Vangelo Mt 18,21-19,1
Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
- Nel vangelo di ieri abbiamo ascoltato le parole di Gesù sulla correzione fraterna (Mt 18,15-20). Nel vangelo di oggi (Mt 18,21-39) il tema centrale è il perdono e la riconciliazione.
- Matteo 18,21-22: Perdonare settanta volte sette! Dinanzi alle parole di Gesù sulla correzione fraterna e la riconciliazione, Pietro chiede: “Quante volte devo perdonare? Sette volte?” Sette è un numero che indica una perfezione e, nel caso della proposta di Pietro, sette è sinonimo di sempre. Ma Gesù va oltre. Elimina tutto e qualsiasi limite possibile per il perdono: “Non ti dico fino a sette, ma settanta volte sette!” É come se dicesse:“No Pietro, devi perdonare sempre!” Poiché non c’è proporzione tra l’amore di Dio per noi ed il nostro amore verso il fratello. Qui si evoca l’episodio di Lamech del VT. “Lamech disse alle mogli: Ada e Silla ascoltate la mia voce; porgete l’orecchio al mio dire. Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette” (Gen 4,23-24). Il compito delle comunità è quello di invertire il processo della spirale di violenza. Per chiarire la sua risposta a Pietro, Gesù racconta la parabola del perdono senza limiti.
- Matteo 18,23-27: L’atteggiamento del padrone. Questa parabola è un’allegoria, cioè, Gesù parla di un padrone, ma pensa a Dio. Ciò spiega gli enormi contrasti della parabola. Come vedremo, malgrado si tratti di cose molte quotidiane, c’è qualcosa in questa storia che non avviene nella vita quotidiana. Nella storia che Gesù racconta, il padrone segue le norme del diritto dell’epoca. Era un suo diritto prendere un impiegato con tutta la famiglia e tenerlo in prigione fino a quando non avesse pagato il suo debito compiendo un lavoro da schiavo. Ma dinanzi alla richiesta dell’impiegato indebitato, il padrone perdona il debito. Ciò che colpisce è la quantità del debito: dieci mila talenti. Un talento equivale a 35 kg. Secondo i calcoli fatti diecimila talenti equivalgono a 350 tonnellate di oro. Anche se il debitore e la sua famiglia avessero lavorato tutta la vita, non sarebbero mai stati capaci di mettere insieme 350 tonnellate di oro. Il calcolo estremo è fatto a proposito. Il nostro debito dinanzi a Dio è incalcolabile ed impagabile.
- Matteo 18,28-31: L’atteggiamento dell’impiegato. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Costui gli doveva cento denari, cioè il salario di cento giorni di lavoro. Alcuni calcolano che si trattava di 30 grammi d’oro. Non c’era paragone tra i due! Ma ci fa capire l’atteggiamento dell’impiegato: Dio gli perdona 350 tonnellate di oro e lui non è capace di perdonare 30 grammi d’oro. Invece di perdonare, fa con il compagno ciò che il padrone potrebbe aver fatto, ma non fece. Fa mettere in carcere il suo compagno secondo le norme della legge, fino a che paghi tutto il debito. Atteggiamento disumano, che colpisce anche i suoi compagni. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Anche noi avremmo fatto lo stesso, avremmo avuto lo stesso atteggiamento di disapprovazione.
• Matteo 18,32-35: L’atteggiamento di Dio. “Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto”. Dinanzi all’amore di Dio che perdona gratuitamente il nostro debito di 350 tonnellate di oro, è più che giusto da parte nostra perdonare il fratello che ha un piccolo debito di 30 grammi d’oro. Il perdono di Dio è senza limiti. L’unico limite per la gratuità della misericordia di Dio viene da noi stessi, dalla nostra incapacità di perdonare il fratello! (Mt 18,34). E’ ciò che diciamo e chiediamo nel Padre Nostro: “Perdona i nostri debiti, come noi li perdoniamo ai nostri debitori” (Mt 6,12- 15).
