+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 7,1-10
Neanche in Israele ho trovato una fede così grande.
- Il cap. 7 del vangelo di Luca ci aiuta ad accogliere la chiamata rivolta ai pagani di aderire alla fede nel Signore Gesù. La figura del centurione fa da apripista per tutti coloro che vorranno aderire alla fede di Israele e poi incontrare e conoscere il volto del Padre in Gesù. Nella meditazione di questo Vangelo, anche a noi viene fatta la proposta di aprirci alla fede o di rendere più salda la nostra fiducia piena nella Parola del Signore. Proviamo, allora, a seguire, con il cuore, i passi di questo centurione romano, perché in lui siamo presenti anche noi.
- Forse un primo aspetto che emerge, dalla lettura del brano, è la situazione di sofferenza in cui si trova il centurione. Provo ad ascoltare con più attenzione tutte le parole che vogliono mettere in luce questa realtà. Cafarnao, città di confine, fuori mano, ai margini, città dove la benedizione di Dio sembra fatichi ad arrivare. La malattia grave;la morteimminente di una persona cara.
- Ma vedo subito che il Signore entra in questa situazione, viene a condividerla, ad abitarla con la sua presenza amorosa. Sottolineo tutti i verbi che confermano questa verità: “a pregarlo di venire”; “si incamminò con loro”; “non era molto distante”. E’ bellissimo vedere questo movimento di Gesù, che va verso colui che lo chiama, che lo cerca e gli chiede salvezza. Così Lui fa con ognuno di noi.
- Ma per me è molto utile entrare in contatto anche con la figura del centurione, che qui è un po’ come il mio maestro, la mia guida nel cammino della fede. “Avendo udito parlare di Gesù”. Ha ricevuto l’annuncio, ha ascoltato la buona novella e l’ha trattenuta nel suo cuore, non se l’è fatta scappare, non ha chiuso gli orecchi e la vita. Si è ricordato di Gesù e ora lo cerca.
“Mandò”. Per due volte egli compie questa azione; prima per inviare a Gesù degli anziani del popolo, figure autorevoli, poi per inviare dei suoi amici. Luca usa due verbi differenti e questo mi aiuta ancor più a capire che in quest’uomo è avvenuto qualcosa, c’è stato un passaggio: lui si è mano a mano aperto sempre più all’incontro con Gesù. Mandare gli amici è un po’ come mandare se stessi. “A pregarlo di venire e salvare”. Due verbi bellissimi, che esprimono tutta l’intensità della sua richiesta a Gesù. Vuole che Lui venga, che si avvicini, che entri nella sua povera vita, che venga a visitare il suo dolore. E’ una dichiarazione d’amore, di fede grande, perché è come se gli dicesse: “Io senza di te non posso più vivere. Vieni!”. E non chiede una salvezza qualsiasi, una guarigione superficiale, come ci fa capire il verbo particolare che Luca sceglie. Infatti qui si parla di una salvezza trasversale, capace di attraversare tutta la vita, tutta la persona e capace di portare la persona oltre, al di là di ogni ostacolo, di ogni fatica o prova, al di là anche della morte. - “Non sono degno”. Per due volte Luca mette sulla bocca del centurione queste parole, che aiutano a capire il grande passaggio che lui ha compiuto dentro di sé. Si sente indegno, incapace, insufficiente, come esprimono i due diversi termini greci qui usati. Forse la prima conquista nel cammino di fede con Gesù è proprio questa: la scoperta del nostro grande bisogno di Lui, della sua presenza e la consapevolezza sempre più certa che da soli non ce la facciamo, perché siamo poveri, siamo peccatori. Ma proprio per questo, noi siamo infinitamente amati!
- “Di’ una parola”. Qui c’è il grande salto, il grande passaggio alla fede. Il centurione ora crede in maniera chiara, serena, fiduciosa. Mentre Gesù camminava verso di lui, anch’egli stava compiendo il suo cammino interiore, stava cambiando, stava diventando un uomo nuovo. Prima ha accolto la persona di Gesù e poi anche la sua parola. Per lui è il Signore e come tale, la sua parola è efficace, vera, potente, capace di operare ciò che dice. Tutti i dubbi sono crollati; non rimane che la fede, che la fiducia certa nella salvezza, in Gesù.
