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Liturgia – Pagina 337 – Parrocchia San Francesco d'Assisi

il vangelo di giovedì 9 giugno 2016, riflessione e liturgia

Vangelo + Dal Vangelo secondo Matteo Mt 5,20-26
Chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.

lectio-new-smallRIFLESSIONE

• Il testo del vangelo di oggi è collocato in un’unità più grande: Mt 5,20 fino a Mt 5,48. In essa Matteo ci mostra come Gesù interpretava e spiegava la Legge di Dio. Cinque volte ripete la frase: “Avete inteso che fu detto agli antichi, ma io vi dico!” (Mt 5,21.27.33.38.43). Secondo alcuni farisei, Gesù stava eliminando la legge. Ma era esattamente il contrario. Lui diceva. “Non pensate che sono venuto ad abolire la Legge ed i Profeti. Non sono venuto ad abolire, ma a completare. (Mt 5,17). Dinanzi alla Legge di Mosè, Gesù ha un atteggiamento di rottura e di continuità. Rompe con le interpretazioni sbagliate che si rinchiudevano nella prigione della lettera, ma riafferma in modo categorico l’obiettivo ultimo della legge: raggiungere la giustizia maggiore, che è l’Amore.

• Nelle comunità per le quali Matteo scrive il suo vangelo c’erano opinioni diverse rispetto alla Legge di Mosè. Per alcuni, non aveva più senso, per altri doveva essere osservata fino ai minimi dettagli. Per questo, c’erano molti conflitti e litigi. Alcuni dicevano degli altri che erano imbecilli ed idioti. Matteo cerca di aiutare i due gruppi a capire meglio il vero senso della Legge e presenta alcuni consigli di Gesù per aiutare a affrontare e superare i conflitti che sorgono nel seno della famiglia e nella comunità.

• Matteo 5,20: La vostra giustizia deve superare quella dei farisei. Questo primo verso dà la chiave generale di tutto ciò che segue in Mt 5,20-48. L’evangelista indica alle comunità come devono praticare la giustizia più grande che supera la giustizia degli scribi e dei farisei e che porterà all’osservanza piena della legge. Poi, dopo questa chiave generale sulla giustizia più grande, Matteo cita cinque esempi ben concreti di come praticare la Legge, in modo che la sua osservanza porti alla pratica perfetta dell’amore. Nel primo esempio del vangelo di oggi, Gesù rivela ciò che Dio voleva nel consegnare a Mosè il quinto comandamento: “Non uccidere!”

• Matteo 5,21-22: Non uccidere. “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.”(Es. 20,13) Per osservare pienamente questo quinto comandamento non basta evitare l’assassinio. Bisogna sradicare da dentro di sé tutto ciò che in un modo o nell’altro possa condurre all’assassinio, per esempio, l’ira, l’odio, il desiderio di vendetta, lo sfruttamento, etc. “chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio”. Ossia, chi si adira contro il fratello, merita già lo stesso castigo di condanna dal tribunaleche, secondo l’antica legge, era riservato all’assassino! E Gesù va molto più lontano. Vuole sradicare la radice dell’assassinio: Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Detto con altre parole, osservo veramente il comandamento “Non uccidere”se riesco a togliere dal mio cuore qualsiasi sentimento di ira che porta ad insultare il fratello. Cioè se giungo alla perfezione dell’amore.

• Matteo 5,23-24: Il culto perfetto voluto da Dio. “Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.” Per poter essere accettati da Dio, ed essere uniti a Lui, bisogna riconciliarsi con il fratello, con la sorella. Prima della distruzione del Tempio, nell’anno ‘70, quando i cristiani partecipavano ancora a pellegrinaggi a Gerusalemme per portare le loro offerte sull’altare del Tempio, loro ricordavano sempre questa frase di Gesù. Ora, negli anni 80, nel momento in cui Matteo scrive, il Tempio e l’Altare non esistevano più. La comunità stessa era passata ad essere il Tempio e l’Altare di Dio (1Cor 3,16).

• Matteo 5,25-26: Riconciliare. Uno dei punti su cui maggiormente insiste il vangelo di Matteo è la riconciliazione, poiché nelle comunità di quell’epoca c’erano molte tensioni tra i gruppi con tendenze diverse, senza dialogo. Nessuno voleva cedere dinanzi all’altro. Matteo illumina questa situazione con parole di Gesù sulla riconciliazione che richiedono accoglienza e comprensione. Poiché l’unico peccato che Dio non riesce a perdonare è la nostra mancanza di perdono agli altri (Mt 6,14). Per questo, cerca la riconciliazione, prima che sia troppo tardi!

• L’ideale della giustizia più grande. Per cinque volte, Gesù cita un comandamento o un’usanza dell’antica legge: Non uccidere (Mt 5,21), Non commettere adulterio (Mt 5,27), Non giurare il falso (Mt 5,33), Occhio per occhio, dente per dente Mt 5,38), Amare il prossimo e odiare il nemico (Mt 5,43). E per cinque volte, critica il modo antico di osservare questi comandamenti ed indica un cammino nuovo per raggiungere la giustizia, l’obiettivo della legge (Mt 5,22-26; 5, 28-32; 5,34-37; 5,39-42; 5,44-48). La parola Giustizia è presente sette volte nel Vangelo di Matteo (Mt 3,15; 5,6.10.20; 6,1.33; 21,32). L’ideale religioso dei giudei dell’epoca era “essere giusti davanti a Dio”. I farisei insegnavano: “La persona raggiunge la giustizia davanti a Dio quando osserva tutte le norme della legge in tutti i suoi dettagli!” Questo insegnamento generava un’oppressione legalistica e produceva molte angosce alle persone di buona volontà, poiché era molto difficile che una persona potesse osservare tutte le norme (Rom 7,21-24). Per questo, Matteo raccoglie parole di Gesù sulla giustizia mostrando che porta a superare la giustizia dei farisei (Mt 5,20). Per Gesù, la giustizia non viene da ciò che faccio per Dio osservando la legge, ma da ciò che Dio fa per me, accogliendomi con amore, come un figlio, una figlia. Il nuovo ideale che Gesù propone è questo: “Essere perfetto come il Padre del cielo è perfetto!” (Mt 5,48). Ciò vuol dire: io sarò giusto davanti a Dio, se cerco di accogliere e perdonare le persone come Dio mi accoglie e mi perdona gratuitamente, malgrado i miei molti difetti e peccati.

 

 

 

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liturgia

Giovedì della X settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Un giovane cristiano libanese, rapito e molestato duramente da un fanatico, non gli opponeva che un sorriso. Per quanto i colpi continuassero, il cristiano continuava a sorridere. Esasperato, il fanatico gridò: “Parla, di’ qualcosa! Non sei che un vigliacco! Smetti di sorridere o ti ammazzo”. Il cristiano rispose: “Fratello, se il tuo dovere di fanatico è di battermi, il mio dovere di cristiano è di perdonarti”.
Tre anni più tardi, il fanatico ricevette il battesimo. Il cristianesimo condivide con le altre religioni la fede in Dio, la giustizia e la carità, ma differisce in modo radicale per quanto riguarda la morale. Direi che è la religione dell’impossibile. La legge del taglione sostituisce quella della giungla (legge del più forte), mentre la legge di Cristo esige dall’uomo più di quanto egli possa umanamente dare. È che Dio ha un tale amore e una tale fiducia nell’uomo, che non ha potuto fare altro che deificarlo, e diventare a sua volta uomo, per confermarlo nella sua dimensione divina.
“Siate come Dio”, dice Cristo, “siate figli di Dio!”. Quale magnifica risposta alla tentazione del paradiso terrestre.
E l’uomo sarà figlio di Dio essendo più che giusto, oltrepassando i propri limiti, amando i suoi nemici dell’amore che comprende il perdono.
Questa fiducia, questa fede di Dio in noi, dovrebbe farci piangere di gratitudine e riempirci di forza e di fierezza. Sì, devo dirmi (e i santi lo testimoniano), sono capace, con Dio, di agire come lui, di amare come lui e di rifiutare ogni odio. Dio è in me, dunque con lui, per mezzo di lui, posso l’impossibile.

Antifona d’ingresso
Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
Proprio coloro che mi fanno del male
inciampano e cadono. (Sal 27,1-2)

 

Colletta
O Dio, sorgente di ogni bene,
ispiraci propositi giusti e santi
e donaci il tuo aiuto,
perché possiamo attuarli nella nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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Prima lettura

1Re 18,41-46
Elìa pregò e il cielo diede la pioggia.

Dal primo libro dei Re

In quei giorni, Elìa disse [al re] Acab: «Va’ a mangiare e a bere, perché c’è già il rumore della pioggia torrenziale». Acab andò a mangiare e a bere.
Elìa salì sulla cima del Carmelo; gettatosi a terra, pose la sua faccia tra le ginocchia. Quindi disse al suo servo: «Sali, presto, guarda in direzione del mare». Quegli salì, guardò e disse: «Non c’è nulla!». Elìa disse: «Tornaci ancora per sette volte». La settima volta riferì: «Ecco, una nuvola, piccola come una mano d’uomo, sale dal mare». Elìa gli disse: «Va’ a dire ad Acab: “Attacca i cavalli e scendi, perché non ti trattenga la pioggia!”».
D’un tratto il cielo si oscurò per le nubi e per il vento, e vi fu una grande pioggia. Acab montò sul carro e se ne andò a Izreèl. La mano del Signore fu sopra Elìa, che si cinse i fianchi e corse davanti ad Acab finché giunse a Izreèl.