La comunità: spazio alternativo di solidarietà e di fraternità. La società dell’Impero Romano era dura e senza cuore, senza spazio per i piccoli. Loro cercavano un rifugio per il cuore e non lo trovavano. Le sinagoghe erano esigenti e non offrivano un luogo per loro. Nelle comunità cristiane, il rigore di alcuni nell’osservanza della Legge portava nella convivenza gli stessi criteri della società e della sinagoga. Così, nelle comunità, cominciavano ad apparire le stesse divisioni che esistevano nella società e nella sinagoga tra ricchi e poveri, dominio e sottomissione, uomo e donna, razza e religione. La comunità, invece di esser uno spazio di accoglienza, diventava un luogo di condanna. Unendo le parole di Gesù, Matteo vuole illuminare il cammino dei seguaci di Gesù, affinché le comunità siano uno spazio alternativo di solidarietà e di fraternità. Devono essere una Buona Notizia per i poveri.
Giovedì della XIX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde
Nel bel racconto del passaggio del Giordano da parte degli Israeliti, possiamo notare l’insistenza sull’arca dell’alleanza. il personaggio principale, si può dire, non è Giosuè, non è il popolo: è l’arca, l’arca dell’alleanza, che viene chiamata anche “arca di Dio”, “arca dell’alleanza del Signore di tutta la terra”.
Grazie all’arca dell’alleanza un ostacolo insormontabile, cioè il Giordano, che era in piena durante tutto il tempo della mietitura, come avviene ancora oggi, viene superato con facilità.
Questo ci dimostra che l’elemento decisivo nella nostra vita, per superare le difficoltà, per vincere gli ostacoli, non sono le nostre forze, non sono le nostre capacità, ma è la presenza di Dio, l’unione con Dio. L’arca si chiama “arca dell’alleanza”; l’arca simboleggiava proprio la presenza di Dio in mezzo al suo popolo; l’arca conteneva due realtà, esprimenti la presenza di Dio: da un lato un dono di Dio, la manna e, dall’altro lato, una esigenza di Dio, le tavole dell’alleanza, cioè il Decalogo.
Se vogliamo essere uniti a Dio dobbiamo accogliere allo stesso modo questi due aspetti della presenza di Dio nella nostra vita.
Per questo è anche necessario accogliere l’altro aspetto della presenza divina, cioè l’esigenza divina. Le tavole dell’alleanza esprimevano la volontà di Dio per il suo popolo; una volontà di amore, una volontà di liberazione; una volontà molto positiva, però che talvolta può anche sembrare un’esigenza severa, sgradevole, che non ci permette di seguire i nostri capricci, di cercare le nostre soddisfazioni.
Nel Nuovo Testamento l’esigenza di Dio è diventata ancora più profonda e più positiva allo stesso tempo, perché è stata riassunta da Gesù nel duplice comandamento dell’amore: “Amerai il Signore tuo Dio… Amerai il tuo prossimo”.
Anzi l’esigenza è diventata:
“Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”, una esigenza meravigliosa, in fondo: soltanto amare. Siamo fatti per amare, lo sentiamo. Quindi è una esigenza che accogliamo con entusiasmo, quando la capiamo bene. Però d’altra parte è una esigenza reale, perché l’amore è esigente, l’amore non si vive senza accettare sacrifici, senza accettare rinunce. L’amore è duro come l’inferno, dice il Cantico dei Cantici. In certe circostanze sentiamo che non è facile amare sul serio. È quindi una vera esigenza. Però una esigenza che è contemporaneamente un dono di Dio. Gesù viene in noi per amare; possiamo amare grazie al suo cuore, che ci è dato. Sant’Agostino diceva: “Dammi ciò che comandi, comanda ciò che vuoi”. La vita cristiana è proprio questo accogliere il dono di Dio, il dono dell’amore di Dio, non soltanto in modo passivo, essendo amati da lui, ma in modo anche attivo: amando con lui. E così tutte le difficoltà diventano occasione di crescita e di cammino.
