+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 9,30-37
Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.
Riflessione
• Il vangelo di oggi narra il secondo annuncio della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. Come nel primo annuncio (Mc 8,27-38), i discepoli sono spaventati ed hanno paura. Non capiscono la parola sulla croce, perché non sono capaci di capire né di accettare un Messia che diventa servo dei fratelli. Loro continuano a sognare un Messia glorioso e mostrano, oltre a ciò, un’enorme incoerenza. Quando Gesù annuncia la sua Passione e Morte, loro discutono su chi di loro sia il più grande. Gesù vuole servire, loro pensano solo a comandare! L’ambizione li conduce ad autopromuoversi a fianco di Gesù. Fino ad oggi, questo stesso desiderio di auto-promozione appare nelle nostre comunità.
• Sia al tempo di Gesù come al tempo di Marco, c’era un “lievito” di ideologia dominante. Anche oggi, l’ideologia delle propagande del commercio, del consumismo, delle telenovela influisce profondamente sul modo di pensare e di agire della gente. Al tempo di Marco, non sempre le comunità erano capaci di mantenere un atteggiamento critico dinanzi all’invasione dell’ideologia dell’impero romano. Ed oggi?
• Marco 9,30-32: L’annuncio della Croce. Gesù attraversa la Galilea, ma non vuole che la gente lo sappia, poiché è occupato con la formazione dei discepoli e parla con loro della Croce. Dice che secondo la profezia di Isaia (Is 53,1-10), il Figlio dell’Uomo deve essere consegnato e condannato a morte. Ciò indica l’orientamento di Gesù verso la Bibbia, sia nella realizzazione della propria missione, che nella formazione data ai discepoli. Traeva il suo insegnamento dalle profezie. Come nel primo annuncio (Mc 8,32), i discepoli lo ascoltano, ma non capiscono ciò che dice sulla croce. Ma non chiedono chiarimenti. Hanno paura che emerga la loro ignoranza!
• Marco 9,33-34: La mentalità di competitività. Giungendo a casa, Gesù chiede: “Di che cosa stavate discutendo lungo la via?” Loro non rispondevano. E’ il silenzio di chi si sente colpevole, “per la via, infatti, avevano discusso tra loro chi fosse il più grande”. Gesù è un buon pedagogo. Non interviene subito. Sa attendere il momento opportuno per combattere contro l’influsso dell’ideologia nei suoi formandi. La mentalità di competitività e di prestigio, che caratterizzava la società dell’Impero Romano, si stava già infiltrando nella piccola comunità che stava nascendo! Ecco il contrasto, l’incoerenza: Gesù si preoccupa di essere il Messia Servo e loro solo pensano a chi è il più grande. Gesù cerca di scendere, loro di salire!
• Marco 9,35-37: Servire, invece di comandare. La risposta di Gesù è un riassunto della testimonianza di vita che lui stesso stava dando fin dall’inizio: Se uno vuol essere il primo sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti! Poiché l’ultimo non vince un premio né ottiene una ricompensa. E’ un servo inutile (cf. Lc 17,10). Il potere deve essere usato non per salire e dominare, ma per scendere e servire. Ecco il punto su cui Gesù insiste maggiormente e di cui rende maggiore testimonianza (cf. Mc 10,45; Mt 20,28; Gv 13,1-16). Poi Gesù mette in mezzo a loro un bambino. Una persona che solo pensa a salire e dominare, non presterebbe tanta attenzione ai piccoli e ai bambini. Ma Gesù rovescia tutto! Dice: Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma Colui che mi ha mandato”. Lui si identifica con i piccoli. Chi accoglie i piccoli in nome di Gesù, accoglie Dio stesso!