Parola di Dio

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Salmo responsoriale

Sal 64

A te la lode, o Dio, in Sion.

Tu visiti la terra e la disseti,
la ricolmi di ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu prepari il frumento per gli uomini.

Così prepari la terra:
ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli.

Coroni l’anno con i tuoi benefici,
i tuoi solchi stillano abbondanza.
Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.

Canto al Vangelo (Gv 13,34)
Alleluia, alleluia.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Alleluia.

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Vangelo

Mt 5,20-26
Chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
A Dio, Padre di tutti gli uomini, domandiamo con fede di portare a compimento il suo progetto di amore. Preghiamo insieme e diciamo:
Sia fatta la tua volontà, Signore.Perché la Chiesa, nel nome di Cristo riconciliatore, si presenti a tutti i popoli con l’animo aperto al perdono e alla pace. Preghiamo:
Perché la convivenza umana non si regga principalmente sulla legge del diritto, ma su ogni gesto di amore, di amicizia e di buona volontà. Preghiamo:
Perché la giustizia delle nazioni cristiane per lunga tradizione, riconosca i diritti dei popoli poveri e promuova la perequazione dei beni. Preghiamo:
Perché aumenti sempre più la collaborazione e la stima tra i gruppi e i movimenti ecclesiali e vengano superati gli ostacoli del pregiudizio e della supremazia. Preghiamo:
Perché il perdono e l’amore precedano sempre qualsiasi atto di culto, e l’eucaristia divenga l’anticipazione della pace universale. Preghiamo:
Per la concordia nella famiglia.
Per gli avvocati e i giudici.O Signore, Padre di tutti gli uomini, non siamo capaci di amare e perdonare; donaci lo Spirito di riconciliazione perché possiamo offrirti con verità e sincerità questa offerta: Cristo Signore, che vive e regna con te nei secoli dei secoli. Amen.
Preghiera sulle offerte
Quest’offerta del nostro servizio sacerdotale
sia bene accetta al tuo nome, Signore,
e accresca il nostro amore per te.
Per Cristo nostro Signore.

 

Antifona di comunione
Il Signore è mia roccia e mia fortezza:
è lui, il mio Dio, che mi libera e mi aiuta. (Sal 18,3)Oppure:
Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio,
e Dio in lui. (1Gv 4,16)

 

Preghiera dopo la comunione
Signore, la forza risanatrice del tuo Spirito,
operante in questo sacramento,
ci guarisca dal male che ci separa da te
e ci guidi sulla via del bene.
Per Cristo nostro Signore.

 

IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 09 Giugno 2016
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Sant’ EFREM   Diacono e dottore della Chiesa – Memoria Facoltativa
Nisibi, attuale Nizip in Turchia, c. 306 – Edessa, Siria (attualmente Turchia), 9 giugno 373
Efrem nacque nel 306 a Nisibi, città della Mesopotamia governata con la forza della armi da Roma. Dei primi anni della sua vita si conoscono racconti molto diversi tra loro:…
www.santiebeati.it/dettaglio/27700

Beata ANNA MARIA TAIGI   Madre di famiglia, terziaria trinitaria
Siena, 29 maggio 1769 – Roma, 9 giugno 1837
Sposa esemplare e devota della Santissima Trinità. Sono le due caratteristiche di Anna Maria Taigi, nata Anna Maria Giannetti a Siena nel 1769 e vissuta a Roma dall’et&agrav…
www.santiebeati.it/dettaglio/33200

San GIUSEPPE DE ANCHIETA   Sacerdote gesuita
S. Cristobal de la Laguna (Tenerife), Canarie, 19 marzo 1534 – Anchieta (Brasile), 9 giugno 1597
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Il Vangelo di mercoledì 8 giugno 2016, riflessione e liturgia

Vangelo + Dal Vangelo secondo Matteo Mt 5,17-19
Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.

lectio-new-smallRiflessione
• Il Vangelo di oggi insegna come osservare la legge di Dio in modo tale che la sua pratica indichi in cosa consiste il pieno compimento della legge (Mt 5,17-19). Matteo scrive per aiutare le comunità dei giudei convertiti a superare le critiche dei fratelli di razza che li accusavano dicendo: “Voi siete infedeli alla Legge di Mosè”. Gesù stesso era stato accusato di infedeltà alla legge di Dio. Matteo ha la risposta chiarificatrice di Gesù nei riguardi dei suoi accusatori. Così dà una luce per aiutare le comunità a risolvere il loro problema.
• Usando immagini della vita quotidiana, con parole semplici e dirette, Gesù aveva detto che la missione della comunità, la sua ragion d’essere, è quella di essere sale e luce! Aveva dato alcuni consigli rispetto ad ognuna delle due immagini. Poi vengono due o tre brevi versi del Vangelo di oggi:
• Matteo 5,17-18: Neppure una iota passerà dalla legge. C’erano varie tendenze nelle comunità dei primi cristiani. Alcune pensavano che non fosse necessario osservare le leggi dell’Antico Testamento, perché siamo salvi per la fede in Gesù e non per l’osservanza della legge (Rom 3,21-26). Altri accettavano Gesù, Messia, ma non accettavano la libertà di Spirito con cui alcune comunità vivevano la presenza di Gesù. Pensavano che essendo giudei dovevano continuare ad osservare le leggi dell’AT (At 15,1.5). Ma c’erano cristiani che vivevano così pienamente nella libertà dello Spirito, che non guardavano più né la vita di Gesù di Nazaret, né l’AT ed arrivavano a dire: “Anatema Gesù!” (1Cor 12,3). Osservando queste tensioni, Matteo cerca un equilibrio tra i due estremi. La comunità deve essere uno spazio dove l’equilibrio può essere raggiunto e vissuto. La risposta data da Gesù a coloro che lo criticavano continuava ad essere ben attuale per le comunità: “Non sono venuto per abolire la legge, ma per dare compimento!” Le comunità non potevano essere contro la Legge, né potevano rinchiudersi nell’osservanza della legge. Come Gesù, dovevano dare un passo avanti, e dimostrare, nella pratica, qual era l’obiettivo che la legge voleva raggiungere nella vita delle persone, cioè, nella pratica perfetta dell’amore.
• Matteo 5,19: Non passerà nemmeno un segno. Ed a coloro che volevano disfarsi di tutta la legge, Matteo ricorda l’altra parola di Gesù: “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.” La grande preoccupazione del Vangelo di Matteo è mostrare che l’AT, Gesù di Nazaret e la vita nello Spirito non possono essere separati. I tre fanno parte dello stesso ed unico progetto di Dio e ci comunicano la certezza centrale della fede: il Dio di Abramo e di Sara è presente in mezzo alle comunità per la fede in Gesù di Nazaret che ci manda il suo Spirito.

 

 

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liturgia

Mercoledì della X settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Non è facile seguire Gesù. Per lui (e quindi per noi) la legge è stata stabilita per la nostra felicità. Ciò non piace agli
uomini d’oggi, che credono di sapere meglio del loro Creatore ciò che è bene per loro. Come i malati, che si credono più informati del loro medico sul trattamento più adatto al loro caso, o i bambini, che pensano di avere più esperienza educativa dei loro genitori.
Tanto Gesù è tenero verso i peccatori, quanto è intransigente verso il peccato. È quello che ci ricorda senza sosta il papa Giovanni Paolo II, percorrendo il mondo.
In ogni tempo gli uomini hanno voluto rimodellare il Vangelo secondo i loro desideri. E di qui il proliferare di sette. Si elimina tutto ciò che dà fastidio. Rileggiamo per esempio il discorso che tenne Paolo al governatore romano Felice(At 24,24-25). Felice mandò a chiamare Paolo per udirlo parlare della fede in Gesù Cristo. Ma siccome Paolo parlava di giustizia, di temperanza, di giudizio finale, Felice ebbe paura, e lo mandò via promettendo di richiamarlo più tardi, cosa che, naturalmente, si guardò bene dal fare.
Così molte persone sono infastidite quando un discorso tocca gli argomenti della continenza, del digiuno, del perdono, della giustizia o altro ancora. Essi lasciano la chiesa e trovano mille scuse per non rimettervi più piede. Ma in fondo a se stessi, nel profondo della loro solitudine, non hanno paura?
Siamo obiettivi: non c’è un Vangelo per i padroni e un altro per gli schiavi, un Vangelo per i ricchi e un altro per i poveri. Come non potranno mai esserci molti soli a brillare secondo le esigenze di ognuno. Certamente non è facile seguire Cristo. Eppure, egli ci ha detto: “Prendete il mio giogo sopra di voi… Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero” (Mt 11,29-30). Se il Signore l’ha pesato, fidiamoci di lui. Egli conosce i limiti delle nostre forze. Inoltre, tutti quelli che hanno seguito la sua legge con amore sono stati felici quaggiù… e “lassù”…

Antifona d’ingresso
Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
Proprio coloro che mi fanno del male
inciampano e cadono. (Sal 27,1-2)

 

Colletta
O Dio, sorgente di ogni bene,
ispiraci propositi giusti e santi
e donaci il tuo aiuto,
perché possiamo attuarli nella nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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Prima lettura

1Re 18,20-39
Questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore!

