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La tenerezza di Dio scoperta nella Croce – Parrocchia San Francesco d'Assisi

La tenerezza di Dio scoperta nella Croce

Il pellegrinaggio ad Assisi ha aperto il nuovo anno della Scuola per le famiglie

«Francesco ci insegna che la tenerezza valorizza ciò che è l’altro per noi stessi e che la fede è l’incontro con la tenerezza di Dio». In queste parole pronunciate dal vescovo Gianrico Ruzza nella piccola chiesa di San Damiano ad Assisi, c’è tutta l’essenza della due giorni “Radicarsi nell’amore per vivere con tenerezza” che ha dato il via al secondo anno del ciclo di incontri della Scuola della tenerezza interdiocesana per le famiglie.
Il cammino è ripartito con un weekend dedicato ad approfondire la spiritualità della tenerezza in san Francesco e santa Chiara. Prima tappa, sabato 27 ottobre, è stata la preghiera guidata dal presule presso la Porziuncola e la Cappella del Transito di Santa Maria degli Angeli. Nel pomeriggio le coppie e le famiglie hanno partecipato ad una catechesi itinerante che si è snodata lungo le vie e i luoghi più iconici della cittadina umbra, partendo dalla Chiesa Nuova fino alla Cattedrale di San Rufino. «Non abbiamo molti scritti di Francesco – ha spiegato il vescovo Gianrico – ma la cosa più importante che ci è pervenuta è il testamento. In quel documento c’è tutto: la misericordia è l’architrave del pensiero teologico. L’episodio del lebbroso e del bacio di Francesco – prosegue Ruzza – è il simbolo più forte che arriva fino a noi, prima ancora che lasci tutti i suoi beni». «San Francesco – spiega ancora il
presule – ci indica Gesù e ci rimanda al comandamento più grande: tutte le parole e le leggi dei profeti hanno sorgente e culmine nell’unico
comandamento dell’amore. La parola dell’amore è fondamentalmente una liturgia. Tutte le parole si traducono con amore».
Presso la Cattedrale il gruppo ha vissuto un momento di particolare fraternità partecipando al Battesimo della piccola Sofia, la primogenita della giovane coppia Eleonora e Daniele che sono iscritti al secondo anno della Scuola. Particolarmente intensa ed emozionate la preghiera e il rito presso il fonte battesimale. La Cattedrale di San Rufino, sotto il profilo cronologico, è il primo santuario del francescanesimo: lì furono battezzati Francesco e Chiara. Nella serata di sabato si è poi svolto l’incontro di presentazione dell’intero anno. «Abbiamo scelto come metafora la vita dell’albero – ha spiegato don Paolo Ferrari membro dell’equipe – partendo dal terreno che per noi è il contesto familiare di origine passando poi alle radici come la nostra solidità personale, fino al prato ovvero la capacità di far germogliare vita intorno a noi stessi. Arriveremo quindi al tronco in sostanza la capacità di crescere slanciandosi verso l’ignoto ed i rami: sarà l’occasione per approfondire la nostra capacità di espandere i rapporti».
Domenica, a conclusione della due giorni, dopo la Messa in San Damiano, si è tenuto l’incontro con don Carlo Rocchetta teologo della tenerezza e fondatore dell’omonima casa a Perugia. «La croce è il massimo segno della tenerezza di Dio – ha spiegato – ci rivela come essere tenerezza in senso verticale, verso Dio, e in senso orizzontale, verso tutti: c’è bisogno di tenerezza per salvare il mondo e per istruirlo nella maturità affettiva. La tenerezza è un progetto: ci si sposa per rendere felice l’altro non per essere felici noi stessi». Dopo il pranzo e il saluto alla comunità delle suore Alcantarine che hanno ospitato la due giorni, il gruppo è ripartito alla volta della Chiesa di San Francesco d’Assisi di Cerenova parrocchia del caro don Domenico Giannandrea, membro e formatore dell’equipe della tenerezza che purtroppo il 31 ottobre ci ha lasciato. «Una doccia gelata – spiega il vescovo Ruzza – don Mimmo purtroppo ci ha lasciato prematuramente. Con il coraggio, la bontà e la competenza che da sempre lo ha contraddistinto ci ha accompagnato e guidato anche alla scoperta della spiritualità della tenerezza». «Sentiremo la sua mancanza – concludono dall’equipe – la bellezza della condivisione, dello stare insieme, del mettersi al servizio degli altri e soprattutto il Dio di infinita tenerezza che ci ha fatto scoprire camminando con noi. Un Dio misericordioso, che ci ama nonostante le nostre imperfezioni. Ringraziamo il Signore per il grande dono che don Domenico è stato. Andremo avanti con lui che ci continuerà a seguire dall’alto».

di Matteo Marinaro
Fonte: chiesadicivitavecchia.it