+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 2,22-40
I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
È una specie di ritornello, più volte ripetuto. Luca mescola due prescrizioni, senza molta distinzione. La purificazione della madre era prevista dal Levitico (12,2-8) e si compiva quaranta giorni dopo il parto. Fino a quel momento la donna non poteva avvicinarsi ai luoghi sacri, e la cerimonia era accompagnata dall’offerta di un capo di bestiame minuto. Invece la consacrazione dei primogeniti era prescritta in Esodo 13, 11-16: ed era considerata una specie di “riscatto” – anche qui con l’offerta di piccoli animali – in ricordo dell’azione salvifica di Dio quando liberò gli israeliti dalla schiavitù d’Egitto. In tutta la scena i genitori appaiono come nell’atto di presentare/offrire il figlio come si faceva con le vittime e i leviti; mentre nella figura di Simeone e Anna appare piuttosto Dio che offre/presenta il figlio per la salvezza del popolo.
Sono figure cariche di valore simbolico. Esse hanno il ruolo del riconoscimento, che proviene sia dalla illuminazione e dal movimento dello Spirito, ma anche da una vita condotta con l’attesa più intensa e fiduciosa. In particolare Simeone; lo si definisce come “prosdekòmenos”, cioè uno tutto concentrato nell’attesa, uno che va incontro per accogliere. Anche lui appare perciò obbediente alla legge, quella dello Spirito, che lo spinge verso il bambino, dentro il tempio. Anche il cantico che proclama manifesta questa sua pro-existentia: è vissuto per arrivare a questo momento; ora si sottrae, perché anche gli altri vedano la luce e la salvezza che arriva, per Israele e per le genti. A sua volta Anna, con la sua stessa età (valore simbolico: 84 è 7×12: dodici è il numero delle tribù; oppure 84–7=77, perfezione raddoppiata), ma soprattutto con il suo modo di vivere (digiuni e preghiere) e con la proclamazione a chi “attendeva”, completa il quadro. È guidata dallo Spirito di profezia, docile e purificata nel cuore. Inoltre appartiene alla più piccola delle tribù, quella di Aser: segno che i più piccoli e fragili sono più disposti a riconoscere in Gesù il Salvatore. Tutti e due questi anziani – che sono come una coppia originale – sono simbolo del giudaismo migliore, della Gerusalemme fedele e mite, che attende e gioisce, e che lascia d’ora in poi brillare la nuova luce.
In genere si interpreta come annuncio di sofferenza per Maria, un dramma visibilizzato dall’Addolorata. Ma dobbiamo piuttosto intendere qui la Madre come il simbolo di Israele: Simeone intuisce il dramma del suo popolo, che sarà profondamente lacerato dalla parola viva e tagliente del redentore (cfr. Lc 12,51-53). Maria ne rappresenta il percorso: deve affidarsi, ma attraverserà dolori e oscurità, lotte e silenzi angosciosi. La storia del Messia sofferente sarà dilacerante per tutti, anche per la Madre: non si segue la nuova luce destinata al mondo intero, senza pagare il prezzo, senza essere provocati a scelte rischiose, senza rinascere sempre di nuovo dall’alto e in novità. Ma queste immagini della “spada che trafigge”, del bambino che “farà inciampare” e scuoterà i cuori dal torpore, non vanno separate dal gesto così carico di senso dei due anziani: l’uno, Simeone, prende fra le braccia il bambino, per indicare che la fede è incontro e abbraccio, non idea e teorema; l’altra, Anna, si fa annunciatrice, e accende in chi “lo attendeva” una luce sfolgorante.