• Una persona non è santa e rinnovata per il semplice fatto di “seguire Gesù”. In mezzo ai discepoli, e sempre di nuovo, il “lievito di Erode e dei farisei” (Mc 8,15) si faceva notare. Nell’episodio del vangelo di oggi, Gesù appare come un maestro che forma i suoi seguaci. “Seguire” era un termine che formava parte del sistema educativo del tempo. Si usava per indicare la relazione tra discepolo e maestro. La relazione maestro-discepolo è diversa da quella di professore-alunno. Gli alunni assistono alle classi del professore su una determinata materia. I discepoli “seguono” il maestro e vivono con lui, ventiquattro ore al giorno. In questa “convivenza” di tre anni con Gesù, i discepoli e le discepole riceveranno la loro formazione. Il vangelo di domani ci darà un altro esempio assai concreto di come Gesù formava i suoi discepoli.
Per un confronto personale
• Gesù vuole scendere e servire. I discepoli vogliono salire e dominare. E io? Qual è la motivazione più profonda del mio “io” sconosciuto?
• Seguire Gesù e stare con lui, ventiquattro ore al giorno, e lasciare che il suo modo di vivere diventi il mio modo di vivere e di convivere. Sta avvenendo questo in me?
Martedì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde
Poveri discepoli! Quanto hanno bisogno ancora di “camminare” spiritualmente per essere degni di chiamarsi discepoli!
Gesù parla loro di avvenimenti decisivi che riguardano la storia della salvezza e l’avvenire del mondo, ed essi non pensano che alla loro gloria! Come è prosaico il loro discorso! Cercano di essere apprezzati, lodati, gratificati in vita. Ma era davvero questo a cui miravano seguendo Gesù? Egli parlava di risurrezione, di vita eterna, ed essi pensavano ad essere elogiati sulla terra. Secondo un detto libanese, direi che lui era in una valle ed essi in un’altra.
Ma Gesù non dispera: li accetta come sono; crede nella loro trasformazione. Sa che bisogna andarci piano e insegna loro con pazienza come a dei bambini, partendo da immagini, da parabole, da esempi a loro familiari. E, del tutto spontaneamente, prende in braccio un bambino: “Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino…”. Tutti sanno che un bambino ama senza riserve, senza calcolo, che è spontaneo e fiducioso, che si affida completamente alle braccia dei genitori e che non li cambierebbe per niente al mondo, che è attratto dal bello, che ciò che è meraviglioso gli sembra naturale.
I discepoli capiranno così che la vera grandezza consiste nel ridiventare piccoli, nel donare tutto agli altri, nel soffrire per gli altri, nel dimenticare se stessi per gli altri e nel morire per gli altri. Non solo Cristo l’ha fatto per noi, ma, con lui, migliaia di cristiani hanno dato tutto fino alla loro vita. È questo che fa la santità della Chiesa.
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Prima lettura | ||||
Giac 4,1-10 Voi chiedete e non ottenete perché chiedete male. |
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Salmo responsoriale | ||||
Sal 54 | ||||
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Mc 9,30-37 Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti. |
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L SANTO DEL GIORNO
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I santi del 22 Maggio 2018
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Santa RITA DA CASCIA Vedova e religiosa – Memoria Facoltativa
Roccaporena, presso Cascia, Perugia, c. 1381 – Cascia, Perugia, 22 maggio 1447/1457
Santa Rita nacque a Roccaporena (Cascia) verso il 1380. Secondo la tradizione era figlia unica e fin dall’adolescenza desiderò consacrarsi a Dio ma, per le insistenze dei genitori, fu data in sposa ad un giovane di buona volontà ma di carattere violento. Dopo l’assassinio del marito e la morte dei due figli, ebbe molto a soffrire pe…
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Santa UMILTà Badessa Vallombrosana
Faenza, 1226 – Firenze, 22 maggio 1310
Rosanna Negusanti, nata a Faenza nel 1226, sposò 15enne Ugonotto dei Caccianemici. Ebbero due bimbi, morti entrambi in fasce. I due abbracciarono la vita religiosa. Lei, assunto il nome di Umiltà, entrò nel monastero vallombrosano di Sant’Apollinare. Alcune donne la presero a maestra e la seguirono a Vallombrosa. Ispirò la loro regola a quella di san Giovann…
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San FULGENZIO DI OTRICOLI Vescovo
Otricoli (Terni), VI secolo
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Santi CASTO ED EMILIO Marti