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Nella nostra parrocchia giovedì 29 ottobre la Veglia Missionaria – Parrocchia San Francesco d'Assisi

Nella nostra parrocchia giovedì 29 ottobre la Veglia Missionaria

In occasione della Giornata Missionaria Mondiale i giovani della nostra comunità parrocchiale, quest’anno guidati da Giorgio Michetti e Andrea Bellomo, giovedì 29 ottobre, hanno accolto l’invito di organizzare una serata di preghiera, riflessioni e testimonianze sul significato di povertà, non come astrazione concettuale o gruppo di persone predestinate ma come presenza viva e vera in cui si incarna il messaggio evangelico. Alla veglia ha partecipato Don Federico con alcuni ospiti venuti a dare testimonianza, appunto, di come, anche attraverso gesti semplici e umili, si possa portare conforto ai più sfortunati e dimenticati; in alcuni casi anche partendo e vivendo in regioni più lontane, colpite da guerre ed epidemie. Il concetto di povertà è ben espresso d’altronde in uno dei brani letti durante la veglia, tratta dall’Enciclica papale “Evangeli Gaudium n.198”. “Per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. Dio concede loro la sua prima misericordia. Questa preferenza divina ha delle conseguenze nella vita di fede di tutti i cristiani, chiamati ad avere gli stessi sentimenti di Gesù. Ispirata da essa, la Chiesa ha fatto un’opzione per i poveri intesa come una forma speciale di primazia nell’esercizio della carità cristiana, della quale dà testimonianza tutta la tradizione della Chiesa (…) per questo desidero una chiesa povera per i poveri: essi hanno molto da insegnarci (…) siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro”. Emozioni e un pubblico molto attento, tra cui adulti e i componenti del coro parrocchiale, durante il racconto fatto da alcuni missionari laici: persone come noi che hanno scelto di rendersi utili in luoghi molto accidentati e funestati da malattie e morti. Ha parlato Federico, della sua permanenza in Tanzania, Rita, poi Michela e il marito Alessandro, infermiere, che nelle lunghe ore trascorse tra i degenti è riuscito a portare un sorriso anche a chi speranza non ce l’ha più. Quindi durante la veglia non sono mancati momenti di riflessione, accompagnati anche da due simboli, che rappresentano non solo la missione, ma la vita di ogni cristiano. Questi due simboli erano la Bibbia, guida nel nostro cammino, (perché tutti missionari siano persone di preghiera per poter diffondere l’amore per la preghiera, ascoltatori attenti della Parola per divenirne annunziatori credibili) e il grembiule, segno di umiltà e di servizio nei confronti del prossimo (segno di quell’amore misericordioso di Dio che si china sulla fragilità umana). Alla termine della serata, i giovani che avevano preparato un piccolo rinfresco in oratorio, hanno consegnato a tutti i presenti un segnalibro, con una scritta: “Volta pagina, ma lascia il SEGNO”. L’intento allora deve essere quello di crescere sempre, di non sentirci mai arrivati o realizzati, ma di continuare a camminare insieme per migliorarci, vivendo al meglio ogni nostra esperienza. Il segnalibro ha il compito di segnare il punto dove abbiamo lasciato il segno, oppure solamente dove ci siamo fermati, per ricordarci da dove dobbiamo ripartire.

 

 

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