Interessante è infine notare che tutto l’episodio dà rilievo alle situazioni più semplici e familiari: la coppia degli sposi con il bambino in braccio; l’anziano che gioisce e abbraccia, l’anziana che prega e annuncia, gli ascoltatori che appaiono indirettamente coinvolti. E anche la conclusione del brano fa intravedere il borgo di Nazaret, la crescita del bambino in un contesto normale, l’impressione di un bambino dotato in modo straordinario di sapienza e bontà. Il tema della sapienza intrecciata con la vita normale di crescita e nel contesto del villaggio, lascia come sospesa la storia: essa si riaprirà proprio con il tema della sapienza del ragazzo fra i dottori del tempio. Sarà proprio l’episodio che segue immediatamente (Lc 2,41-52).
b) Oltre alle parole di Simeone, in tutto il suo atteggiamento, come anche in quello della profetessa Anna, c’è un significato speciale? Il loro agire e la loro gioia non richiamano forse lo stile degli antichi profeti?
c) Come spiegare questa “spada che trafigge”: si tratta di una lacerazione delle coscienze davanti alle sfide e alle richieste di Gesù? Oppure si tratta solo di una sofferenza intima della Madre?
d) Può significare qualche cosa questa scena per i genitori di oggi: per la formazione religiosa dei loro figli; per il progetto che Dio ha su ciascuno dei loro figli, per le paure e le angosce che i genitori si portano nel cuore pensando a quando i figli saranno grandi?
PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: Bianco
NOTA: Quando questa festa ricorre in domenica, si proclamano le tre letture qui indicate; se la festa ricorre in settimana, si sceglie come prima lettura una delle due che precedono il Vangelo; il Salmo responsoriale è sempre lo stesso.
Il vecchio Simeone, certo della promessa ricevuta, riconosce Gesù e la salvezza di cui il Cristo è portatore e accetta il compiersi della sua esistenza.
Anche Anna, questa profetessa ormai avanti negli anni, che aveva però passato quasi tutta la sua vita in preghiera e penitenza riconosce Gesù e sa parlare di lui a quanti lo attendono. Anna e Simeone, a differenza di molti altri, capiscono che quel bimbo è il Messia perché i loro occhi sono puri, la loro fede è semplice e perché, vivendo nella preghiera e nell’adesione alla volontà del Padre, hanno conquistato la capacità di riconoscere la ricchezza dei tempi nuovi.
Prima ancora di Simeone e Anna è la fede di Maria che permette all’amore di Dio per noi di tramutarsi nel dono offertoci in Cristo Gesù.
Giovanni Paolo II nella “Redemptoris Mater” ci ricorda che “quello di Simeone appare come un secondo annuncio a Maria, poiché le indica la concreta dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè nell’incomprensione e nel dolore” (n. 16).
Antifona d’ingresso BENEDIZIONE DELLE CANDELE E PROCESSIONEIl Signore nostro Dio verrà con potenza, e illuminerà il suo popolo. Alleluia. Fratelli carissimi, sono passati quaranta giorni dalla solennità del Natale. Dopo l’esortazione il sacerdote benedice le candele, dicendo a mani giunte la seguente orazione: Preghiamo. Oppure: |
Colletta Dio onnipotente ed eterno, guarda i tuoi fedeli riuniti nella festa della Presentazione al tempio del tuo unico Figlio fatto uomo, e concedi anche a noi di essere presentati a te pienamente rinnovati nello spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo… |
Ml 3,1-4
Entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate.
Dal libro del profeta Malachìa
Così dice il Signore Dio: Parola di Dio |
Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.
Alzate, o porte, la vostra fronte, Chi è questo re della gloria? Alzate, o porte, la vostra fronte, Chi è mai questo re della gloria? |
Eb 2,14-18
Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli.