Dal primo libro dei Re

In quei giorni, [il re] Acab convocò tutti gli Israeliti e radunò i profeti [di Baal] sul monte Carmelo. Elìa si accostò a tutto il popolo e disse: «Fino a quando salterete da una parte all’altra? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!». Il popolo non gli rispose nulla.
Elìa disse ancora al popolo: «Io sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta. Ci vengano dati due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squartino e lo pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparerò l’altro giovenco e lo porrò sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Invocherete il nome del vostro dio e io invocherò il nome del Signore. Il dio che risponderà col fuoco è Dio!». Tutto il popolo rispose: «La proposta è buona!».
Elìa disse ai profeti di Baal: «Sceglietevi il giovenco e fate voi per primi, perché voi siete più numerosi. Invocate il nome del vostro dio, ma senza appiccare il fuoco». Quelli presero il giovenco che spettava loro, lo prepararono e invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: «Baal, rispondici!». Ma non vi fu voce, né chi rispondesse. Quelli continuavano a saltellare da una parte all’altra intorno all’altare che avevano eretto.
Venuto mezzogiorno, Elìa cominciò a beffarsi di loro dicendo: «Gridate a gran voce, perché è un dio! È occupato, è in affari o è in viaggio; forse dorme, ma si sveglierà». Gridarono a gran voce e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue. Passato il mezzogiorno, quelli ancora agirono da profeti fino al momento dell’offerta del sacrificio, ma non vi fu né voce né risposta né un segno d’attenzione.
Elìa disse a tutto il popolo: «Avvicinatevi a me!». Tutto il popolo si avvicinò a lui e riparò l’altare del Signore che era stato demolito. Elìa prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei figli di Giacobbe, al quale era stata rivolta questa parola del Signore: «Israele sarà il tuo nome». Con le pietre eresse un altare nel nome del Signore; scavò intorno all’altare un canaletto, della capacità di circa due sea di seme. Dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna. Quindi disse: «Riempite quattro anfore d’acqua e versatele sull’olocausto e sulla legna!». Ed essi lo fecero. Egli disse: «Fatelo di nuovo!». Ed essi ripeterono il gesto. Disse ancora: «Fatelo per la terza volta!». Lo fecero per la terza volta. L’acqua scorreva intorno all’altare; anche il canaletto si riempì d’acqua.
Al momento dell’offerta del sacrificio si avvicinò il profeta Elìa e disse: «Signore, Dio di Abramo, di Isacco e d’Israele, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose sulla tua parola. Rispondimi, Signore, rispondimi, e questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore!».
Cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l’acqua del canaletto. A tal vista, tutto il popolo cadde con la faccia a terra e disse: «Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!».

Parola di Dio

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Salmo responsoriale

Sal 15

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu,
solo in te è il mio bene».

Moltiplicano le loro pene
quelli che corrono dietro a un dio straniero.
Io non spanderò le loro libagioni di sangue,
né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi.

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Canto al Vangelo (Sal 24,4)
Alleluia, alleluia.
Insegnami, mio Dio, i tuoi sentieri,
guidami nella tua fedeltà e istruiscimi.
Alleluia.

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Vangelo

Mt 5,17-19
Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Rivolgiamoci con fiducia a Dio, fonte della rivelazione, perché ci aiuti ad osservare sempre i suoi comandamenti e a vivere nel suo amore. Preghiamo insieme dicendo:
Insegnaci i tuoi sentieri, Signore.Per il Papa, i vescovi e i sacerdoti, perché siano fedeli alla parola di Dio e la annuncino sempre con verità. Preghiamo:
Per il popolo ebreo, perché veda nel Cristo il compimento pieno alla sua attesa di salvezza. Preghiamo:
Per i responsabili della vita pubblica, perché nella loro azione legislativa rispettino sempre i diritti e la coscienza degli uomini. Preghiamo:
Per i sofferenti, perché docili all’azione dello Spirito Santo collaborino alla salvezza del mondo. Preghiamo:
Per la nostra comunità, perché non si esaurisca nell’osservanza sterile dei precetti, ma viva costantemente la legge dell’amore. Preghiamo:
Per la purificazione della nostra fede.
Perché nessuna legge umana sia contraria alla legge di Dio.

O Signore Dio, che ci hai affidato la tua legge per la nostra vita, aiutaci a non disprezzare nessuno dei tuoi comandi, e a migliorare sempre più il nostro amore al prossimo. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Quest’offerta del nostro servizio sacerdotale
sia bene accetta al tuo nome, Signore,
e accresca il nostro amore per te.
Per Cristo nostro Signore.

 

Antifona di comunione
Il Signore è mia roccia e mia fortezza:
è lui, il mio Dio, che mi libera e mi aiuta. (Sal 18,3)Oppure:
Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio,
e Dio in lui. (1Gv 4,16)

 

Preghiera dopo la comunione
Signore, la forza risanatrice del tuo Spirito,
operante in questo sacramento,
ci guarisca dal male che ci separa da te
e ci guidi sulla via del bene.
Per Cristo nostro Signore.

 

 

IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 08 Giugno 2016
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San MEDARDO   Vescovo
Vermandois (Francia)? – Saint-Quentin (Francia), ca. 560
Suo padre è uno dei Franchi conquistatori della Gallia. Sua madre è di famiglia gallo-romana: appartiene ai nobili del popolo “conquistato”. Medardo, fa par…
www.santiebeati.it/dettaglio/56400

San GUGLIELMO DI YORK
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San GIACOMO BERTHIEU   Sacerdote gesuita, martire
Monlogis, Francia, 26 novembre 1838 – Ambiatibé, Madagascar , 8 giugno 1896
Nacque in Francia a Polminhac il 26 novembre 1838 e morì martire ad Ambiatibé (Madagascar) l’8 giugno 1896. Dopo aver studiato nei seminari di Pleaux e di Saint-Flour…
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Il Vangelo di martedì 7 giugno 2016, riflessione e liturgia

Vangelo + Dal Vangelo secondo Matteo Mt 5,13-16
Voi siete la luce del mondo.

lectio-new-smallRIFLESSIONE

• Ieri, nel meditare le beatitudini, siamo passati per la porta d’entrata del Discorso della Montagna (Mt 5,1-12). Nel vangelo oggi riceviamo un’importante istruzione sulla missione della Comunità. Deve essere il sale della terra e la luce del mondo (Mt 5,13-16). Il sale non esiste per sé, ma per dare sapore al cibo. La luce non esiste per sé, ma per illuminare il cammino. La comunità non esiste per sé, ma per servire la gente. All’epoca in cui Matteo scriveva il suo vangelo, questa missione stava diventando difficile per le comunità convertite dei giudei. Malgrado vivessero nell’osservanza fedele della legge di Mosè, le stavano espellendo dalle sinagoghe, tagliate dal loro passato giudeo. In quanto a questo, tra i pagani convertiti, alcuni dicevano: “Dopo la venuta di Gesù, la Legge di Mosè era superata”. Tutto questo causava tensioni ed incertezze. L’apertura di alcuni sembrava criticare l’osservanza di altri, e viceversa. Questo conflitto generò una crisi che portò a rinchiudersi nella propria posizione. Alcuni volevano andare avanti, altri volevano mettere la luce sotto il tavolo. Molti si chiedevano: “In definitiva, qual è la nostra missione?” Ricordando ed attualizzando le parole di Gesù, il vangelo di Matteo cerca di aiutarli.

• Matteo 5,13-16: Sale della terra. Usando immagini della vita di ogni giorno, con parole semplici e dirette, Gesù fa sapere qual è la missione e la ragion d’essere di una comunità cristiana: essere sale. In quel tempo, con il caldo che faceva, la gente e gli animali avevano bisogno di consumare molto sale. Il sale, consegnato dal fornitore in grandi blocchi nella piazza pubblica, era consumato dalla gente. Ciò che rimaneva, cadeva in terra e perdeva il suo sapore. “Non serve più a nulla, salvo essere gettato via e calpestato dagli uomini”. Gesù evoca questa usanza per chiarire ai discepoli e alle discepole la missione che devono svolgere.

• Matteo 5,14-16: Luce del mondo. Il paragone è ovvio. Nessuno accende una candela per metterla sotto un moggio. Una città posta in cima ad una collina, non riesce a rimanere nascosta. La comunità deve essere luce, deve illuminare. Non deve aver paura di far vedere il bene che fa. Non lo fa per farsi vedere, ma ciò che fa può farsi vedere. Il sale non esiste per se stesso. La luce non esiste per sé! Così deve essere la comunità. Non può rimanere rinchiusa in se stessa. “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.”

