+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 11,11-25
La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni. Abbiate fede in Dio!
- “Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio”. Una delle caratteristiche di questo brano È il continuo movimento di Gesù, espresso dal ripetersi, in alternanza, dei verbi “entrare” e “uscire” (vv. 11; 12; 15; 19). Il Signore, infatti, viene continuamente nella nostra vita, entra nel nostro spazio, nella nostra esperienza, passa, cammina in mezzo a noi e con noi, ma poi se ne va, si allontana, si lascia cercare e aspettare, e di nuovo torna e si lascia trovare. Non disdegna di entrare nella Città santa, nel tempio, così come dentro di noi, nel nostro cuore, offrendoci la sua visita di salvezza.
- “Ebbe fame”. Il verbo che qui troviamo, sulla penna di Marco, È lo stesso usato anche da Matteo e da Luca nel racconto delle tentazioni nel deserto (Mt 4, 2; Lc 4, 2) e vuole esprimere tutta una condizione di debolezza, di fragilità, di bisogno, di stanchezza. Gesù cerca qualcosa di più che un semplice frutto per placare la sua fame; non chiede qualcosa a un fico fuori stagione, ma chiede al suo popolo, chiede a noi, il cibo buono dell’amore, quello che viene imbandito alla tavola dell’alleanza, del sì detto con fiducia e abbandono.
- “un albero di fichi che aveva delle foglie”. La figura dell’albero di fichi, che occupa un posto centrale in questo brano, È un simbolo molto forte di Israele, popolo eletto; del tempio e del culto reso a Dio al suo interno; e infine anche di noi stessi, se lo vogliamo, della verità più profonda del nostro cuore. Le foglie del fico rimandano con chiarezza all’esperienza di Adamo nel giardino di Eden, al suo contatto col peccato, alla sua nudità e alla conseguente vergogna. Gesù, fermandosi presso questo fico nel suo viaggio verso Gerusalemme e puntando il suo sguardo sulle foglie che nascondono la mancanza di frutti, in realtà toglie il velo alla nostra verità e mette a nudo il nostro cuore, non per condannare, ma per salvare, per guarire. Il frutto del fico È infatti dolce; il Signore cerca la dolcezza dell’amore per parlare alla nostra vita. Il fico sterile, vuoto di frutti e di vita, anticipa, così, il tempio svuotato di senso, profanato e reso inutile da un rapporto con Dio, che È solo fuga, che È non-incontro. Come Adamo, così anche Israele e forse anche noi.
- “quelli che vendevano e compravano”. La scena della purificazione del tempio (vv. 15- 17), che Marco inserisce tra i due momenti del racconto già anticipato della maledizione al fico senza frutti, È molto forte e animata. Questa volta siamo chiamati a porre la nostra attenzione su verbi e vocaboli quali “scacciare”, “rovesciò”, “non permetteva”; “vendevano”, “compravano”, “cambiamonete”, “venditori”, “ladri” “trasportare cose”. Gesù inaugura un’economia nuova, nella quale “senza prezzo noi siamo venduti e senza denaro siamo riscattati” (Is 52, 3), “non per denaro e non per regali noi siamo riscattati” (Is 45, 13) e “non a prezzo di argento e oro noi siamo liberati, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia” (1 Pt 1, 18- 19).
- “casa di preghiera”. Dal tempio santo noi siamo condotti nella casa, Dimora di Dio, dove il vero sacrificio È la preghiera, cioÈ l’incontro faccia a faccia con Lui, come di figli col proprio Padre. Qui nulla si compra, non c’È denaro, ma solo il dono del cuore che si apre con piena fiducia alla preghiera e alla fede.
- “l’albero di fichi seccato fin dalle radici”. Infatti sono proprio questi i nuovi temi che le parole di Marco vogliono offrire alla nostra meditazione, continuando nella lettura del brano. Occorre uscire dal tempio per entrare nella casa, occorre uscire dalla compravendita per entrare nel dono e nella fiducia: l’albero senza frutti È inaridito e sembra stare nel mezzo della strada per indicare il cammino nuovo da percorrere, col sorgere del nuovo mattino (v. 20), un cammino verso Dio e verso i fratelli.
