+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 10,46-52
Rabbunì, che io veda di nuovo!
Riflessione
• Stiamo giungendo alle raccomandazioni finali del Discorso della Montagna.
Paragonando il vangelo di Matteo con quello di Marco si percepisce una grande
differenza nel modo in cui i due presentano l’insegnamento di Gesù. Matteo insiste
più sul contenuto dell’insegnamento e lo organizza in cinque grandi discorsi, dei
quali il primo è il Discorso della Montagna (Mt 5 a 7). Marco, per più di quindici volte,
dice che Gesù insegnava, ma raramente dice ciò che insegnava. Malgrado queste
differenze, i due concordano su un punto: Gesù insegnava molto. Insegnare era ciò
che Gesù faceva di più (Mc 2,13; 4,1-2; 6,34). Voleva farlo sempre (Mc 10,1). Matteo si
interessa al contenuto. Ma vuol dire che Marco non lo fa? Dipende da ciò che
intendiamo dire quando parliamo di contenuto! Insegnare non è solo questione di
comunicare verità in modo che la gente le impari a memoria. Il contenuto non si
limita a parole, ma è composto anche di gesti e consiste nel modo in cui Gesù è solito
relazionarsi con le persone. Il contenuto non è mai staccato dalla persona che lo
comunica. La persona, infatti, è la radice del contenuto. Il contenuto buono senza
bontà è come latte caduto a terra. Non convince e non avviene la conversione.
• Le raccomandazioni finali e il risultato del Discorso della Montagna nella coscienza
della gente occupano il vangelo di oggi (Mt 7,15-20) e di domani (Mt 7,21-29). (La
sequenza dei vangeli dei giorni della settimana non sempre è la stessa dei vangeli
stessi.)
• Matteo 7,13-14: Scegliere il cammino sicuro
• Matteo 7,15-20: Il profeta è conosciuto dai frutti
• Matteo 7,21-23: Non solo parlare, ma agire
• Matteo 7,24-27: Costruire la casa sulla roccia
• Matteo 7,28-29: La nuova coscienza della gente
• Matteo 7,15-16ª: Attenzione con i falsi profeti. Al tempo di Gesù, c’erano profeti di ogni
tipo, persone che annunciavano messaggi apocalittici per coinvolgere la gente nei
diversi movimenti di quell’epoca: Esseni, farisei, zeloti ed altri (cf. At 5,36-37). Quando
Matteo scrive c’erano anche allora profeti che annunciavano messaggi diversi dal
messaggio proclamato dalle comunità. Le lettere di Paolo menzionano questi
movimenti e tendenze (cf 1Cor 12,3; Gal 1,7-9; 2,11-14;6,12). Non deve essere stato facile
alle comunità fare il discernimento degli spiriti. Da qui l’importanza delle parole di
Gesù sui falsi profeti. L’avvertenza di Gesù è molto forte: “Guardatevi dai falsi profeti
che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci”. L’immagine stessa
viene usata quando Gesù manda i discepoli e le discepole in missione: “Vi mando
come agnelli tra i lupi” (Mt 10,16 e Lc 10,3). L’opposizione tra il lupo rapace e il mite
agnello è irreconciliabile, a meno che il lupo si converta e perda la sua aggressività
come suggerisce il profeta Isaia (Is 11,6; 65,25). Ciò che importa qui nel nostro testo è
il dono del discernimento. Non è facile discernere gli spiriti. A volte succede che
interessi personali o di gruppo portino le persone a proclamare falsi quei profeti che
annunciano la verità che scomoda. Ciò è avvenuto con Gesù stesso. Lui fu eliminato
e messo a morte, considerato un falso profeta dalle autorità religiose del tempo. Ogni
tanto, la stessa cosa è successa e continua a succedere nella nostra chiesa.
• Matteo 7,16b-20: Il paragone dell’albero e dei suoi frutti. Per aiutare a discernere gli
spiriti, Gesù usa il paragone del frutto: “Dai loro frutti li potete riconoscere”. Un criterio
simile era già stato suggerito dal libro del Deuteronomio (Dt 18,21-22). E Gesù
aggiunge: “Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono
produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non
può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che
non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.” Nel vangelo di Giovanni,
Gesù completa il paragone: “Ogni tralcio che in me non porta frutto, il Padre lo taglia.