Dalla lettera agli Ebrei
Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Parola di Dio |
Canto al Vangelo (Lc 2,30.32) Alleluia, alleluia. I miei occhi hanno visto la tua salvezza: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele. Alleluia. |
Vangelo |
Lc 2,22-40
I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Parola del Signore. Forma breve (Lc 2,22-32): Dal Vangelo secondo Luca Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Parola del Signore |
Preghiera dei fedeli Anche noi vediamo in Gesù la «luce che illumina le genti». Nella Preghiera dei fedeli domandiamo al Padre che doni all’intera umanità, a volte sbandata e distratta, gli orientamenti di quella verità divina che ci viene dal Vangelo. Preghiamo insieme e diciamo: Illumina, Signore, le nostre vite.1. Preghiamo per la Chiesa di Dio. Essa è la grande famiglia degli uomini che hanno ricevuto la luce della verità in Cristo, e si impegnano a viverla. Perché tutti insieme nei nostri gruppi, e nel nostro rapportarci con la società, sappiamo rivelarci come comunità che sa amare, perdonare, e donare. Preghiamo. 2. Per i testimoni del Vangelo. Non pochi cristiani con la loro coraggiosa testimonianza diventano come Cristo segni di contraddizione, in una realtà sociale che sovente si rivela materialista e povera di valori. Perché essi continuino a trovare nella loro fede vissuta la forza di quella coerenza in Cristo, di cui il mondo ha bisogno. Preghiamo. 3. Per l’accoglienza della vita nella società. Il Bambino Gesù presentato al tempio è, più di ogni altro bambino, il simbolo della vita che si espande. Perché ogni mamma accetti con generosità il dono dei figli, e li accolga come pegni viventi dell’amore di Dio. Preghiamo. 4. Per i bambini e i fanciulli bisognosi di luce e di amore, che si aprono alla vita racchiudendo in sé il dono misterioso della loro personalità ancora in boccio. Perché i genitori li aiutino a crescere e fortificarsi come il fanciullo Gesù all’ombra di Maria e Giuseppe, pieni anch’essi di sapienza e grazia, davanti a Dio e agli uomini. Preghiamo. 5. Per la nostra comunità (parrocchiale). Anche sul nostro territorio ci sono figli non amati, anziani trascurati, coppie di sposi in crisi, giovani delusi che hanno perso la fiducia nel futuro. Perché noi discepoli del Signore sappiamo identificarli, e prenderci cura di loro con solidarietà sincera. Preghiamo. O Dio nostro Padre, il tuo Figlio Gesù è «luce del mondo», ma anche «segno di contraddizione». Aiutaci col dono della tua grazia a rendergli una piena testimonianza, nella fede e nella coerenza dell’azione. Te lo chiediamo per lo stesso Cristo nostro Signore. Amen |
Preghiera sulle offerte Accogli, o Padre, i nostri doni e guarda la tua Chiesa, che per tuo volere ti offre con gioia il sacrificio del tuo unico Figlio, Agnello senza macchia per la vita del mondo. Per Cristo nostro Signore. |
PREFAZIO Cristo luce delle genti.È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Il tuo unico Figlio, generato nei secoli eterni, presentato oggi al tempio, è proclamato dallo Spirito Santo gloria d’Israele e luce dei popoli. E noi esultanti andiamo incontro al Salvatore e con l’assemblea degli angeli e dei santi cantiamo senza fine l’inno della tua lode: Santo… |
Antifona di comunione I miei occhi hanno visto la salvezza, da te preparata davanti a tutti i popoli. (Lc 2,30-31) |
IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 02 Febbraio 2018
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PRESENTAZIONE DEL SIGNORE – Festa
Festa delle luci (cfr Lc 2,30-32), ebbe origine in Oriente con il nome di ‘Ipapante’, cioè ‘Incontro’. Nel sec. VI si estese all’Occidente con sviluppi originali: a Roma con carattere più penitenziale e in Gallia con la solenne benedizione e processione delle candele popolarmente nota come la ‘candelora&rsquo…
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Santa CATERINA DE’ RICCI Vergine
Firenze, 25 aprile 1523 – Prato, 2 febbraio 1590
Nacque il 25 aprile 1523. Rimasta orfana di madre a cinque anni, fu accolta nel monastero benedettino di San Pietro in Monticelli. Fin dall’infanzia si sentiva spinta verso la meditazione della Passione. Ben presto decise di entrare nel monastero domenicano di San Vincenzo di Prato. La decisione trovò l’opposizione del padre che diede il consenso solo…
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San NICOLA DA LONGOBARDI (GIOVANNI BATTISTA SAGGIO) Religioso
Longobardi, Cosenza, 6 gennaio 1650 – Roma, 2 febbraio 1709
Nacque a Longobardi (Cs) il 6 gennaio 1650, e fu battezzato con il nome di Giovanbattista. Figlio di contadini, non potè coltivare gli studi, nonostante il talente, lavorando fin da giovane nei campi. Aduso a pratiche come il digiuno e assiduo frequentatore dell’Eucaristia da sempre, frequentava spesso la chiesa dei Minimi di Longobardi e vi passava i…
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