+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 13,1-9
Una parte del seme cadde sul terreno buono e diede frutto.
Riflessione
• Nel capitolo 13 del Vangelo di Matteo inizia il terzo grande discorso, il Discorso delle
Parabole. Come già detto precedentemente nel commento al vangelo del mercoledì
della 14a settimana dell’anno, Matteo organizza il suo vangelo come una nuova
edizione della Legge di Dio o come un nuovo “Pentateuco” con i suoi cinque libri. Per
questo, il suo vangelo è composto da cinque grandi discorsi o insegnamenti di Gesù,
seguiti da parti narrative, in cui si descrive come Gesù metteva in pratica ciò che
aveva insegnato nei discorsi. Ecco lo schema:
Introduzione: nascita e preparazione del Messia (Mt 1 a 4)
a) Discorso della Montagna: la porta di entrata nel Regno (Mt 5 a 7) Narrativa Mt 8 e
9
b) Discorso della Missione: come annunciare e diffondere il Regno (Mt 10) Narrativa
Mt 11 e 12
c) Discorso delle Parabole: il mistero del Regno presente nella vita (Mt 13) Narrativa
Mt 14 a 17
d) Discorso della Comunità: il nuovo modo di vivere insieme nel Regno (Mt 18)
Narrativa 19 a 23
e) Discorso dell’avvento futuro del Regno: l’utopia che sostiene la speranza (Mt 24 e
25)
Conclusione: passione, morte e risurrezione (Mt 26 a 28).
• Nel vangelo di oggi meditiamo la parabola del seme. Gesù aveva un modo di parlare
assai popolare per mezzo di paragoni e parabole. Generalmente, quando finiva di
raccontare una parabola, non la spiegava, ma soltanto diceva: “Chi ha orecchi per
intendere, intenda!” (Mt 11,15; 13,9.43). Ogni tanto, spiegava ai discepoli il significato
(Mt 13,36). Le parabole parlano delle cose della vita: seme, lampada, granellino di
senape, sale, etc. Sono cose che esistono nella vita di ogni giorno, sia per la gente di ocarm.org 58
quel tempo come oggi per noi. Così, l’esperienza che oggi abbiamo di queste cose
diventa per noi un mezzo per scoprire la presenza del mistero di Dio nelle nostre vite.
Parlare in parabole vuol dire rivelare il mistero del Regno presente nella vita.
• Matteo 13,1-3: Seduto nella barca, Gesù insegna alla gente. Come avviene nel Discorso
della Montagna (Mt 5,1-2), anche qui Matteo fa una breve introduzione al Discorso
delle Parabole, descrivendo Gesù che insegna sulla barca, sulla spiaggia, e molta
gente attorno a lui lo ascolta. Gesù non era una persona istruita (Gv 7,15). Non aveva
frequentato la scuola superiore di Gerusalemme. Veniva dall’interno, dalla
campagna, da Nazaret. Era uno sconosciuto, agricoltore ed artigiano insieme. Senza
chiedere permesso alle autorità religiose, iniziò ad insegnare alla gente. Alla gente
piaceva ascoltarlo. Gesù insegnava soprattutto per mezzo di parabole. Ne abbiamo
già ascoltate alcune: pescatori di uomini (Mt 4,19), il sale (Mt 5,13), la lampada (Mt 5,15),
gli uccelli del cielo e i gigli dei campi (Mt 6,26.28), la casa costruita sulla roccia (Mt
7,24). Ed ora, nel capitolo 13, le parabole cominciano ad avere un significato
particolare: servono per rivelare il mistero del Regno di Dio presente in mezzo alla
gente e nell’attività di Gesù.
• Matteo 13,4-8: La parabola del seme tratta dalla vita dei contadini. In quel tempo, non
era facile vivere di agricoltura. Il terreno era pieno di pietre. Poca pioggia, molto sole.
Inoltre, molte volte, la gente per abbreviare il cammino, passava in mezzo ai campi e
distruggeva le piante (Mt 12,1). Ma malgrado tutto ciò, ogni anno, il contadino
seminava e piantava, con fiducia nella forza del seme, nella generosità della natura.
La parabola del seminatore descrive ciò che tutti sappiamo e facciamo: il seme
gettato dall’agricoltore cade in terra. Una parte cade lungo il cammino, un’altra parte
cade tra le pietre e gli spini; un’altra parte cade sul terreno buono, dove, secondo la
qualità del terreno, produrrà trenta, sessanta e fino a cento. Una parabola è un
paragone. Si serve di cose conosciute dalla gente e visibili, per spiegare cose invisibili
e sconosciute del Regno di Dio. La gente di Galilea capiva di semi, terreno, pioggia,
sole e raccolto. Ed ora Gesù si serve esattamente di queste cose conosciute dalla
gente per spiegare il mistero del Regno.