I tralci che danno frutto li pota perché portino più frutto. Il ramo che non rimane
unito alla vite non può dare frutto. Questi rami sono raccolti, gettati nel fuoco e
bruciati” (Gv 15,2.4.6).
Giovedì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde
Nel Vangelo di oggi vediamo quanto fosse grande il desiderio del cieco di riavere la vista, con quale forza, nonostante le raccomandazioni di chi gli consigliava un po’ di discrezione, egli abbia supplicato Gesù quando era ancora lontano: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”, con quale spontaneità abbia risposto alla domanda di Gesù: “Che vuoi che io ti faccia?”. “Rabbuni, che io riabbia la vista!”.
Vedere, vedere la luce è un incommensurabile dono di Dio, che gli uomini hanno sempre apprezzato profondamente. Sappiamo che nella letteratura antica vedere la luce era quasi sinonimo di vita, tanto che ciò che faceva più paura al pensiero della morte era di non veder più la luce, di essere in una regione di tenebre.
Domandiamo davvero al Signore la riconoscenza per il grande dono della luce, già della luce naturale, che ci permette di contemplare tutte le sue opere, come scrive il Siracide: “il sole con il suo splendore illumina tutto, della gloria del Signore è piena la sua opera”. Se in noi non nasce il desiderio di lodare il Signore è perché i nostri occhi sono offuscati e non vediamo le cose in modo giusto. Ma se siamo aperti alla luce del Signore già alla luce naturale spontaneamente il nostro cuore esulterà e troverà le parole per lodare Dio, per dire l’ammirazione per l’armonia che egli ha posto nella creazione, come scrive ancora il Siracide: “Una cosa conferma i pregi dell’altra”.
È uno sguardo pieno di ottimismo, che invece di vedere dovunque tensioni, disaccordo, sopraffazione, vede che ogni essere è fatto per mettere in valore la bontà dell’altro, e che tutti insieme sono fatti per cantare la gloria di Dio, per aiutarsi insieme a contemplare la gloria di Dio, che è la gioia più profonda: “Chi si sazierà nel contemplare la sua gloria?”.
Nel Vangelo vediamo che Gesù dà due volte la vista a questo cieco: gli guarisce gli occhi, certamente, ma nello stesso tempo gli dà una rivelazione, lo rende cosciente che è la fede ad averlo salvato: “Va’, la tua fede ti ha salvato”. Questa parola di Gesù è ancora più importante della guarigione fisica. Il cieco riceve, con la luce degli occhi, questa luce soprannaturale, prende coscienza che è la fede che illumina. Per la fede in Gesù egli ha ottenuto il miracolo, ma ora capisce che è grazie alla fede in Gesù che viene la vera luce. Infatti, dice san Marco, “subito prese a seguirlo per la strada”.
Il miglior commento a questa frase del Vangelo èuna parola di Gesù riportata da Giovanni: “Io sono la luce del mondo; chi segue me avrà la luce della vita”. ~ cieco segue Gesù: ha trovato la vera luce, la luce della vita.
È quanto già diceva il Siracide ricordando che soltanto l’Altissimo conosce tutta la scienza. Noi vediamo le cose, ma se non siamo uniti al Signore le vediamo in modo molto superficiale. “L’Altissimo osserva i segni dei tempi, annunziando le cose passate e future e svelando le tracce di quelle nascoste. Nessun pensiero gli sfugge…”.
È nella luce di Cristo che noi vediamo la luce. Domandiamogli allora di essere veramente aperti alla sua luce, alla luce della fede, che tante volte ci permette di andare oltre apparenze paradossali, sconcertanti e di vedere il vero senso di tutte le cose. Seguire Cristo per trovare la luce è la vocazione di ogni cristiano. Dobbiamo essere persone illuminate, non nel senso di persòne che seguono la luce propria e si credono ispirate mentre sono nell’illusione, ma persone veramente illuminate, persone il cui volto risplende. Un salmo dice che se noi rivolgiamo la faccia verso il Signore saremo illuminati, e la liturgia lo utilizza sovente, perché è una allusione alla bontà del Signore che ci fa gustare i suoi doni. “Che vuoi che io ti faccia?”. “Rabbuni, che io veda!”. Domandiamo a Gesù che ci faccia vedere sempre di più, perché possiamo lodare Dio con tutto il cuore e attirare tanti alla vera luce.
