Si è svolta venerdì 28 e sabato 29 settembre l’Assemblea Diocesana Ecclesiale presso il Centro Pastorale di Via della Storta sul tema”Fede ed Evangelizzazione”.
Anche questa volta le relazioni portanti dell’Assemblea sono state affidate ai Vescovi mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio perla NuovaEvangelizzazione, che è intervenuto il venerdì pomeriggio e mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano che ha partecipato sabato mattina.
Ecco di seguito le relazioni sugli interventi dei due Vescovi
Dalla relazione di Mons. Rino Fisichella
L’assenza di Dio nella nostra società si fa sentire sempre più pesante, e la storia della Sua rivelazione sembra collocata in un passato che si allontana sempre più da noi. Non è certo “l’annacquamento” della Fede che ci può aiutare, adeguandola cioè alle nostre esigenze; occorre piuttosto ripensarla in un modo nuovo che appartiene al presente e viverla interamente nel nostro oggi. Oggi l’uomo soffre di una nostalgia interiore di fede che non riesce più a colmare attraverso le forme istituzionali, rischiando di perdersi completamente nel ricercare i riferimenti di Fede chissà dove.
La carenza di Fede, i cui sintomi si manifestano anche nella esigua partecipazione dei giovani e nella scarsità di vocazioni, ci spinge quindi a cercare nuove vie dell’evangelizzazione, ma per risolvere i problemi non basta affrettarci a fare qualcosa, bisogna essere in comunione nella riflessione e nella spiritualità all’interno delle comunità cristiane, per ridare un senso al nostro agire. La fede va presentata agli altri professandola, pregandola e vivendola. Per farci missionari e portare la nostra testimonianza ai “lontani” occorre far capire ai “vicini” che dobbiamo prima cambiare vita all’interno dei nostri ambiti comunitari. Se non siamo convinti noi stessi della verità di fede che professiamo come possiamo presentarla e testimoniarla agli altri? E quali ragioni di fede porteremo avanti perche essi credano? San Pietro nel dettare un metodo di evangelizzazione diceva di usare: dolcezza, perche si testimonia la parola di Dio; rispetto, perchè non si cammina da soli ma con gli altri; retta coscienza, perché è necessario essere sempre coerenti nel nostro parlare e agire. Solo così possiamo essere veramente credibili. Nel passato l’ateismo era di tipo ideologico oggi è piuttosto di tipo “pratico”: l’assenza di Dio nella nostra vita non viene più percepita come una mancanza. Spesso si sente dire: “Se Dio c’è o no vado avanti lo stesso”. L’uomo vuole sentirsi sempre più libero e autonomo, sganciato da qualsiasi autorità compresa quella divina. Ma è proprio Dio invece che con la sua verità ci permette di esprimere i nostri gesti con genuina libertà. Solo immergendosi nel suo mistero possiamo capire chi siamo (Gaudium et Spes, cap. 22); la tecnologia e la scienza da sole non bastano a dare tutte le risposte alla nostra esistenza.
Dobbiamo riappropriarci del “CREDO”, la nostra preghiera di professione di fede, e farla diventare una preghiera quotidiana per ricordarci in quali verità crediamo e in cosa ci impegniamo. Oggi a noi cristiani viene contestata la credibilità della nostra predicazione e subiamo la derisione della nostra fede. Cristo viene sempre più messo in ridicolo e si mette in dubbio la sua stessa divinità. Occorre quindi formarsi culturalmente e spiritualmente per saper rispondere in modo puntuale e adeguato. Tale formazione, che non è solo una generale conoscenza dei testi, deve prevedere uno studio sistematico della Fede, cioè la catechesi che non serve solo ai ragazzi ma ci deve accompagnare nella crescita spirituale della nostra vita.
E i primi formatori dovrebbero essere i genitori, insegnando ai loro bambini battezzati in Cristo a farsi il segno della croce, prima di mandarli al catechismo.
Non va poi dimenticata l’importanza della liturgia. Quello chela Chiesacrede lo rende visibile nell’azione liturgica, attraverso una coerente predicazione della parola e sottolineando il significato dei segni nei sacramenti. Gesù è sempre lo stesso ma l’uomo è cambiato e Il paganesimo va combattuto con un coerente stile di vita, che trasmetta gioia e speranza per abbattere la depressione dilagante, purtroppo, anche tra i più giovani. Ripartiamo quindi dalla nostra credibilità, dalla convinzione cioè di vivere la vita di fede in quella esperienza gioiosa di avere incontrato Gesù Cristo e di volerlo comunicare anche agli altri.
Benedetto XVI, prima di diventare Papa scriveva: “Ciò di cui abbiamo bisogno, in questo momento della storia, sono uomini che attraverso una fede illuminata e vissuta rendano Dio credibile in questo mondo. Abbiamo bisogno di uomini che tendano lo sguardo diritto verso Dio imparando da Lui la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a loro Dio apra il cuore in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini”.
Stefano Raffaelli
Intervento di Semeraro
La seconda giornata dell’Assemblea Ecclesiale Diocesana “Fede ed Evangelizzazione” è stata caratterizzata dall’intervento di Monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano,in riferimento alla priorità missionaria della Chiesa evidenziato dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Ha cominciato l’intervento precisando che il papa Benedetto XVI ha voluto indicare l’Anno della Fede che è iniziato l’11 ottobre2012, in coincidenza con il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Vaticano II. Nella stessa data ricorreranno i vent’anni della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, testo promulgato dal Beato Giovanni Paolo II, allo scopo di illustrare a tutti la forza e la bellezza della fede.
Mons. Semeraro ha messo n luce la “questione della fede”. Capita ormai non di rado che i cristiani del nostro tempo si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, pensando alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tal, ma spesso viene persino negato. Che la società moderna e l’uomo contemporaneo si siano incamminati verso un oblio della dimensione soprannaturale dell’esistenza, è un’evidenza che pochi ancora riescono a negare.
Una nuova evangelizzazione può dare i suoi frutti se i credenti saranno capaci di ridestare negli altri una nostalgia di Dio. Che porti a vedere la luce dell’unica ed eterna verità del Vangelo di Cristo, annunciata e testimoniata con linguaggi sempre nuovi e stili di vita al passo con i “tempi che cambiano”.
Il Vescovo ha inoltre evidenziato che la fede non è qualcosa che si possiede ma un cammino del cuore e della conoscenza che inizia con il Battesimo per mezzo del quale gli uomini diventano adoratori di Dio e professando la fede nella Trinità – Padre, Figlio e Spirito Santo- possono credere che “Dio è Amore” (Gv 4,8).
Ha spiegato che la fede ha carattere dialogico il quale si esprime soprattutto nella liturgia: nell’azione liturgica della Chiesa è Dio stesso che parla all’uomo chiamandolo alla salvezza; l’uomo risponde con l’adesione di fede. Nella fede si deve sempre avanzare in un cammino costante, perciò esse riveste anche un carattere peregrinante. Il modello più alto di questo andare èla VergineMariache progredì nel pellegrinaggio di fede fin sottola Croce, raggiungendo l’apice. La stessa ragione suggerisce all’uomo di mettersi in cammino verso Colui che per primo c’è venuto incontro: questa è fede. Il vescovo Semeraro nelle sue riflessioni sul tema trattato ha citato alcuni preziosi documenti scaturiti dal Concilio Vaticano II e da altri del recente Magistero.
Silvana Federico