• Matteo 13,9: Chi ha orecchi, intenda. L’espressione “Chi ha orecchi, intenda” significa:
“E’ questo! Voi avete udito. Ora cercate di capire!” Il cammino per arrivare a capire la
parabola è la ricerca: “Cercate di capire!” La parabola non consegna tutto
immediatamente, ma spinge a pensare e a far scoprire partendo dall’esperienza che
gli auditori hanno del seme. Apre alla creatività e alla partecipazione. Non è una
dottrina che arriva già pronta per essere insegnata. La parabola non dà un’acqua in
bottiglia, ma la fonte. L’agricoltore che ascolta la parabola dice: “Seme nel terreno, so
cosa vuol dire! Ma Gesù dice che ciò ha a che vedere con il Regno di Dio. Cosa sarà?”
Ed è possibile immaginare le lunghe conversazioni della gente! La parabola porta ad
ascoltare la natura e a pensare alla vita. Una volta una persona chiese in una
comunità: “Gesù disse che dobbiamo essere sale. A cosa serve il sale?” Si discusse e
alla fine, furono scoperti dieci scopi diversi che il sale può avere! Poi tutto questo fu
applicato alla vita della comunità e si scoprì che essere sale è difficile ed esigente. La
parabola funzionò.
Mercoledì della XVI settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde
Gli Israeliti sono da circa due mesi nel deserto, ci dice la prima lettura di oggi. I disagi si aggravano e il popolo mormora contro Mosè e contro Aronne: “Fossimo morti nel paese d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà!”.
il Signore non abbandona il suo popolo e farà piovere la manna ma lo mette alla prova “per vedere, dice a Mosè, se cammina secondo la mia legge o no”.
Anche il Vangelo allude a prove anche più dure per la fedeltà di coloro ai quali è rivolta “la parola del regno”: ci sono gli uccelli che la divorano, i sassi dove secca perché non ha radici, le spine che la soffocano. Ogni prova è una sollecitazione ad approfondire le nostre radici verso l’abbondante acqua nascosta sotto l’aridità del terreno. U Signore vuole darcela, ma desidera che gliela chiediamo nella preghiera insistente, umile, faticosa, ma fedele.
E l’acqua viva della sua volontà. E perché abbiamo la forza di cercarla sempre ci dà il pane dal cielo: dà a noi se stesso (“Io sono il pane vivo disceso dal cielo”), viatico lungo il difficile cammino nel quale spesso siamo tentati di diffidare della sua presenza provvidente, come gli Ebrei nel deserto.
Dobbiamo avere la sicurezza del suo aiuto, che ci fa trovare sempre nuove energie e slancio per vivere nella gioia la sua volontà.
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Prima lettura | ||||
Es 16,1-5.9-15 Io sto per far piovere pane dal cielo per voi. |
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Salmo responsoriale | ||||
Sal 77 | ||||
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Mt 13,1-9 Una parte del seme cadde sul terreno buono e diede frutto. |
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IL SANTO DEL GIORNO
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I santi del 21 Luglio 2021
San LORENZO DA BRINDISI Sacerdote e dottore della Chiesa – Memoria Facoltativa
Brindisi, 22 luglio 1559 – Lisbona, 22 luglio 1619
Giulio Cesare Russo (questo era il suo vero nome) nacque a Brindisi – sul luogo in cui egli stesso volle che sorgesse la chiesa intitolata a Santa Maria degli Angeli – il 22 luglio 1559, da Guglielmo Russo ed Elisabetta Masella. Perse il padre da bambino e la madre ch’era appena adolescente. A 14 anni fu costretto a trasferirsi a Venezia da uno zio sacerdote, dove proseguì gli studi e maturò la vocazione all’Ordine dei Minori Cappuccini. Assunse il nome di Lorenzo e il 18 dicembre 1582 divenne sacerdo…
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Sant’ ALBERICO CRESCITELLI Sacerdote del PIME, martire
Altavilla Irpina, Avellino, 30 giugno 1863 – Yentsepien, Cina, 21 luglio 1900
Padre Alberico Crescitelli, missionario del Pime, fu martirizzato in Cina nel 1900, durante la rivolta dei Boxers. Nato ad Altavilla Irpina (Avellino) nel 1863, a 17 anni era entrato nell’allora Pontificio seminario dei Santi Pietro e Paolo per le missioni estere. Nel 1887, poco prima di partire per la sua destinazione, lo Shensi meridionale, restò bloccato nel paese natale a causa di un’epidemia di colera, nella quale si prodigò. Raggiunta con un viaggio avventuroso la Cina, si dedicò ai crist…
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San DANIELE Profeta
Daniele, l’ultimo dei quattro profeti detti maggiori, giudeo, nato probabilmente a Gerusalemme da famiglia nobile, forse imparentata coi re di Giuda, fu deportato a Babilonia tra il 606-605 a.C. Qui fu scelto con altri tre giovani nobili giudei (Anania, Azaria e Misaele) per essere ammesso alla corte del re, per assolvere incarichi ufficiali onorifici. Daniele colpì il re grazie alla sua intelligenza e rettitudine, tanto che fu nominato principe di Babilonia e prefetto su tutti i sapienti del regno. Alla corte babi…
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