sua dimora. E lì non c’è cibo, né acqua, non pascoli, né recinto per le pecore.
Gesù con-mangia con i peccatori, con i pubblicani, le prostitute, con gli ultimi, gli esclusi e imbandisce la mensa, il suo banchetto di grasse vivande, di vini eccellenti, di cibi succulenti (Is 25, 6). A questa mensa egli invita anche noi…
c) Passi paralleli interessanti:
2 Sam 12, 1-4:
“Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero; ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia”…
Matteo 9, 10-13:
Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Luca 19, 1-10: Zaccheo
Luca 7, 39:
A quella vista il fariseo che l’aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice».
Luca 5, 27-32:
Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla di pubblicani e d’altra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?». Gesù rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti,ma i peccatori a convertirsi».
Matteo 21, 31-32:
In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. E’ venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.
d) Brevi commenti della tradizione spirituale del Carmelo:
S. Teresa di Gesù Bambino:
Parlando di p. Giacinto Loyson, che era uscito dall’Ordine Carmelitano e poi si era distaccato dalla Chiesa, Teresa scrive così a Celina: “E’ certo che Gesù desidera più di noi di ricondurre all’ovile questa povera pecorella smarrita…” (L 129).
“Gesù priva le sue pecorelle della sua presenza sensibile, per dare le sue consolazioni ai peccatori…” (L 142).
Parlando di Pranzini, di cui aveva letto la conversione al momento supremo, prima 61
dell’esecuzione, quando, prendendo il crocifisso, baciò le sante piaghe, così scrive: “Poi la sua anima andò a ricevere la sentenza misericordiosa di Colui che dichiara che in cielo ci sarà più gioia per un solo peccatore che fa penitenza che per 99 giusti che non hanno bisogno di penitenza!…” (MA 46 r).
Beata Elisabetta:
“Il prete nel confessionale è il ministro di questo Dio così buono, che lascia le sue 99 pecore fedeli per correre a cercare quella sola che si è smarrita…” (Diario, 13.03.1899).
S. Giovanni della Croce:
“Era così grande il desiderio che lo Sposo aveva di liberare e di redimere la sua sposa dalle mani della sensualità e del demonio, che avendolo ormai compiuto, si rallegra come il buon Pastore che, dopo aver molto girato, ritrova la pecorella smarrita e congran gioia se la mette sulle spalle” (CB XXI, Annotazione).
SACRATISSIMO CUORE DI GESU’ (ANNO C)
Grado della Celebrazione: SOLENNITA’
Colore liturgico: Bianco
L’arte paleocristiana rappresenta Gesù come un giovane pastore che porta dolcemente sulle spalle una pecorella. Tale iconografia si ispira alla parabola della misericordia che abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi. La preoccupazione del Signore per la pecorella smarrita è ricordata nella liturgia del Sacro Cuore di Gesù. Il buon pastore ha tutto il cuore rivolto alle sue pecore, non a se stesso. Provvede ai loro bisogni, guarisce le loro ferite, le protegge dagli animali selvaggi. Conosce ogni pecora per nome e, quando le porta al pascolo, le chiama una per una. Si preoccupa in modo particolare della pecora che si è smarrita, non risparmiandosi pena alcuna pur di avere la gioia di ritrovarla. Una pecorella smarrita è assolutamente indifesa, può cadere in un fossato o rimanere prigioniera fra i rovi. Proprio allora, però, nel pericolo, essa scopre quanto sia prezioso il suo pastore: dopo il ritrovamento, egli la riporta all’ovile sulle sue spalle con gioia. Se un lupo si avvicina, il buon pastore non fugge, ma, per la sua pecorella, rischierà anche la vita. In questi frangenti si rivela il cuore del buon pastore.
“Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi” (Gv 3,16).
Antifona d’ingresso I disegni del suo cuore sussistono per sempre, per liberare i suoi figli dalla morte e nutrirli in tempo di fame. (Cf. Sal 32,11.19)Si dice il Gloria. |
Colletta O Padre, che nel Cuore del tuo dilettissimo Figlio ci dai la gioia di celebrare le grandi opere del tuo amore per noi, fa’ che da questa fonte inesauribile attingiamo l’abbondanza dei tuoi doni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.Oppure: Padre misericordioso, che nel Cuore del tuo Figlio trafitto dai nostri peccati ci hai aperto i tesori infiniti del tuo amore, fa’ che rendendogli l’omaggio della nostra fede adempiamo anche al dovere di una degna riparazione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Oppure (Anno C): |
Ez 34,11-16
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare.