Antifona d’ingresso Volgi lo sguardo, Signore, alla tua alleanza, non dimenticare per sempre la vita dei tuoi poveri. Alzati, o Dio, difendi la mia causa, non dimenticare la supplica di chi ti invoca. (Cf. Sal 73,20.19.22) |
Colletta Dio onnipotente ed eterno, guidati dallo Spirito Santo, osiamo invocarti con il nome di Padre: fa’ crescere nei nostri cuori lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. |
Gs 3,7-10.11.13-17
L’arca dell’alleanza del Signore sta per attraversare il Giordano dinanzi a voi.
Dal libro di Giosuè
In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi comincerò a renderti grande agli occhi di tutto Israele, perché sappiano che, come sono stato con Mosè, così sarò con te. Da parte tua, ordina ai sacerdoti che portano l’arca dell’alleanza: “Una volta arrivati alla riva delle acque del Giordano, vi fermerete”». Parola di Dio |
Trema o terra, davanti al Signore.
Quando Israele uscì dall’Egitto, Il mare vide e si ritrasse, Che hai tu, mare, per fuggire, |
Canto al Vangelo (Sal 118, 135) Alleluia, alleluia. Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo e insegnami i tuoi decreti. Alleluia. |
Mt 18,21-19,1
Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». Parola del Signore |
Preghiera dei fedeli Rivolgiamoci a Dio Padre, che è più grande del nostro povero cuore e può aprire il nostro animo al perdono e all’amore. Preghiamo insieme e diciamo: Aiutaci a perdonare, o Signore.Per il Papa, i vescovi, i sacerdoti, perché siano sempre esempio e strumento di riconciliazione e di pace. Preghiamo: Per la nostra società, perché scompaia da essa l’assurda legge della vendetta organizzata e sostenuta dalla tradizione. Preghiamo: Per tutti i cristiani, perché pensando alla bontà di Dio che continuamente perdona, aprano il cuore alla tolleranza e alla comprensione. Preghiamo: Per i coniugi che si trovano in crisi, perché nel perdono reciproco possano riscoprire e approfondire il loro amore. Preghiamo: Per noi qui presenti, perché l’eucaristia alla quale partecipiamo, liberi il nostro animo dall’indifferenza, dalla diffidenza e dal rancore. Preghiamo: Perché anche noi collaboriamo alla perequazione dei beni. Perché le difficoltà non irrigidiscano i nostri cuori. Accogli, o Padre, queste invocazioni che ti rivolgiamo con grande umiltà, sapendo di essere spesso simili al servo ingrato ed esoso, e dona la pace ai nostri cuori. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen. |
Preghiera sulle offerte Accetta con bontà, o Signore, i doni della tua Chiesa: nella tua misericordia li hai posti nelle nostre mani, con la tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore. |
Antifona alla comunione Celebra il Signore, Gerusalemme! Egli ti sazia con fiore di frumento. (Sal 147,12.14) |
Preghiera dopo la comunione La partecipazione ai tuoi sacramenti ci salvi, o Signore, e confermi noi tutti nella luce della tua verità. Per Cristo nostro Signore. |
IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 12 Agosto 2021
Santa GIOVANNA FRANCESCA DE CHANTAL Religiosa – Memoria Facoltativa
Digione, Francia, 1572 – Moulins, Francia, 13 dicembre 1641
La vita di Giovanna Frémiot è legata indissolubilmente alla figura di Francesco di Sales, suo direttore e guida spirituale, e di cui fu seguace e al tempo stesso ispiratrice e collaboratrice. Nata a Digione nel 1572, a vent’anni sposò il barone de Chantal, da cui ebbe numerosi figli. Rimasta vedova, avvertì sempre di più il desiderio di ritirarsi dal mondo e di consacrarsi a Dio. Sotto la guida di Francesco di Sales, diede vita a una nuova fondazione intitolata alla Visitazione e …
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San GRATILIANO (GRACILIANO) Martire
sec. III/IV
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Sant’ ERCOLANO DI BRESCIA Vescovo
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