Antifona d’ingresso
Il Signore è il mio sostegno,
mi ha portato al largo,
mi ha liberato perché mi vuol bene.
(Cf. Sal 17,19-20)
Colletta
Concedi, o Signore, che il corso degli eventi nel mondo
si svolga secondo la tua volontà di pace
e la Chiesa si dedichi con gioiosa fiducia al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
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Prima lettura
Sir 42,15-26
Della gloria del Signore sono piene le sue opere.
Dal libro del Siràcide
Ricorderò ora le opere del Signore
e descriverò quello che ho visto.
Per le parole del Signore sussistono le sue opere,
e il suo giudizio si compie secondo il suo volere.
Il sole che risplende vede tutto,
della gloria del Signore sono piene le sue opere.
Neppure ai santi del Signore è dato
di narrare tutte le sue meraviglie,
che il Signore, l’Onnipotente, ha stabilito
perché l’universo stesse saldo nella sua gloria.
Egli scruta l’abisso e il cuore,
e penetra tutti i loro segreti.
L’Altissimo conosce tutta la scienza
e osserva i segni dei tempi,
annunciando le cose passate e future
e svelando le tracce di quelle nascoste.
Nessun pensiero gli sfugge,
neppure una parola gli è nascosta.
Ha disposto con ordine le meraviglie della sua sapienza,
egli solo è da sempre e per sempre:
nulla gli è aggiunto e nulla gli è tolto,
non ha bisogno di alcun consigliere.
Quanto sono amabili tutte le sue opere!
E appena una scintilla se ne può osservare.
Tutte queste cose hanno vita e resteranno per sempre
per tutte le necessità, e tutte gli obbediscono.
Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all’altra,
egli non ha fatto nulla d’incompleto.
L’una conferma i pregi dell’altra:
chi si sazierà di contemplare la sua gloria?
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate.
Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.
Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto.
Canto al Vangelo (Gv 8,12)
Alleluia, alleluia.
Io sono la luce del mondo, dice il Signore:
chi segue me avrà la luce della vita.
Alleluia.
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Parola del Signore
Preghiera dei fedeli
La nostra voce giunge al Signore che si china sulle nostre miserie: con la sua potenza risanatrice, ridà la vista ai ciechi, la speranza agli afflitti, la pace ai peccatori. Con la fiducia di Bartimeo, diciamo:
Donaci, o Dio, una fede viva!Perché la Chiesa, edificio degli illuminati da Cristo, docilmente si lasci guidare e purificare dallo Spirito. Preghiamo:
Perché la luce del vangelo guarisca gli uomini da ogni cecità e sofferenza e accenda in essi la fede in Cristo figlio di Dio. Preghiamo:
Perché nessun uomo o organismo sociale osi impedire la professione e la testimonianza della fede. Preghiamo:
Perché la voce del Signore ci trovi pronti a lasciare tutto, per metterci, con la Chiesa, alla sequela del Cristo. Preghiamo:
Perché l’incontro personale col Signore che ci ha convocati alla sua mensa, sia per noi un momento di luce e liberazione. Preghiamo:
Per coloro che vivono come se Dio non ci fosse.
Per coloro che diffondono immagini e spettacoli osceni.
O Dio, che accogli il grido dei poveri, donaci di vederti in tutte le meraviglie del creato, di riconoscerti negli uomini nostri fratelli, di adorarti nel volto di Cristo Signore, parola eterna e luce vera del mondo. A te la lode nei secoli dei secoli. Amen.
Preghiera sulle offerte
O Dio, da te provengono questi doni
e tu li accetti come segno del nostro servizio sacerdotale:
fa’ che, per tua misericordia,
l’offerta che ascrivi a nostro merito
ci ottenga il premio della gioia eterna.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona alla comunione
Canterò al Signore, che mi ha beneficato,
e loderò il nome del Signore Altissimo. (Cf. Sal 12,6)Oppure:
Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
sino alla fine del mondo. (Mt 28,20)
Preghiera dopo la comunione
Saziati dal dono di salvezza,
invochiamo la tua misericordia, o Signore:
questo sacramento, che ci nutre nel tempo,
ci renda partecipi della vita eterna.
Per Cristo nostro Signore.
NOME: Parrocchia San Francesco D’Assisi IBAN: IT73B0832739030000000008237
“SAN FRANCESCO ONLUS” 5×1.000
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INTESA SANPAOLO – Presidente Onlus Giorgio Michetti