• Matteo 5,17-19: Non passerà neppure un iota della legge. Tra i giudei convertiti c’erano due tendenze. Alcuni pensavano che non era necessario osservare le leggi dell’AT, perché siamo salvati per la fede in Gesù e non per l’osservanza della Legge (Rom 3,21-26). Altri pensavano che loro dovevano continuare ad osservare le leggi dell’AT (At 15,1-2). In ciascuna delle due tendenze c’erano gruppi più radicali. Dinanzi a questo conflitto, Matteo cerca un equilibrio, al di là dei due estremi. La comunità deve essere lo spazio, dove questo equilibrio possa essere raggiunto e vissuto. La risposta data da Gesù continuava ad essere molto attuale: “Non sono venuto ad abolire la legge, ma a darle pieno compimento!” Le comunità non possono essere contro la Legge, né possono rinchiudersi nell’osservanza delle legge. Come ha fatto Gesù, devono dare un passo, e mostrare in modo pratico che l’obiettivo che la legge vuole raggiungere nella vita è la pratica perfetta dell’amore.

• Le diverse tendenze nelle prime comunità cristiane. Il piano di salvezza ha tre tappe unite tra di esse dalla vita: a) l’Antico Testamento: il cammino del popolo ebreo, orientato dalla Legge di Dio; b) La vita di Gesù di Nazaret: rinnova la Legge di Mosè partendo dalla sua esperienza di Dio, Padre e Madre; c) La vita delle Comunità: attraverso lo Spirito di Gesù, cercavano di vivere la vita come la visse Gesù. L’unità di queste tre tappe genera la certezza della fede che Dio sta in mezzo a noi. Gli intenti di rompere o indebolire l’unità di questo piano di salvezza generavano vari gruppi e tendenze nelle comunità:

i) I farisei non riconoscevano Gesù Messia ed accettavano solo l’AT. Nelle comunità c‘era gente che simpatizzava con la linea dei farisei (At 15,5).

ii) Alcuni giudei convertiti accettavano Gesù, Messia, ma non accettavano la libertà di Spirito con cui le comunità vivevano la presenza di Gesù risorto (At 15,1).

iii) Altri, sia giudei che pagani convertiti, pensavano che con Gesù era giunta la fine dell’AT. D’ora in poi, solo Gesù e la vita nello Spirito.

iv) C’erano anche cristiani che vivevano così pienamente la vita nella libertà dello Spirito, che non seguivano più la vita di Gesù di Nazaret, né l’Antico Testamento (1Cor 12,3).

v) Ora, la grande preoccupazione del vangelo di Matteo è quella di mostrare che l’AT, Gesù di Nazaret e la vita nello Spirito non possono essere separati. I tre fanno parte dello stesso ed unico progetto di Dio e ci comunicano la certezza centrale della fede: il Dio di Abramo e di Sara è presente in mezzo alle comunità per la fede in Gesù di Nazaret.

 

 

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liturgia

Martedì della X settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Signore, esageri un po’! Io il sale della terra? Io la luce del mondo? Come è possibile?
Se queste parole mi fossero state rivolte da un adulatore, non mi avrebbero certo montato la testa come invece accade alle persone piene di sé che esultano delle lodi. Ma, poiché esse vengono da te, non possono essere che parole vere. Allora mi scuotono, mi obbligano a riflettere, a meditare, a cercare di capirne fino in fondo il senso.
Mi raccolgo e sento la tua presenza in me. Tu sei in me e agisci in me e attraverso di me. Vedi con i miei occhi, senti con le mie orecchie, parli con la mia lingua, ami con il mio cuore. Come non essere, allora, il sale e la luce del mondo, dal momento che sono il tuo tabernacolo?
Signore, fa’ che io resti sempre fedele alla tua presenza in me, e che le persone che incontro sul mio cammino vedano in me il tuo volto.

Antifona d’ingresso
Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
Proprio coloro che mi fanno del male
inciampano e cadono. (Sal 27,1-2)

 

Colletta
O Dio, sorgente di ogni bene,
ispiraci propositi giusti e santi
e donaci il tuo aiuto,
perché possiamo attuarli nella nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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Prima lettura

1Re 17,7-16
La farina della giara non meno venne secondo la parola del Signore.

Dal primo libro dei Re

In quei giorni, il torrente [nei cui pressi Elìa si era nascosto] si seccò, perché non era piovuto sulla terra. Fu rivolta a lui la parola del Signore: «Àlzati, va’ a Sarèpta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedova di sostenerti». Egli si alzò e andò a Sarèpta.
Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elìa le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”».
Quella andò e fece come aveva detto Elìa; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elìa.

Parola di Dio

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Salmo responsoriale

Sal 4

Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.

Oppure:
Il Signore fa prodigi per il suo fedele.

Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia!
Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
Fino a quando, voi uomini, calpesterete il mio onore,
amerete cose vane e cercherete la menzogna?

Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
il Signore mi ascolta quando lo invoco.
Tremate e più non peccate,
nel silenzio, sul vostro letto, esaminate il vostro cuore.

Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».
Hai messo più gioia nel mio cuore
di quanta ne diano a loro grano e vino in abbondanza.

Canto al Vangelo (Mt 5,16)
Alleluia, alleluia.
Risplenda la vostra luce davanti agli uomini,
perché vedano le vostre opere buone
e rendano gloria al Padre vostro.
Alleluia.

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Vangelo

Mt 5,13-16
Voi siete la luce del mondo.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Al Dio della bontà rivolgiamo le nostre invocazioni, perché la nostra vita sia un canto di lode perenne alla sua bontà. Diciamo insieme:
Donaci la tua vita, Signore.Per la Chiesa di Dio: la sua presenza nella storia sia manifestazione della bontà e dell’azione del Padre. Preghiamo:
Per i governanti: il loro impegno promuova condizioni di vita più umane e favorisca lo sviluppo della coscienza. Preghiamo:
Per coloro che vivono nella sofferenza: il loro dolore illumini e dia senso alla vita di molti. Preghiamo:
Per tutti gli uomini: di fronte alla responsabilità non si lascino prendere dall’indifferenza, ma vivano ogni impegno con serietà e dedizione. Preghiamo:
Per la nostra comunità: risvegli nel quartiere la luce della fede e il calore della carità. Preghiamo:
Per chi risponde con prontezza alla chiamata di Dio.
Per chi teme la provvidenza di Dio.

Padre, che ci hai chiamati alla fede perché fossimo sale della terra e luce del mondo, aiutaci a non tradire mai le attese del tuo Figlio Gesù, perché tutti gli uomini rendano gloria a te che sei benedetto nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera sulle offerte
Quest’offerta del nostro servizio sacerdotale
sia bene accetta al tuo nome, Signore,
e accresca il nostro amore per te.
Per Cristo nostro Signore.

 

Antifona di comunione
Il Signore è mia roccia e mia fortezza:
è lui, il mio Dio, che mi libera e mi aiuta. (Sal 18,3)Oppure:
Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio,
e Dio in lui. (1Gv 4,16)

 

Preghiera dopo la comunione
Signore, la forza risanatrice del tuo Spirito,
operante in questo sacramento,
ci guarisca dal male che ci separa da te
e ci guidi sulla via del bene.
Per Cristo nostro Signore.

 

IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 07 Giugno 2016
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Sant’ ANTONIO MARIA GIANELLI   Vescovo
Carro, La Spezia, 12 aprile 1789 – Piacenza, 7 giugno 1846
Nato il 12 aprile 1789, a Cereta, presso Chiavari, Antonio Maria Gianelli entrò in seminario a 19 anni e fu ordinato sacerdote quattro anni dopo. Insegnante di lettere e di …
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San ROBERTO DI NEWMINSTER   Abate cistercense
Gargrave (York) XI sec. – Newminster 6 giugno 1159
Nacque a Gargrave nella contea di York verso la fine dell’XI secolo. Rientrato in Inghilterra da Parigi dove aveva frequentato l’Università venne ordinato sacerdote e inviato come …
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San COLOMAN (COLMAN) DI DRUIM MOR   Vescovo e abate
sec. VI
Fondò, in Irlanda, il monastero di Dromore, a sud-ovest di Belfast, che diventò poi sede episcopale. Diresse come vero pastore il monastero e la diocesi. Morì …
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Il Vangelo di lunedì 6 giugno 2016, riflessione e liturgia

Vangelo + Dal Vangelo secondo Matteo Mt 5,1-12
Beati i poveri in spirito.

lectio-new-smallRIFLESSIONE

• Da oggi, inizio della 10a Settimana del Tempo Ordinario, fino alla 21ª Settimana del Tempo Ordinario, i vangeli quotidiani sono tratti dal vangelo di Matteo. A partire dalla 22ª Settimana del Tempo Ordinario, fino al termine dell’anno liturgico, sono tratti dal vangelo di Luca.

• Nel vangelo di Matteo, scritto per le comunità di giudei convertiti della Galilea e Siria, Gesù è presentato come il nuovo Mosè, il nuovo legislatore. Nell’AT la Legge di Mosè venne codificata in cinque libri: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Imitando l’antico modello, Matteo presenta la Nuova Legge in cinque grandi discorsi sparsi nel vangelo: a) Il Discorso della Montagna (Mt 5,1 a 7,29); b) Il Discorso della Missione (Mt 10,1-42); c) Il Discorso delle Parabole (Mt 13,1-52); d) Il Discorso della Comunità (Mt 18,1-35); e) il Discorso del Futuro del Regno (Mt 24,1 a 25,46). Le parti narrative, intercalate tra i cinque Discorsi, descrivono la pratica di Gesù e mostrano come osservava la nuova Legge e la incarnava nella sua vita.