Dal libro del profeta Ezechièle
Così dice il Signore Dio: Parola di Dio |
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore: Mi guida per il giusto cammino Davanti a me tu prepari una mensa Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne |
Rm 5,5-11
Dio dimostra il suo amore verso di noi.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Parola di Dio |
Canto al Vangelo (Gv 10,14) Alleluia, alleluia. Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. Alleluia.Oppure: (Mt 11,29) Alleluia, alleluia. Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, e imparate da me, che sono mite e umile di cuore. Alleluia. |
Vangelo |
Lc 15,3-7
Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola: Parola del Signore |
Preghiera dei fedeli Convertìti dalla parola del Buon Pastore che sempre ci ricerca e ci accoglie con gioia, preghiamo Dio per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo dicendo: Ascoltaci, o Signore.1. Perché i Pastori della Chiesa rivolgano di preferenza le loro attenzioni agli indifferenti e ai lontani, sull’esempio di Cristo Gesu. Preghiamo. 2. Perché i responsabili della pace nel mondo non abbiano paura di imitare il gesto di Dio che ci ha riconciliati in Cristo, quando ancora eravamo nemici, e sappiano rinunciare alla politica del «prestigio» affinché trionfi la giustizia e l’amore fra i popoli, preghiamo. 3. Perché i giovani, disgustati per il male che opera nel mondo, credano al Buon Pastore che guida la storia degli uomini sul giusto cammino tracciato con la sua Pasqua, preghiamo. 4. Perché coloro che si sentono feriti dal peccato o schiavi dell’egoismo, abbiano il coraggio di lasciarsi curare da Cristo accostandosi ai sacramenti del Perdono e dell’Eucaristia, che danno la vita, preghiamo. 5. (Altre intenzioni locali) O Dio, fa’ che possiamo associare le nostre sofferenze alla Passione del tuo dilettissimo Figlio per arricchire la tua Chiesa con il devoto omaggio della nostra riparazione. |
Preghiera sulle offerte Guarda, o Padre, all’immensa carità del Cuore del tuo Figlio, perché la nostra offerta sia a te gradita e ci ottenga il perdono di tutti i peccati. Per Cristo nostro Signore. |
PREFAZIO L’immenso amore di CristoÈ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Innalzato sulla croce, nel suo amore senza limiti donò la vita per noi, e dalla ferita del suo fianco effuse sangue e acqua, simbolo dei sacramenti della Chiesa, perché tutti gli uomini, attirati al Cuore del Salvatore, attingessero con gioia alla fonte perenne della salvezza. Per questo mistero, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo senza fine l’inno della tua gloria: Santo, … |
Antifona alla comunione Rallegratevi con me, perché la mia pecora perduta è stata ritrovata. (Cf. Lc 15,6)Oppure: Uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. (Gv 19,34) |
Preghiera dopo la comunione Il sacramento della carità, o Padre, ci infiammi di santo amore, perché, attratti sempre dal tuo Figlio, impariamo a riconoscerlo nei fratelli. Per Cristo nostro Signore. |
IL SANTO DEL GIORNO
www.santiebeati.it
I santi del 24 Giugno 2022
SACRO CUORE DI GESù – Solennità
La preoccupazione del Signore per la pecorella smarrita è ricordata nella liturgia del Sacro Cuore di Gesù. Il buon pastore ha tutto il cuore rivolto alle sue pecore, non a se stesso. Provvede ai loro bisogni, guarisce le loro ferite, le protegge dagli animali selvaggi. Conosce ogni pecora per nome e, quando le porta al pascolo, le chiama una per una. Si preoccupa in modo particolare della pecora che si è smarrita, non risparmiandosi pena alcuna pur di avere la gioia di ritrovarla. Una pecorell…
www.santiebeati.it/dettaglio/20280