+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 4,12-17.23-25
Il regno dei cieli è vicino.
Riflessione
• Una breve informazione sull’obiettivo del Vangelo di Matteo. Il Vangelo di Matteo è stato scritto nella seconda metà del primo secolo per animare le piccole e fragili comunità di giudei convertiti che vivevano nella regione della Galilea e della Siria. Soffrivano persecuzioni e minacce da parte dei fratelli giudei per aver accettato Gesù come Messia e per aver accolto i pagani. Per rafforzarli nella fede, il vangelo di Matteo insiste nel dire che Gesù è realmente il Messia e che la salvezza che Gesù viene a portare non è solo per i giudei, ma per tutta l’umanità. All’inizio del suo vangelo, nella genealogia, Matteo indica già questa vocazione universale di Gesù, poiché essendo “Figlio di Abramo” (Mt 1,1.17) sarà “fonte di benedizione per tutte le nazioni del mondo” (cf Gen 12,3). Nella visita dei magi, venuti dall’Oriente, suggerisce di nuovo che la salvezza si dirige ai pagani (Mt 2,1-12). Nel testo del vangelo di oggi, mostra che la luce che brilla nella “Galilea dei Gentili” brilla anche fuori della frontiera di Israele, nella Decapolis ed oltre il Giordano (Mt 4,12-25). Più avanti, nel Discorso della Montagna, Gesù dirà che la vocazione della comunità cristiana è quella di essere “sale della terra e luce del mondo” (Mt 5,13-14) e chiede di amare i nemici (Mt 5,43-48). Gesù è il Servo di Dio che annuncia il diritto alle nazioni (Mt 12,18). Aiutato dalla donna Cananea, Gesù stesso supera le frontiere della razza (Mt 15,21-28). Supera anche le leggi della purezza che impedivano l’apertura del Vangelo ai pagani (Mt 15,1-20). Ed alla fine, quando Gesù manda i suoi discepoli a tutte le nazioni, l’universalità della salvezza è ancora più chiara (Mt 28,19-20). Allo stesso modo, le comunità sono chiamate ad aprirsi a tutti, senza escludere nessuno, poiché tutti sono chiamati a vivere come figli e figlie di Dio.
• Il vangelo di oggi descrive come è iniziata questa missione universale. La notizia della prigione di Giovanni Battista spinse Gesù ad iniziare la sua predicazione. Giovanni aveva detto: “Pentitevi, perché il Regno di Dio è vicino!” (Mt 3,2). Per questo fu fatto prigioniero da Erode. Quando Gesù seppe che Giovanni era stato imprigionato, ritornò in Galilea annunciando lo stesso messaggio: “Pentitevi, perché il Regno di Dio è vicino!” (Mt 4,17) Detto con altre parole, fin dall’inizio, la predicazione del vangelo recò rischi, ma Gesù non si lasciò spaventare. Così, Matteo incoraggia le comunità che stavano correndo gli stessi rischi di persecuzione. Cita il testo di Isaia: “La moltitudine che giaceva nelle tenebre vide una grande luce!” Come Gesù, anche le comunità sono chiamate ad essere “luce delle genti”.
• Gesù cominciò l’annuncio della Buona Notizia andando in tutta la Galilea. Non rimane fermo, sperando che la gente arrivi, ma va verso la gente. Lui stesso assiste alle riunioni, nelle sinagoghe, per annunciare il suo messaggio. La gente porta i malati, gli indemoniati, e Gesù accoglie tutti, e cura. Questo servizio ai malati fa parte della Buona Notizia e rivela alla gente la presenza del Regno.
• Così la fama di Gesù si diffonde per tutta la regione, attraversa le frontiere della Galilea, penetra in Giudea, giunge fino a Gerusalemme, va oltre il Giordano e raggiunge la Siria e la Decapolis. In queste regioni si trovavano anche le comunità per cui Matteo stava scrivendo il suo vangelo. Ora, malgrado tutte le difficoltà ed i rischi, loro già sono luce che brilla nelle tenebre.
Feria propria del 7 Gennaio
Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco
La nostra esistenza cristiana assomiglia un po’ alla Galilea dei tempi di Gesù, una specie di crocevia di pagani. I pagani che ci circondano ma anche il pagano che sonnecchia in ognuno di noi. Coloro che negano il Verbo di Dio fatto carne e colui che agisce come se Cristo non fosse venuto.
Ascoltiamo Gesù dire dopo Giovanni il precursore: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Convertirsi, uscire dalle proprie abitudini, dalle opinioni correnti, per discernere i segni del regno già presente e che viene. Apriamo le finestre del nostro cuore per lasciare entrare la luce di Dio.
La grande Epifania è seguita dalle molteplici epifanie della nostra vita, dalle diverse manifestazioni del Signore, che vanno dalla guarigione spirituale al riconoscimento della presenza, in ogni sacramento.
Siamo tra la folla che accorre al lieto messaggio, o rimaniamo sulla riva, indifferenti al suo passaggio?
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Prima lettura | ||||
1Gv 3,22-4,6 Mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono da Dio. |
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Salmo responsoriale | ||||
Sal 2 | ||||
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Mt 4,12-17.23-25 Il regno dei cieli è vicino. |
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San Raimondo de Penafort Sacerdote 7 gennaio – Memoria Facoltativa |
Peñafort (Catalogna), 1175 – Barcellona, 6 gennaio 1275 Figlio di signori catalani, nasce a Peñafort nel 1175. Comincia gli studi a Barcellona e li termina a Bologna. Qui conosce il genovese Sinibaldo Fieschi, poi papa Innocenzo IV. Di ritorno a Barcellona, Raimondo è nominato canonico della cattedrale. Ma nel 1222 si apre in città un convento dell’Ordine dei Predicatori, fondato pochi anni prima da san Domenico. E lui lascia il canonicato per farsi domenicano. Nel 1223 aiuta il futuro santo Pietro Nolasco a fondare l’Ordine dei Mercedari per il riscatto degli schiavi. Qualche anno dopo a Roma Gregorio IX gli affida il compito di raccogliere e ordinare tutte le decretali (gli atti emanati dai pontefici in materia dogmatica e disciplinare, rispondendo a quesiti o intervenendo su situazioni specifiche). Raimondo riesce a dare un ordine e una completezza mai raggiunti prima. Nel 1234, il Papa gli offre l’arcivescovado di Tarragona. Ma lui rifiuta. Nel 1238 i suoi confratelli lo vogliono generale dell’Ordine. Ma l’attività intensa che lo vede in tutta Europa lo sfianca. A 70 anni torna infine a una vita di preghiera, studio, formazione dei nuovi predicatori nell’Ordine. Frate Raimondo muore a Barcellona nel 1275. Etimologia: Raimondo = intelligenza protettrice, dal tedesco Martirologio Romano: San Raimondo di Penyafort, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori: insigne conoscitore del diritto canonico, scrisse rettamente e fruttuosamente sul sacramento della penitenza e, eletto maestro generale, preparò una nuova redazione delle Costituzioni dell’Ordine; in avanzata vecchiaia a Barcellona in Spagna si addormentò piamente nel Signore. |