• Matteo 5,1-2: Il solenne annuncio della Nuova Legge. D’accordo con il contesto del vangelo di Matteo, nel momento in cui Gesù pronuncia il Discorso della Montagna, c’erano appena quattro discepoli con lui (cf. Mt 4,18-22). Poca gente. Ma una moltitudine immensa stava dietro di lui (Mt 4,25). Nell’AT, Mosè salì sul monte Sinai per ricevere la Legge di Dio. Come avvenne con Mosè, Gesù sale sulla Montagna e, guardando la folla, proclama la Nuova Legge. E’ significativo il modo solenne con cui Matteo introduce la proclamazione della Nuova Legge: “Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola li ammaestrava dicendo: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. Le otto Beatitudini aprono in modo solenne il “Discorso della Montagna”. In esse Gesù definisce chi può essere considerato beato, chi può entrare nel Regno. Sono otto categorie di persone, otto porte di ingresso per il Regno, per la Comunità. Non ci sono altre entrate! Chi vuole entrare nel Regno dovrà identificarsi almeno con una di queste otto categorie.

• Matteo 5,3: Beati i poveri in spirito. Gesù riconosce la ricchezza e il valore dei poveri (Mt 11,25-26). Definisce la propria missione in questi termini: “annunciare la Buona Novella ai poveri” (Lc 4,18). Lui stesso vive da povero. Non possiede nulla per sé, nemmeno una pietra su cui reclinare il capo (Mt 8,20). E a chi vuole seguirlo, ordina di scegliere: o Dio, o il denaro! (Mt 6,24). Nel vangelo di Luca si dice: “Beati voi poveri!” (Lc 6,20). Ma chi è il “povero in spirito”? E’ il povero che ha lo stesso spirito che animò Gesù. Non è il ricco, nemmeno il povero con la mentalità di ricco. Bensì è il povero che, come fa Gesù, pensa ai poveri e ne riconosce il valore. E’ il povero che dice: “Penso che il mondo sarà migliore quando il minore che soffre pensa al minore”.

1. Beati i poveri in spirito => di essi è il Regno dei Cieli
2. Beati i miti => erediteranno la terra
3. Beati gli afflitti => saranno consolati
4. Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia => saranno saziati
5. Beati i misericordiosi => otterranno misericordia
6. Beati i puri di cuore => vedranno Dio
7. Beati i promotori di pace => saranno figli di Dio
8. Beati i perseguitati per causa della giustizia => di essi è il regno dei cieli

• Matteo 5,4-9: Il nuovo progetto di vita. Ogni volta che nella Bibbia si cerca di rinnovare l’Alleanza, si ricomincia ristabilendo il diritto dei poveri e degli esclusi. Senza di questo, l’Alleanza non si rifà! Così facevano i profeti, così fa Gesù. Nelle beatitudini, Gesù annuncia il nuovo Progetto di Dio che accoglie i poveri e gli esclusi. Denuncia il sistema che esclude i poveri e che perseguita coloro che lottano per la giustizia. La prima categoria dei “poveri in spirito” e l’ultima categoria dei “perseguitati per causa della giustizia” ricevono la stessa promessa del Regno dei Cieli. E la ricevono fin da ora, nel presente, poiché Gesù dice “di essi è il Regno!” Il Regno è già presente nella loro vita. Tra la prima e l’ultima categoria, ci sono sei altre categorie che ricevono la promessa del Regno. In esse appare il nuovo progetto di vita che vuole ricostruire la vita nella sua totalità mediante un nuovo tipo di rapporto: con i beni materiali (1a coppia); con le persone tra di loro (2a coppia); con Dio (3a coppia). La comunità cristiana deve essere un esempio di questo Regno, un luogo dove il Regno comincia a prendere forma fin da ora.

• Le tre coppie: Prima coppia: i miti e gli afflitti: I miti sono i poveri di cui parla il salmo 37. Loro sono stati privati delle loro terre e le erediteranno di nuovo (Sal 37,11; cf Sal 37.22.29.34). Gli afflitti sono coloro che piangono dinanzi all’ingiustizia nel mondo e nella gente (cf. Sal 119,136; Ez 9,4; Tb 13,16; 2Pd 2,7). Queste due beatitudini vogliono ricostruire il rapporto con i beni materiali: il possesso della terra ed il mondo riconciliato.

Seconda coppia: coloro che hanno fame e sete di giustizia ed i misericordiosi: Coloro che hanno fame e sete di giustizia sono coloro che desiderano rinnovare la convivenza umana, in modo che sia di nuovo d’accordo con le esigenze della giustizia. I misericordiosi sono coloro che hanno il cuore nella miseria degli altri perché vogliono eliminare le disuguaglianze tra fratelli e sorelle. Queste due beatitudini vogliono ricostruire il rapporto tra le persone mediante la pratica della giustizia e della solidarietà.

Terza coppia: i puri di cuore ed i pacifici: I puri di cuore sono coloro che hanno uno sguardo contemplativo che permette loro di percepire la presenza di Dio in tutto. Coloro che promuovono la pace saranno chiamati figli di Dio, perché si sforzano affinché una nuova esperienza di Dio possa penetrare il tutto e riesca ad integrare il tutto. Queste due beatitudini vogliono ricostruire il rapporto con Dio: vedere la presenza di Dio che agisce in tutto, ed essere chiamati figlio e figlia di Dio.

• Matteo 5,10-12: I perseguitati per causa della giustizia e del vangelo. Le beatitudini dicono esattamente il contrario di ciò che dice la società in cui viviamo. Infatti, nella società il perseguitato per la giustizia è considerato un infelice. Il povero è un infelice. Beato è colui che ha denaro e può andare al supermercato e spendere come vuole. Beato è colui che ha fama e potere. Gli infelici sono i poveri, coloro che piangono! In televisione, i teleromanzi divulgano questo mito della persona felice e realizzata. E senza che ce ne rendiamo conto, diventano il modello di vita per molti di noi. C’è ancora posto nella nostra società per queste parole di Gesù: “Beati i perseguitati per causa della giustizia e del vangelo! Beati i poveri! Beati coloro che piangono!”? E per me, che sono cristiano o cristiana, di fatto chi è beato?

 

 

 

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liturgia

Lunedì della X settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde
Beato chi…!
Questa espressione, comune nei Salmi e nei libri sapienziali, torna sulle labbra del Signore all’inizio del suo discorso sulla montagna.
Il salmista e i profeti pensavano che la felicità o la beatitudine fossero concesse ai giusti osservanti della legge, che temevano Dio, che si fidavano di Dio, che adoravano Dio… Ma sono concesse anche ai misericordiosi, ai provati e ai genitori di famiglie numerose. Gesù, che non è venuto ad abolire ma a completare, conservando la fondatezza di queste antiche beatitudini, ne aggiunge altre dieci. Esse danno piuttosto un orientamento al senso della beatitudine. Se l’Antico Testamento riconosce la beatitudine agli adoratori del vero Dio, Gesù ci dice chi sono i veri adoratori del Dio di Abramo: sono i poveri di spirito, i miti, gli affamati di giustizia, i misericordiosi, i cuori puri.
Se l’Antico Testamento chiama “beati” coloro che si rifugiano in Dio, che si affidano a lui, Gesù ci dice chi sono, per eccellenza, quelli che sono attesi da Dio, per essere consolati e protetti. Sono gli afflitti, gli assetati di giustizia e di legge, i perseguitati, i martiri!
Noi siamo dei veri adoratori? Siamo i veri figli di Dio?

Antifona d’ingresso
Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
Proprio coloro che mi fanno del male
inciampano e cadono. (Sal 27,1-2)

 

Colletta
O Dio, sorgente di ogni bene,
ispiraci propositi giusti e santi
e donaci il tuo aiuto,
perché possiamo attuarli nella nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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Prima lettura

1Re 17,1-6
Elìa stava alla presenza del Signore, Dio d’Israele.

Dal primo libro dei Re

In quei giorni, Elìa, il Tisbita, uno di quelli che si erano stabiliti in Gàlaad, disse ad Acab: «Per la vita del Signore, Dio d’Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo comanderò io».
A lui fu rivolta questa parola del Signore: «Vattene di qui, dirigiti verso oriente; nasconditi presso il torrente Cherìt, che è a oriente del Giordano. Berrai dal torrente e i corvi per mio comando ti porteranno da mangiare».
Egli partì e fece secondo la parola del Signore; andò a stabilirsi accanto al torrente Cherìt, che è a oriente del Giordano. I corvi gli portavano pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera; egli beveva dal torrente.

Parola di Dio

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Salmo responsoriale

Sal 120

Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra.

Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra.

Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d’Israele.

Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.

Il Signore ti custodirà da ogni male:
egli custodirà la tua vita.
Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.

Canto al Vangelo (Mt 5,12)
Alleluia, alleluia.
Rallegratevi ed esultate,
perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Alleluia.