- “abbiate fede senza dubitare”. Con questa bellissima espressione Gesù ci aiuta a scendere nel profondo di noi stessi e a prendere contatto col nostro cuore, nella verità. Il testo greco ha un verbo stupendo, tradotto qui con “dubitare” e che vuole esprimere addirittura una spaccatura interiore, una divisione, un combattimento fra parti diverse. Gesù ci invita, così, a porre una fiducia assoluta in Lui e nel Padre, per non venire spezzati dentro. In modo pieno e completo noi possiamo avvicinarci a Dio, possiamo essere in relazione con Lui, senza bisogno di foglie per mascherarci, senza cominciare a contare le monete e calcolare il prezzo da pagare, senza fare separazioni dentro di noi, ma offrendoci totalmente a Lui, così come siamo, quelli che siamo, portando con noi il frutto buono e dolce dell’amore.
- “quando vi mettete a pregare, perdonate”. E non può essere altro che così: il termine e il nuovo inizio del cammino di fede e di preghiera, nella vita del cristiano, si trova nella relazione coi fratelli e le sorelle, nell’incontro con loro, nello scambio, nel dono reciproco. Non esiste preghiera, culto a Dio, tempio santo, sacrificio gradito a Dio, non esiste frutto o dolcezza senza l’amore per il fratello e la sorella. Marco lo chiama perdono, Gesù lo chiama amore, l’unico frutto capace di colmare la nostra fame, di sollevare ogni nostra stanchezza.
Alcune domande
• Meditando questo brano ho incontrato due figure molto forti: l’albero di fico e il tempio, entrambi senza frutto, senza vita e amore. Ho visto Gesù, che con la sua venuta e la sua opera forte e sicura, ha cambiato questa situazione, offrendo un volto nuovo alla vita. Riesco a riconoscere il mio bisogno di lasciarmi raggiungere dal Signore, di lasciarmi toccare da Lui? Mi vedo, in alcuni aspetti di me, della mia vita, come il fico sterile, senza frutti o come il tempio, luogo freddo di commerci e di calcoli? Sento dentro di me il desiderio di poter donare anch’io il frutto dolce dell’amore, dell’amicizia, della condivisione? Ho fame della preghiera, del vero rapporto con il Padre?
• Seguendo Gesù lungo la via, posso anch’io entrare nel mattino nuovo della sua Legge, del suo insegnamento. Riesco a riconoscere le spaccature che porto nel mio cuore? Dove mi sento più diviso, più insicuro, più confuso? Perché non riesco a fidarmi totalmente di mio Padre? Perché ancora zoppico su due piedi, come dice il profeta Elia (cfr. 1 Re 18, 21). Io lo so che il Signore È Dio e allora voglio seguire Lui! Non da solo, però, ma aprendo il cuore a tanti fratelli e sorelle, facendomi amico e compagni di viaggio, per condividere la gioia e la fatica, la paura e l’entusiasmo del cammino; so per certo che seguendo il Signore sarò felice.
Venerdì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde
Il brano di Vangelo oggi è piuttosto lungo e ci rivela parecchi aspetti della personalità di Gesù, forse in una maniera meno abituale. Noi siamo più abituati a ripetere le parole stesse del Signore: “Imparate da me che sono mite di cuore” e qui invece vediamo che può essere anche molto violento. il suo non è un amore molle, è un amore forte che in certe occasioni si esprime in modo davvero violento: “Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe…”. E l’amore verso il Padre suo e verso di noi che lo fa agire. Egli vuol purificare la casa del Padre, che deve essere “casa di preghiera per tutte le genti” e non “una spelonca di ladri”; egli sa che anche per gli uomini niente è più prezioso della casa di Dio, il luogo dove possono incontrarlo.
Anche l’episodio successivo mette in luce lo stesso duplice amore. A proposito dell’albero di fico che, maledetto da Gesù, è seccato un gesto simbolico che fa vedere la necessità di produrre frutti per essere benedetti da Dio il Signore stesso commenta: “Abbiate fede in Dio! Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato”. Gesù è sempre in intima relazione col suo Padre, sa che il Padre è sorgente inesauribile di doni e perciò ci invita a questa preghiera piena di fede. E nello stesso tempo non si dimentica dell’amore fraterno. Infatti aggiunge subito: “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni i vostri peccati”. L’amore per il Padre è indissolubilmente unito all’amore per gli uomini, gli uomini che egli ama. Per essere in relazione intima con il Padre, per crescere in questo rapporto, bisogna dunque aprire sempre più il cuore all’amore per gli uomini, anche se peccatori, anche se ci hanno offeso, come ha fatto Gesù.