Lunedì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde
“Egli merita che tu gli faccia questa grazia”, dicono gli anziani. Il centurione dice invece: “Io non son degno”. C’è una grande differenza fra il merito, cioè il diritto che noi avremmo su Dio, e la povertà espressa dal centurione. Perché mi succede questo? Io chiedo, ma non ho risposta. L’elenco dei nostri tentativi di mercanteggiare con Dio potrebbe essere lungo. L’uomo, di fronte alla propria impotenza e alla propria miseria, si rivolge a Dio, nel quale vede realizzata la totalità dei propri bisogni, e, in un atteggiamento che è già molto bello, ma anche vicino in certo senso al paganesimo, l’uomo si consola pensando che Dio non possa fare a meno di rispondergli concedendogli tutto ciò di cui ha bisogno. Perciò l’uomo è sempre tentato di mercanteggiare con Dio. L’uomo pensa spontaneamente che la preghiera generi una sorta di “dovuto” da parte di Dio.
Dio è Padre. Conosce i nostri bisogni e, poiché ha un cuore di padre, gli è gradito che noi li esprimiamo. Ma si aspetta da noi un atteggiamento filiale, fatto di fiducia assoluta. Un figlio aspetta tutto dal proprio padre. Un adolescente rivendica dei diritti, un adulto riconosce la propria nativa povertà di fronte a colui da cui dipende. Questa è la nostra situazione con Dio: “Io non son degno”, per poi sentirci rispondere: “Neanche in Israele ho trovato una fede così grande!”. Perché la fede non è esigenza da parte dell’uomo nei confronti di Dio. Essa è fiducia nella sua onnipotenza, capace di realizzare molto di più di quanto è espresso nei nostri desideri. “E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito”
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Prima lettura | |||
1Cor 11,17-26.33 Se vi sono divisioni tra voi il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. |
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Salmo responsoriale | |||
Sal 39 | |||
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Lc 7,1-10 Neanche in Israele ho trovato una fede così grande. |
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IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 17 Settembre 2018
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San ROBERTO BELLARMINO Vescovo e dottore della Chiesa – Memoria Facoltativa
Montepulciano, Siena, 1542 – Roma, 17 settembre 1621
Roberto Bellarmino nacque a Montepulciano nel 1542 da una ricca e numerosa famiglia. Nel 1560 entrò nella Compagnia di Gesù. Studiò a Padova e a Lovanio e al Collegio romano di Roma. In quegli anni tra i suoi alunni c’era anche san Luigi Gonzaga. Venne creato cardinale e arcivescovo di Capua nel 1599. Divenne un affermato teologo postridentino. Scrisse molte opere esegetiche, pastorali e ascetiche; fondamentali per l’apologetica sono i voluminosi libri &l…
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San FRANCESCO MARIA DA CAMPOROSSO (GIOVANNI CROESE) Laico cappuccino
Camporosso, Imperia, 27 dicembre 1804 – Genova, 17 settembre 1866
Al secolo Giovanni Croese, frate minore cappuccino, detto “Padre Santo” visse a Genova, distinguendosi per le opere di carità. Padre Francesco Maria da Caporosso, fu l’umile cappuccino che tutta Genova amò per le sue opere di bene, il frate sempre in movimento nei carruggi della città, fra i “caravana” del porto, nei quartieri più colpiti dal colera sino ad esserne contagiato. Fu beatificato nel 1929 da Papa Ratti e ve…
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San STANISLAO DI GESù MARIA (JAN PAPCZYNSKI) Sacerdote, fondatore
Podegrodzie, Polonia, 18 maggio 1631 – Góra Kalwaria, Polonia, 17 settembre 1701
Jan Papczynski nacque il 18 maggio 1631 a Podegrodzie, in Polonia. Entrato tra i padri Scolopi col nome di Stanislao di Gesù Maria, divenne sacerdote nel 1619. Il suo impegno per una maggior osservanza della Regola lo vide costretto a chiedere di essere dimesso dalla congregazione, per evitare ulteriori attriti con i confratelli della Provincia polacca. L’11 dicembre 1670 compì un atto di offerta a Dio e alla Vergine Immacolata, promettendo di impegnarsi a…
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