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Vangelo

Mt 5,1-12
Beati i poveri in spirito.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Nel nome di coloro che sono chiamati beati da Cristo, domandiamo al Padre che il suo nome venga glorificato da ogni uomo. Diciamo insieme:
Venga il tuo regno, Signore.Per chi offre con semplicità la propria vita e attende tutto da te:
Per i semplici e i puri di cuore, ai quali tu riveli il tuo mistero:
Per chi ama e perdona come tu ami e perdoni:
Per chi soffre per la verità e la giustizia e confida nell’adempimento delle tue promesse:
Per chi instancabilmente fa opera di pace preannunciando i tempi futuri:
Per chi spende la vita per te e per i fratelli:
Per la tua Chiesa che santifichi con la tua presenza:
Per la vergine Maria, figlia di Sion e serva della Parola:
Per i santi che già contemplano la gloria del tuo volto:
Per Cristo povero e obbediente, icona del tuo amore:Padre di infinita bontà, che per tutti gli uomini prepari un posto nel tuo regno, apri il nostro cuore alla nuova legge di Cristo e aiutaci a viverla con semplicità e letizia. Così ti loderemo nei secoli dei secoli. Amen.
Preghiera sulle offerte
Quest’offerta del nostro servizio sacerdotale
sia bene accetta al tuo nome, Signore,
e accresca il nostro amore per te.
Per Cristo nostro Signore.

 

Antifona di comunione
Il Signore è mia roccia e mia fortezza:
è lui, il mio Dio, che mi libera e mi aiuta. (Sal 18,3)Oppure:
Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio,
e Dio in lui. (1Gv 4,16)

 

Preghiera dopo la comunione
Signore, la forza risanatrice del tuo Spirito,
operante in questo sacramento,
ci guarisca dal male che ci separa da te
e ci guidi sulla via del bene.
Per Cristo nostro Signore.

 

 

IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 06 Giugno 2016
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San NORBERTO   Vescovo – Memoria Facoltativa
Xanten, Germania, 1080-1085 – Magdeburgo, 6 giugno 1134
San Norberto è il fondatore, nel 1121, di un antico ordine monastico, che però si dedicò anche all’evangelizzazione “ad extra”, anticipando cos&igrav…
www.santiebeati.it/dettaglio/27650

San MARCELLINO CHAMPAGNAT
Marlhes (Loira, Francia), 20 maggio 1789 – St. Chamond (Loira), 6 giugno 1840
Nato a Marlhes (Loire) il 20 maggio 1789, è un anticipatore dei metodi educativi moderni. Studente non brillante, a 16 anni viene accettato nel seminario minore di Verrières, anche…
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Santa PAOLINA E FAMILIARI   Martiri
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Il Vangelo di venerdì 3 giugno 2016, riflessione e liturgia

Vangelo + Dal Vangelo secondo Luca Lc 15,3-7
Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta.

 lectio-new-smallIl contesto:

Questo brevissimo brano costituisce solo l’inizio del grande cap. 15 del Vangelo di Luca, un cap. centralissimo, quasi il cuore del Vangelo e del suo messaggio. Qui, infatti, sono racchiusi i tre racconti della misericordia, come in un’unica parabola: la pecora, la moneta e il figlio sono immagini di un’unica realtà, portano in sé tutta la ricchezza e la preziosità dell’uomo davanti agli occhi di Dio, il Padre. Qui sta il significato ultimo dell’incarnazione e della vita di Cristo nel mondo: la salvezza di tutti, Giudei o Greci, schiavi o liberi, uomini o donne. Nessuno deve rimanere fuori dal banchetto della misericordia.
Infatti proprio il cap. precedente a questo ci racconta dell’invito alla mensa del re e consegna anche a noi questa chiamata: “Venite, tutto è pronto!”. Dio ci aspetta, accanto al posto che ha preparato per noi, per farci suoi commensali, per rendere anche noi partecipi della sua gioia.

c) La struttura:

Il v. 3 fa da introduzione e ci ricollega alla situazione precedente, cioè quella in cui Luca descrive il movimento gioioso, di amore e conversione, dei peccatori e dei pubblicani, i quali, senza paure, continuano ad avvicinarsi a Gesù per ascoltarlo. E’ qui che si innesca la mormorazione, la rabbia, la critica e quindi il rifiuto dei farisei e degli scribi, convinti di avere in se stessi la giustizia e la verità.
Quindi la parabola che segue, strutturata in tre racconti, vuole essere la risposta di Gesù a queste mormorazioni; in fondo, risposta alle nostre critiche, ai nostri borbottamenti contro di Lui e il suo amore inspiegabile.
Il v. 4 si apre con una domanda retorica, che suppone già una risposta negativa: nessuno agirebbe come il buon pastore, come Cristo. E invece proprio lì, nel suo comportamento, nel suo amore per noi, per tutti, sta la verità di Dio. I vv. 5 e 6 raccontano la storia, descrivono le azioni, i sentimenti del pastore: la sua ricerca, la sua fatica, la sua gioia che diventa tenerezza e cura per la pecora ritrovata, la condivisione di questa gioia con gli amici. Alla fine, col v. 7, Luca vuole dipingere il volto di Dio, personificato nel Cielo: Egli aspetta con ansia il ritorno di tutti i suoi figli. E’ un Dio, un Padre che ama i peccatori, che si riconoscono bisognosi della sua misericordia, del suo abbraccio e non può compiacersi di coloro che si credono giusti e rimangono lontano da Lui.

2. MEDITARE LA PAROLA

a) Un momento di silenzio orante:

Ora, come i pubblicani e i peccatori, anch’io desidero avvicinarmi al Signore Gesù per ascoltare le parole della sua bocca, per fare attenzione, col cuore e con la mente, a quanto Lui vuole dirmi. Mi apro, allora, mi lascio raggiungere dalla sua voce, dal suo sguardo su di me, che mi raggiunge fino in fondo…

b) Alcuni percorsi di approfondimento:

“Chi uomo tra voi?”

Bisogna partire da questa domanda fortissima di Gesù, rivolta ai suoi interlocutori di quel momento, ma rivolta ancora oggi anche a noi. Siamo messi seriamente di fronte a noi stessi, per capire chi siamo, come siamo nel profondo. “Chi è un vero uomo fra voi?”, dice Gesù. Come pochi versetti più sotto dirà: “Chi donna?”. E’ un po’ la stessa domanda che poneva il salmista, dicendo: “Che cos’è l’uomo?” (8, 5) e che ripeteva Giobbe, parlando con Dio: “Che cos’è quest’uomo?” (7, 17).

Dunque, noi qui, in questo brevissimo racconto di Gesù, in questa parabola della misericordia, troviamo la verità: arriviamo a comprendere chi è davvero uomo, tra noi. Ma per far questo, occorre che noi incontriamo Dio, nascosto in questi versetti, perché con Lui dobbiamo confrontarci, in Lui rispecchiarci e trovarci. Il comportamento del pastore con la sua pecora ci dice cosa dobbiamo fare, come dobbiamo essere e ci svela come siamo in realtà, mette a nudo le nostre piaghe, la nostra profonda malattia. Noi, che ci crediamo déi, non siamo nemmeno uomini.

Vediamo il perché…

“novantanove – uno”

Ecco che la luce di Dio ci pone subito a confronto con una realtà molto forte, sconvolgente per noi. Incontriamo, in questo vangelo, un gregge, uno come tanti, abbastanza numeroso, forse di un uomo benestante: cento pecore. Numero perfetto, simbolico, divino. La pienezza dei figli di Dio, tutti noi, ciascuno, uno per uno, nessuno può rimanere escluso. Ma in questa realtà succede una cosa impensabile: si crea una divisione enorme, squilibrata al massimo. Da una parte 99 pecore e dall’altra una sola. Non c’è alcuna proporzione accettabile. Eppure queste sono le modalità di Dio. Ci viene subito da pensare e da chiederci a quale dei due gruppi noi apparteniamo. Siamo fra le 99? O siamo quell’unica, quella sola, così grande, così importante da fare da controparte a tutto il resto del gregge?

Guardiamo bene al testo. La pecora unica, quella sola, emerge subito dal gruppo perché si perde, si smarrisce, vive, insomma, un’esperienza negativa, pericolosa, forse mortale. Ma sorprendentemente il pastore non la lascia andare via così, non se ne lava le mani; anzi, abbandona le altre, che erano rimaste con lui e va in cerca di lei. Possibile una cosa del genere? Un abbandono di queste dimensioni può essere giustificato? Qui cominciamo ad entrare in crisi, perché sicuramente ci era venuto spontaneo classificarci tra le 99, rimaste fedeli. E invece il pastore se ne va e corre a cercare quella cattiva, quella che non meritava niente, se non la solitudine e l’abbandono che si era cercata da sé.