Chiediamo a lui questo amore crescente, forte, generoso, pieno di fede in Dio.
Antifona d’ingresso Il Signore è il mio sostegno, mi ha portato al largo, mi ha liberato perché mi vuol bene. (Cf. Sal 17,19-20) |
Colletta Concedi, o Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà di pace e la Chiesa si dedichi con gioiosa fiducia al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. |
Sir 44,1.9-13
I nostri padri furono uomini di fede, e le loro opere giuste non sono dimenticate.
Dal libro del Siràcide
Facciamo ora l’elogio di uomini illustri, Parola di Dio |
Il Signore ama il suo popolo.
Cantate al Signore un canto nuovo; Lodino il suo nome con danze, Esultino i fedeli nella gloria, |
Canto al Vangelo (Gv 15,16) Alleluia, alleluia. Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga. Alleluia. |
Vangelo |
Mc 11,11-25
La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni. Abbiate fede in Dio!
+ Dal Vangelo secondo Marco
[Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània. Parola del Signore |
Preghiera dei fedeli Cristo è casa di preghiera per tutte le genti, l’Unigenito nel cui nome il Padre esaudisce ogni supplica. Col cuore colmo di fede, diciamo: Tu che puoi tutto, ascoltaci!Ti invochiamo per la comunità dei credenti: rinnovala nell’operare e nell’essere perché il mondo gusti i frutti della sua pace. Preghiamo: Ti invochiamo per i laici che stanno riscoprendo il vangelo: dona loro una continua sete della tua parola e la gioia di annunciarti fra gli uomini. Preghiamo: Ti invochiamo per chi non sa o non osa parlarti: ascolta il suo muto desiderio di te e donagli un segno della tua benevolenza. Preghiamo: Ti invochiamo per i responsabili del culto e degli edifici sacri: fà che la loro opera silenziosa aiuti i fedeli a mettersi davanti a te nella verità. Preghiamo: Ti invochiamo per quelli che credono di potersi servire della religione come di un paravento: fà che si risveglino dal culto del loro io e finalmente incontrino te. Preghiamo: Ti invochiamo per quanti partecipano a questa eucaristia: fà scaturire dal nostro cuore una preghiera viva, piena di perdono e di pace. Preghiamo: O Dio ricco di misericordia, che per un atto di bontà copri una moltitudine di peccati, aumenta la nostra fede e donaci la forza del tuo Spirito. Te lo chiediamo nel nome di Gesù, che vive e regna con te nei secoli dei secoli. Amen. |
Preghiera sulle offerte O Dio, da te provengono questi doni e tu li accetti come segno del nostro servizio sacerdotale: fa’ che, per tua misericordia, l’offerta che ascrivi a nostro merito ci ottenga il premio della gioia eterna. Per Cristo nostro Signore. |
Antifona alla comunione Canterò al Signore, che mi ha beneficato, e loderò il nome del Signore Altissimo. (Cf. Sal 12,6)Oppure: Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo. (Mt 28,20) |
L SANTO DEL GIORNO
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I santi del 28 Maggio 2021
San GERMANO DI PARIGI Vescovo
Autun (Francia), fine del V secolo – Parigi, 28 maggio 576
Saint-Germain-des-Prés è oggi tra i quartieri più suggestivi di Parigi. La chiesa che vi sorge è stata ricostruita nel 990, dopo la distruzione dell’abbazia precedente. L’edificio – che sorgeva appunto “nei prati” attorno a Parigi – era stato voluto da re Childerico, che l’aveva donato a Germano (496-576), abate del monastero benedettino di San Sinforiano, cui attribuiva la sua miracolosa guarigione. Saint-Germain divenne il monastero più importante di Parigi e uno dei g…
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Sant’ ANDREA IL FOLLE
X secolo
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San LUCIANO (O FELICIANO) Martire
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