+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 9,32-38
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!
- Il vangelo di oggi ci presenta due fatti: (a) la guarigione di un indemoniato muto (Mt 9,32-34) e (b) un riassunto delle attività di Gesù (Mt 9,35-38). Questi due episodi terminano la parte narrativa dei capitoli 8 e 9 del vangelo di Matteo in cui l’evangelista cerca di indicare come Gesù metteva in pratica gli insegnamenti dati nel Discorso della Montagna (Mt 5 a 7). Nel capitolo 10, la cui meditazione inizia nel vangelo di domani, vediamo il secondo grande discorso di Gesù: Il Discorso della Missione (Mt 10,1-42).
- Matteo 9,32-33a: La guarigione di un muto. In un unico versetto Matteo descrive l’arrivo di un indemoniato dinanzi a Gesù, l’espulsione del demonio, l’atteggiamento di Gesù, qui e nei quattro vangeli, e l’attenzione e l’affetto di Gesù per le persone malate. Le malattie erano molte, la previdenza sociale, inesistente. Le malattie non erano solo deficienze corporali: sordità, cecità, paralisi, lebbra e tanti altri mali. In fondo, queste malattie non erano che una manifestazione di un male assai più profondo e vasto che minava la salute della gente, e cioè l’abbandono totale e lo stato deprimente ed inumano in cui era obbligata a vivere. Le attività e le guarigioni di Gesù si indirizzavano non solo contro i mali corporali, ma anche e soprattutto contro questo male maggiore dell’abbandono materiale e spirituale, in cui la gente era costretta a trascorrere i pochi anni della sua vita. Poi, oltre allo sfruttamento economico che rubava la metà dello stipendio familiare, la religione ufficiale dell’epoca, in vece di aiutare la gente ad incontrare in Dio una forza per resistere ed avere speranza, insegnava che le malattie erano un castigo di Dio per il peccato. Aumentava in loro il sentimento di esclusione e di condanna. Gesù faceva il contrario. L’accoglienza piena di tenerezza e la guarigione dei malati fanno parte dello sforzo di ritessere la relazione umana tra le persone e di ristabilire la convivenza comunitaria e fraterna nei villaggi della Galilea, la sua terra.
- Matteo 9,33b-34: La duplice interpretazione della guarigione del muto. Dinanzi alla guarigione dell’indemoniato muto, la reazione della gente è di ammirazione e di gratitudine: “Non si è mai vista una cosa simile in Israele!” La reazione dei farisei è di sfiducia e di malizia: “Egli scaccia i demoni per opera del principe dei demoni!” Non potendo negare i fatti che causano l’ammirazione della gente, l’unico modo che i farisei trovano di neutralizzare l’influenza di Gesù dinanzi alla gente è quello di attribuire l’espulsione al potere del maligno. Marco presenta un esteso argomento di Gesù per dimostrare la mancanza di coerenza e la malizia dell’interpretazione dei farisei (Mc 3,22-27). Matteo non presenta nessuna risposta di Gesù all’interpretazione dei farisei, perché quando la malizia è evidente, la verità brilla da sola.
- Matteo 9,35: Instancabile, Gesù percorre i villaggi. E’ bella la descrizione dell’attività instancabile di Gesù, in cui spunta la doppia preoccupazione a cui abbiamo fatto allusione: l’accoglienza piena di tenerezza e la guarigione dei malati: “Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità”. Nei capitoli precedenti, Matteo aveva già fatto allusione varie volte a questa attività ambulante di Gesù nei villaggi e città di Galilea (Mt 4,23-24; 8,16).
- Matteo 9,36: La compassione di Gesù. “Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore”. Coloro che dovevano essere pastori non erano pastori, non curavano il gregge. Gesù cerca di essere il pastore (Gv 10,11-14). Matteo vede in questo la realizzazione della profezia del Servo di Yavé che “ha preso le nostre infermità, si è addossato le nostre malattie” (Mt 8,17 e Is 53,4). Come lo fu per Gesù, la grande preoccupazione del Servo era “trovare una parola di conforto per coloro che erano scoraggiati” (Is 50,4). La stessa compassione verso la folla abbandonata, Gesù la mostra in occasione della moltiplicazione dei pani: sono come pecore senza pastore (Mt 15,32). Il vangelo di Matteo ha una costante preoccupazione nel rivelare ai giudei convertiti delle comunità di Galilea e di Siria che Gesù è il messia annunciato dai profeti. Per questo, frequentemente, lui mostra che nelle attività di Gesù si realizzano le profezie (cf. Mt 1,23; 2,5.15.17.23; 3,3; 4,14-16; etc.).
- Matteo 9,37-38: La messe è molta, gli operai sono pochi. Gesù trasmette ai discepoli la preoccupazione e la compassione che lo abitano: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!”.
Martedì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde
L’episodio del Libro della Genesi che leggiamo oggi è molto misterioso; i Padri l’hanno letto come una prova spirituale che Dio impone a Giacobbe, come già ad Abramo, anche se in modo diverso.
“Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora”. La lotta ìnizia al buio e si compie nel buio; non solo nel buio della notte, ma della conoscenza: Giacobbe non sa con chi lotta. Abramo aveva sentito la voce di Dio, sapeva che era lui, ma anch’egli deve muoversi nella notte: “Partì senza sapere dove andava”, come dice la lettera agli Ebrei. Giacobbe invece ha scelto la sua destinazione, ma lungo la strada Dio lo chiama ad un cambiamento interiore attraverso una lotta con lui, lotta prolungata e dura, di cui è difficile dire di più.
È il momento più drammatico e misterioso della vita di Giacobbe, che per continuare il parallelo con Abramo si può far corrispondere alla salita sul monte nel territorio di Moria dove, dopo un’agonia di dolore e di obbedienza, Dio gli conferma la sua promessa e la sua benedizione.
Giacobbe, pur lottando, sente che il suo avversario non ha intenzioni malevole, capisce confusamente che Dio gli è vicino, tanto è vero che vuol essere benedetto: “Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto”. E con la benedizione riceve un nome nuovo. Giacobbe ha lottato con Dio, ha avuto la conferma della sua vocazione: è ormai un uomo nuovo, un uomo di Dio.
Nel cammino spirituale avviene qualcosa di simile. Scelto il cammino, si presentano presto difficoltà per cui bisogna lottare. Sovente le certezze iniziali scompaiono, tutto diventa buio e c’è la tentazione di lasciar perdere: è il momento della lotta per rimanere fermi nelle proprie decisioni, senza cambiare nulla. Ci possono essere anche difficoltà esterne: sono permesse da Dio per farci progredire nella luce e nella grazia.
Noi vorremmo una vita tranquilla, serena, pacifica… Serena sì, pacifica sì, ma nell’accettazione fiduciosa delle traversie che Dio permette per amore e che non ci mancheranno mai, perché la nostra vita non può avere altro modello che quella di Gesù.
Antifona d’ingresso O Dio, accogliamo il tuo amore nel tuo tempio. Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino ai confini della terra; è piena di giustizia la tua destra. |
Colletta O Padre, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, dona ai tuoi fedeli una gioia santa, perché, liberati dalla schiavitù del peccato, godano della felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. |
Gen 32,23-33
Ti chiamerai Israele, perché hai combattuto con Dio e hai vinto.
Dal libro della Gènesi
In quei giorni, di notte Giacobbe si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi. Parola di Dio |
Nella giustizia, Signore, contemplerò il tuo volto.
Ascolta, Signore, la mia giusta causa, Dal tuo volto venga per me il giudizio, Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio; Custodiscimi come pupilla degli occhi |
Canto al Vangelo (Gv 10,14) Alleluia, alleluia. Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. Alleluia. |
Vangelo | Mt 9,32-38 |
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Parola del Signore |
Preghiera dei fedeli Il Signore Gesù è venuto a liberare il suo popolo da ogni schiavitù. Con fiducia, rivolgiamoci al Padre, datore di ogni bene, dicendo: Nel nome di Cristo, ascoltaci, Signore.Perché la Chiesa, per la fede nel nome di Gesù, continui ad operare segni e miracoli per la salvezza di tutti gli uomini. Preghiamo: Perché i governatori dei popoli si adoperino instancabilmente per la vita e per la pace dell’umanità. Preghiamo: Perché ogni uomo sia consapevole che Dio l’ha creato per una missione particolare a beneficio di tutti. Preghiamo: Perché il bisogno di salvezza, presente nel mondo, faccia nascere nel cuore di molti giovani l’aspirazione a donarsi totalmente al Signore, padrone della messe. Preghiamo: Perché la nostra comunità, nel rinnovare l’alleanza con il Padre, divenga segno visibile dell’amore di Cristo per il nostro quartiere. Preghiamo: Perché ogni uomo incontri personalmente il Signore. Per i seminaristi della nostra parrocchia. Padre santo, che liberi l’umanità dal dominio del male, fa’ che la memoria della morte e risurrezione di Gesù ci aiuti ad essere operai fedeli nella costruzione del tuo regno. Per Cristo nostro Signore. Amen. |
Preghiera sulle offerte Ci purifichi, o Signore, quest’offerta che consacriamo al tuo nome, e ci conduca di giorno in giorno più vicini alle realtà del cielo. Per Cristo nostro Signore. |
Antifona alla comunione Gustate e vedete com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia. (Sal 33,9) |
IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 06 Luglio 2021
Santa MARIA GORETTI Vergine e martire – Memoria Facoltativa
Corinaldo, Ancona, 16 ottobre 1890 – Nettuno, Roma, 6 luglio 1902
Nacque a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890, figlia dei contadini Luigi Goretti e Assunta Carlini, Maria era la seconda di sei figli. I Goretti si trasferirono presto nell’Agro Pontino. Nel 1900 suo padre morì, la madre dovette iniziare a lavorare e lasciò a Maria l’incarico di badare alla casa e ai suoi fratelli. A undici anni Maria fece la Prima Comunione e maturò il proposito di morire prima di commettere dei peccati. Alessandro Serenelli, un giovane di 18 anni, s’ innamorò di Mari…
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