E poi cosa succede? Il pastore non si arrende subito, non pensa neanche di tornare indietro, sembra non preoccuparsi delle altre sue pecore, le 99. Il testo dice che lui “va su quella perduta, finché non la trova”. E’ interessantissima quella preposizione “su”; sembra quasi una fotografia del pastore, che si china col cuore, col pensiero, col corpo su quell’unica pecora. Scruta il terreno, cerca le sue orme, che lui sicuramente conosce e che ha inciso nelle sue palme (Is 49, 16); interroga il silenzio, per sentire se c’è ancora l’eco lontana dei suoi belati. La chiama per nome, le ripete il loro segnale convenzionale, quello col quale ogni giorno l’ha accolta e accompagnata. E finalmente la trova. Sì, non poteva che essere così. Ma non c’è punizione, non violenza, non durezza. Solo un amore infinito e una gioia traboccante. Dice Luca: “Se la pone sulle sue spalle tutto contento…”. E fa festa, a casa, con gli amici e i vicini. Il testo non racconta nemmeno che il pastore sia tornato nel deserto a riprendere le altre 99.

Davanti a tutto questo è chiaro, chiarissimo, che dovremmo essere noi quell’unica, quella sola pecora, così tanto amata, così preferita. Dovremmo riconoscere che ci siamo smarriti, che abbiamo peccato, che senza il pastore non siamo nulla. E’ questo il grande passaggio che la parola del Vangelo ci chiama a compiere, oggi: liberarci dal peso della nostra presunta giustizia, deporre il giogo della nostra autosufficienza e metterci, anche noi, dalla parte dei peccatori, degli impuri, dei ladri.

Ecco perché Gesù comincia chiedendoci: “Chi uomo tra voi?”.

“nel deserto”

Questo è il luogo dei giusti, di chi si crede a posto, senza peccato, senza macchia. Non sono ancora entrati nella terra promessa, stanno al di fuori, lontano, esclusi dalla gioia, dalla misericordia. Come quelli che non hanno accettato l’invito al banchetto del re e si sono tirati indietro, chi con una scusa, chi con un’altra.

Nel deserto e non nella casa, come quell’unica. Non alla tavola del pastore, dove c’è pane buono e sostanzioso, dove c’è il vino che rallegra il cuore. La tavola imbandita del Signore: il suo Corpo e il suo Sangue. Dove il Pastore diventa Egli stesso pecora, agnello immolato, cibo di vita.

Chi non ama il fratello, chi non apre il cuore alla misericordia, come fa il pastore del gregge, non può entrare nella casa, ma rimane fuori. Il deserto è la sua eredità, la sua dimora. E lì non c’è cibo, né acqua, non pascoli, né recinto per le pecore.

Gesù con-mangia con i peccatori, con i pubblicani, le prostitute, con gli ultimi, gli esclusi e imbandisce la mensa, il suo banchetto di grasse vivande, di vini eccellenti, di cibi succulenti (Is 25, 6). A questa mensa egli invita anche noi…

c) Passi paralleli interessanti:

2 Sam 12, 1-4:
“Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero; ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia”…

Matteo 9, 10-13:
Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Luca 19, 1-10:
Zaccheo

Luca 7, 39:
A quella vista il fariseo che l’aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice».

Luca 5, 27-32:
Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla di pubblicani e d’altra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?». Gesù rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi».

Matteo 21, 31-32:
In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. E’ venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.

d) Brevi commenti della tradizione spirituale del Carmelo:

S. Teresa di Gesù Bambino:
Parlando di p. Giacinto Loyson, che era uscito dall’Ordine Carmelitano e poi si era distaccato dalla Chiesa, Teresa scrive così a Celina: “E’ certo che Gesù desidera più di noi di ricondurre all’ovile questa povera pecorella smarrita…” (L 129).
“Gesù priva le sue pecorelle della sua presenza sensibile, per dare le sue consolazioni ai peccatori…” (L 142).
Parlando di Pranzini, di cui aveva letto la conversione al momento supremo, prima dell’esecuzione, quando, prendendo il crocifisso, baciò le sante piaghe, così scrive: “Poi la sua anima andò a ricevere la sentenza misericordiosa di Colui che dichiara che in cielo ci sarà più gioia per un solo peccatore che fa penitenza che per 99 giusti che non hanno bisogno di penitenza!…” (MA 46 r).

Beata Elisabetta:
“Il prete nel confessionale è il ministro di questo Dio così buono, che lascia le sue 99 pecore fedeli per correre a cercare quella sola che si è smarrita…” (Diario, 13.03.1899).

S. Giovanni della Croce:
“Era così grande il desiderio che lo Sposo aveva di liberare e di redimere la sua sposa dalle mani della sensualità e del demonio, che avendolo ormai compiuto, si rallegra come il buon Pastore che, dopo aver molto girato, ritrova la pecorella smarrita e con gran gioia se la mette sulle spalle” (CB XXI, Annotazione).

 

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liturgia

SACRATISSIMO CUORE DI GESU’ (ANNO C)
Grado della Celebrazione: SOLENNITA’
Colore liturgico: Bianco

L’arte paleocristiana rappresenta Gesù come un giovane pastore che porta dolcemente sulle spalle una pecorella. Tale iconografia si ispira alla parabola della misericordia che abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi. La preoccupazione del Signore per la pecorella smarrita è ricordata nella liturgia del Sacro Cuore di Gesù. Il buon pastore ha tutto il cuore rivolto alle sue pecore, non a se stesso. Provvede ai loro bisogni, guarisce le loro ferite, le protegge dagli animali selvaggi. Conosce ogni pecora per nome e, quando le porta al pascolo, le chiama una per una. Si preoccupa in modo particolare della pecora che si è smarrita, non risparmiandosi pena alcuna pur di avere la gioia di ritrovarla. Una pecorella smarrita è assolutamente indifesa, può cadere in un fossato o rimanere prigioniera fra i rovi. Proprio allora, però, nel pericolo, essa scopre quanto sia prezioso il suo pastore: dopo il ritrovamento, egli la riporta all’ovile sulle sue spalle con gioia. Se un lupo si avvicina, il buon pastore non fugge, ma, per la sua pecorella, rischierà anche la vita. In questi frangenti si rivela il cuore del buon pastore.
“Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi” (Gv 3,16).

Antifona d’ingresso
Di generazione in generazione
durano i pensieri del suo Cuore,
per salvare dalla morte i suoi figli
e nutrirli in tempo di fame. (Sal 33,11.19 )

 

Colletta
O Padre, che nel Cuore del tuo dilettissimo Figlio
ci dai la gioia di celebrare le grandi opere
del tuo amore per noi,
fa’ che da questa fonte inesauribile
attingiamo l’abbondanza dei tuoi doni.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…Oppure:
O Dio, fonte di ogni bene,
che nel Cuore del tuo Figlio
ci hai aperto i tesori infiniti del tuo amore,
fa’ che rendendogli l’omaggio della nostra fede
adempiamo anche al dovere di una giusta riparazione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:
O Dio, pastore buono,
che manifesti la tua onnipotenza
nel perdono e nella compassione,
raduna i popoli dispersi nella notte che avvolge il mondo,
e ristorali al torrente della grazia
che sgorga dal Cuore del tuo Figlio,
perché sia festa grande nell’assemblea dei santi
sulla terra e nel cielo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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Prima lettura

Ez 34,11-16
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare.

Dal libro del profeta Ezechièle

Così dice il Signore Dio:
«Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione.
Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio.
Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia».

Parola di Dio

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Salmo responsoriale

Sal 22

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincàstro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

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Seconda lettura

Rm 5,5-11
Dio dimostra il suo amore verso di noi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 10,14)
Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
Alleluia.Oppure: (Mt 11,29)
Alleluia, alleluia.
Prendete il mio giogo sopra di voi,
`

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Vangelo

Lc 15,3-7
Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».

Parola del Signore

Preghiera sulle offerte
Guarda, o Padre,
all’immensa carità del Cuore del tuo Figlio,
perché la nostra offerta sia a te gradita
e ci ottenga il perdono di tutti i peccati.
Per Cristo nostro Signore.

 

PREFAZIO
Il Cuore di Cristo fonte di salvezza.È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Innalzato sulla croce,
nel suo amore senza limiti donò la vita per noi,
e dalla ferita del suo fianco effuse sangue e acqua,
simbolo dei sacramenti della Chiesa,
perché tutti gli uomini, attirati al Cuore del Salvatore,
attingessero con gioia alla fonte perenne della salvezza.
Per questo mistero, uniti agli angeli e ai santi,
proclamiamo senza fine l’inno della tua gloria: Santo…

 

Antifona di comunione
“Rallegratevi con me,
perché la mia pecora perduta
è stata ritrovata”. (Lc 15,6)Oppure:
Un soldato gli trafisse il costato con la lancia
e subito ne uscì sangue e acqua. (Gv 19,34)

 

Preghiera dopo la comunione
Questo sacramento del tuo amore, o Padre,
ci attiri verso il Cristo tuo Figlio,
perché, animati dalla stessa carità,
sappiamo riconoscerlo nei nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore.

 

IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 03 Giugno 2016
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SACRO CUORE DI GESù    – Solennità 
La preoccupazione del Signore per la pecorella smarrita è ricordata nella liturgia del Sacro Cuore di Gesù. Il buon pastore ha tutto il cuore rivolto alle sue pecore,…
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Santi CARLO LWANGA E 12 COMPAGNI   Martiri – Memoria
† Namugongo, Uganda, 3 giugno 1886
Tra il 1885 e il 1887, in Uganda i cristiani subirono una violenta persecuzione. Le vittime furono un centinaio. Tra loro Carlo, domestico del re Muanga dell’antico regno indipende…
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Santa CLOTILDE   Regina dei Franchi
Lione (Francia), ca. 474 – Tours (Francia), 3 giugno 545
Nasce intorno al 474 da Chilperico re dei Burgundi. Orfana, andrà sposa a Clodoveo re dei Franchi, popolo di origine germanica che si sta espandendo in Gallia. Accetta il fi…
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Il Vangelo di mercoledì 1° giugno 2016, riflessione e liturgia

Vangelo + Dal Vangelo secondo Marco Mc 12,18-27
Non è Dio dei morti, ma dei viventi!

lectio-new-smallRiflessione
• Nel vangelo di oggi continua il confronto tra Gesù e le autorità. Dopo i sacerdoti, gli anziani e gli scribi (Mc 12,1-12) e i farisei e gli erodiani (Mc 12,13-17), ora appaiono i sadducei che fanno una domanda sulla risurrezione. Tema polemico, che causava litigi tra sadducei e farisei (Mc 12,18-27; cf. At 23,6-1).
• Nelle comunità cristiane degli anni settanta, epoca in cui Marco scrive il suo vangelo, c’erano alcuni cristiani che, per non essere perseguitati, cercavano di conciliare il progetto di Gesù con il progetto dell’impero romano. Gli altri che resistevano all’impero erano perseguitati, accusati ed interrogati dalle autorità o dai vicini che si sentivano infastiditi dalla loro testimonianza. La descrizione dei conflitti di Gesù con le autorità era un aiuto molto grande per i cristiani, per non lasciarsi manipolare dall’ideologia dell’impero. Nel leggere questi episodi di conflitto di Gesù con le autorità, i cristiani perseguitati si animavano e prendevano coraggio per continuare il cammino.
• Marco 12,18-23. I sadducei. I sadducei erano un’élite aristocratica di latifondisti e commercianti. Erano conservatori. Non accettavano la fede nella risurrezione. In quel tempo, questa fede cominciava ad essere considerata dai farisei e dalla pietà popolare. Spingeva alla resistenza della gente contro il dominio sia dei romani che dei sacerdoti, degli anziani e dei sadducei stessi. Per i sadducei, il regno messianico era già presente nella situazione di benessere che stavano vivendo. Loro seguivano la cosiddetta “Teologia della Retribuzione” che distorceva la realtà. Secondo questa teologia, Dio retribuisce con ricchezza e benessere coloro che osservano la legge di Dio, e castiga con sofferenza e povertà coloro che praticano il male. Questo fa capire perché i sadducei non volevano cambiamenti. Volevano che la religione permanesse tale e quale era, immutabile come Dio stesso. Per questo non accettavano la fede nella risurrezione e nell’aiuto degli angeli, che sostenevano la lotta di coloro che cercavano mutamenti e liberazione.
• Marco 12,19-23. La domanda dei sadducei. Giungono da Gesù per criticare e ridicolizzare la fede nella risurrezione, raccontano il caso fittizio della donna che si sposò sette volte ed alla fine morì senza avere figli. La cosiddetta legge del levirato obbligava la vedova senza figli a sposarsi con il fratello del defunto marito. Il figlio che sarebbe nato da questo nuovo matrimonio era considerato figlio del defunto marito. E così costui avrebbe avuto una discendenza. Ma nel caso proposto dai sadducei, la donna, malgrado il fatto di aver avuto sette mariti, rimase senza marito. Loro chiedevano a Gesù: “Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l’hanno avuta come moglie!” Era per dire che credere nella risurrezione portava la persona ad accettare l’assurdo.
• Marco 12,24-27: La risposta di Gesù. Gesù risponde duramente: “Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?” Gesù spiega che la condizione delle persone dopo la morte sarà totalmente diversa dalla condizione attuale. Dopo la morte non ci sarà matrimonio, ma tutti saranno come angeli in cielo. I sadducei immaginavano la vita in cielo come la vita qui sulla terra. E Gesù alla fine conclude: “Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore”. I discepoli e le discepole sono avvertiti: chi sta dal lato di questi sadducei starà dal lato opposto di Dio!

 

 

 

simbolo_2015

liturgia

San Giustino
Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Rosso

UNA LUCE PER IL NOSTRO TEMPO. Il nostro secolo, che cerca un modello di santità vissuta nelle responsabilità quotidiane, potrebbe trovarlo benissimo in Giustino. Egli fu infatti un discepolo di Gesù Cristo, esemplare per la serietà della sua indagine intellettuale, come per la fedeltà alla sua fede. Sempre in cerca della verità, dopo averla scoperta in Gesù Cristo, non smette di approfondirla. Nel suo continuo cercare rende evidente il dono totale fatto di se stesso a Cristo, che lo porterà fmo al martirio. Uomo retto e fedele, Giustino fu sale e luce (7. ) per gli uomini del suo tempo.

FOLLIA DELLA CROCE (Colletta e L.). Giustino non arrivò alla “mirabile conoscenza del mistero del Cristo” soprattutto attraverso le sue ricerche intellettuali, bensì mediante la fedeltà alla fede che lo porterà sino al martirio. Coi libri che ci ha lasciato, ma più ancora col suo eroico sacrificio, egli proclama anche oggi che gli uomini non vengono salvati dalla loro saggezza, né dall’ostentazione di segni straordinari. Vengono salvati dalla Croce, follia e scandalo per gli uomini, potenza e sapienza di Dio.

Antifona d’ingresso
I superbi mi hanno narrato cose vane,
ignorando la tua legge;
io invece parlavo della tua legge
davanti ai re senza arrossire.
[T. P. Alleluia]. (cf. Sal 119,85.46)

 

Colletta
O Dio, che hai donato al santo martire Giustino
una mirabile conoscenza del mistero del Cristo,
attraverso la sublime follia della Croce,
per la sua intercessione
allontana da noi le tenebre dell’errore
e confermaci nella professione della vera fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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Prima lettura

2Tm 1,1-3.6-12
Ravviva il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio e secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù, a Timòteo, figlio carissimo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro.
Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno.
Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza.
Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo, per il quale io sono stato costituito messaggero, apostolo e maestro.
È questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so infatti in chi ho posto la mia fede e sono convinto che egli è capace di custodire fino a quel giorno ciò che mi è stato affidato.

Parola di Dio

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Salmo responsoriale

Sal 122

A te, Signore, alzo i miei occhi.

Oppure:
A te, Signore, innalzo la mia preghiera.

A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni.

Come gli occhi di una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.

Canto al Vangelo (Gv 11,25)
Alleluia, alleluia.
Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore;
chiunque crede in me non morirà in eterno.
Alleluia.

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Vangelo

Mc 12,18-27
Non è Dio dei morti, ma dei viventi!

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Al Dio che ha risuscitato Cristo dai morti, rivolgiamo la nostra preghiera perché apra il nostro cuore e la nostra mente alla ricchezza del suo mistero. Diciamo insieme:
Illuminaci, o Signore.Perché la Chiesa aiuti gli uomini a superare i problemi e le difficoltà della vita, alla luce della risurrezione di Cristo. Preghiamo:
Perché chi ha responsabilità di governo promuova anche la dimensione spirituale degli uomini. Preghiamo:
Perché i sofferenti trovino in Dio e nella risurrezione di Cristo, senso e conforto al loro dolore. Preghiamo:
Perché tutti gli uomini si accostino a Dio come datore della vita e liberatore da ogni male. Preghiamo:
Perché la nostra comunità sappia leggere e interpretare la storia quotidiana alla luce della parola di Dio. Preghiamo:
Per le persone vedove della nostra parrocchia.
Per chi non crede nella risurrezione dei morti.

O Dio dei viventi e Padre di ciascuno di noi, aiutaci a gustare e vivere pienamente i nostri giorni accanto a te, perché possiamo diventare uomini a immagine del tuo Figlio e nostro Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli le nostre offerte, Signore,
e donaci di celebrare degnamente questi misteri,
che il tuo martire san Giustino
testimoniò e difese con intrepida fortezza.
Per Cristo nostro Signore.

 

Antifona di comunione
Ritengo di non saper altro in mezzo a voi,
se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. (1Cor 2,2)

 

Preghiera dopo la comunione
O Dio, che in questo sacramento
ci hai dato il cibo della vita eterna,
fa’ che, seguendo gli insegnamenti
del martire san Giustino,
viviamo in perenne rendimento di grazie
per i tuoi benefici.
Per Cristo nostro Signore.

 

 

 

IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 01 Giugno 2016
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San GIUSTINO   Martire – Memoria
Flavia Neapolis (attuale Nablus, Palestina), inizio II secolo – Roma, ca. 164
La sua famiglia è di probabile origine latina e vive a Flavia Neapolis, in Samaria. Nato nel paganesimo, Giustino studia a fondo i filosofi greci, e soprattutto Platone. Poi…
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Sant’ ANNIBALE MARIA DI FRANCIA   Sacerdote, Fondatore
Messina, 5 luglio 1851 – Messina, 1 giugno 1927
Fondatore dei Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo. Animato da una illimitata carità verso il prossimo, fin da giovane considerò mezzo efficacissimo per la sa…
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San PROCOLO   Martire
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